venerdì 18 novembre 2016

IL CAMPIONE – 2. Il Giraghepardo

IL CAMPIONE – 2. Il Giraghepardo
di Gino Cervi

E dunque? Dove siamo rimasti? Ah, sì! Costante riconosce qualcuno tra la folla di Novi. Forse un parente, forse un amico. Chissà. Ma bisogna pedalare, mica pensare.
E tra poco arrivano le colline che poi diventano montagne. E fa freddo, sempre più freddo. Lasci l’umido della piana e trovi la neve su in cima.
Ma il Gira... gira. Oh, se gira. Girano le sue gambe come le pale di un mulino, come i vortici di un temporale, come le zampe di un... di un... ghepardo. Ghepardo. Sì, sì. Proprio un ghepardo. Guardalo bene, il Costante in sella, sembra proprio un ghepardo. Guarda le gambe che girano veloci, frenetiche, che quasi scompaiono alla vista, mulinello d’aria e niente più.
Guàrdagli la schiena, curva, compatta, una cosa sola con telaio e forcella. Le mani, basse e strette sul manubrio che pare abbiano le unghie per artigliare la strada.
E adesso che piove e le ruote alzano schizzi a ogni pozzanghera attraversata anche la maglia, bianca e celeste, quella della Bianchi, è tutta un disegno di macchie di fango, come una pelliccia maculata.
Giraghepardo! Giraghepardo, urca come gira! Come fila! Le salite sembrano inchinarsi al suo passaggio! Prego, signor Giraghepardo, passi di qui, che si fa prima. E un colle si abbassa, un passo si spiana, e il Giraghepardo non sente neppure il gelo della neve tutt’intorno, al valico. È un Giraghepardo delle nevi, un animale mezzo uomo mezzo ruota.

Ma all’improvviso scompare. Puf! Il Giraghepardo non c’è più. Inghiottito. Inghiottito nella montagna. Una galleria. Il Turchino. Un passo che ha il nome di un mago. Il mago Turchino. Già. Sembra davvero un posto magico. Di qui, nebbia, neve, freddo. Entri nel buco, pedali nel buio per un po’, in fondo c’è un lumino, che diventa a poco a poco un lume, poi una luce, poi una bocca spalancata che... puah! ti risputa fuori. Ed è un altro mondo? Sì, sì, dài speriamo che ci sia il sole, che il mago Turchino abbia fatto il solito incantesimo. Dài, dài!
Ma no, altro che sole! Il cielo è un nero turbinio di nuvole, la strada è un fiume di fango. E c’è pure la discesa.
«Gira, Gira, fermati, dài!» gli urlano dalla macchina al seguito, dall’Ammiraglia!
«Còpriti, scàldati, aspetta che dietro sta arrivando il tuo amico Tano, Tano Belloni. Aspetta Tano, aspettalo che ci andate insieme a Sanremo!»
«Ma che? Sono scemo? Aspettare Tano? Sì, così poi va a finire che vince lui, come l’anno scorso! Io non aspetto nessuno!»

E Gira, Giraghepardo continua a pedalare. Precipita su Voltri che sembra un avvoltoio, poi artiglia l’Aurelia come una preda. La mareggiata lo schiaffeggia, pioggia e mare si confondono. Ma il Gira gira che un piacere.
Ad Arenzano s’ingolla una focaccia. A Celle una baslotta di torta di riso. Ad Albisola mezza dozzina d’uova. Fora una volta. Ma riparte. Slittano le ruote sui capi, le strade sono delle fiumane all’incontrario. A Oneglia fora una seconda volta. Ma ha ormai un bel vantaggio sul Tano.
«Tano, Tano, stai pure lontano!»

Ad Arma di Taggia, dietro una curva, un baluginio, un raggio. Dài, dài, Costante, che quasi ce l’hai fatta. Il sole si è fatto largo sulla strada, come il Gira. Sul paracarro, tra un agave e un olivastro, lo guarda una lucertola. Ha la stessa faccia sbìrola di Santein. Sembra strizzare gli occhietti.
Il Gira ha capito. Ce l’ha fatta. Sanremo è lì. Ci siamo. Ecco il traguardo. Girardengo lo taglia come un fulmine che schiocca. Il Gira vince la sua prima Milansanremo. Non sarà l’unica. Ora può davvero dire di essere un campione.

E LA STORIA CONTINUA... ANCHE GRAZIE AI VOSTRI SUGGERIMENTI!

QUI IL LINK A "IL CAMPIONE – 1. L'INCIPIT": http://www.strastorie.it/2016/11/il-campione-1-lincipit.html

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