domenica 20 novembre 2022

Il quarto capitolo di "Parole in gioco": "Nozze ibride"

Nozze ibride di Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone

Keith Haring, "The Marriage of Heaven and Hell"


«Fai cagare» sentenzia Raffaella guardando schifata il completo fucsia glitterato di Giacomo.
«Hai sempre una parola gentile, eh, Raf?» ribatte lui, osservandosi con un misto di compiacimento e disgusto.
«In principio era il verbo: poi il Diavolo concepì il congiuntivo» è il commento del fratello di Luca.
«In effetti, se io avessi le palle, tu me le avresti tritate già tutte e tre.»
«Raf... Ti ricordo che gli uomini hanno due testicoli.»
«Ti sembra che, se io fossi un uomo, potrei avere solo due testicoli?»
Maddalena storce la bocca: «E questa qui? Da dove è uscita? Non è al nostro servizio?».
«I servizi li può fare lei, signora. Prenda pure la scopa. Ma non la usi per volare, eh... e soprattutto: chi è? Che fa qui?»
«Sarebbe mia madre» balbetta il fratello di Luca.
«Ho capito perché hai tutti quei problemi.»
«Quali?»
«Lascia stare. Sentite, io devo andare...» Raffaella fa un passo avanti, ma Giuda ringhia di brutto.
«Hai acconsentito, signorina. Ora devi...» le spiega cortese Michal Čapek, per i nemici Devil-eroo.
«Io non devo niente, Ciapel. Te capi'?»
«Ma hai stretto un vincolo!»
«Ti pare? Io sono una che trova l'uscita anche nei vincoli ciechi. A proposito...»
«Eh, no, cara.» Maddalena è spazientita e ammirata al contempo: «Siamo ormai d'accordo che andremo tutti al matrimonio di mio f...».
«E voi cosa ci fate tutti qui?»
Dal pianerottolo spunta Luca. Il cane Giuda gli corre incontro, scodinzola, lo lecca. Čapek e Maddalena si voltano, spiazzati. Luca è enorme, il fisico da rugbista in un completo elegantissimo. È bagnato fradicio.
«Cosa fai tu, qui. Non dovevi essere in comune per gli ultimi preparativi?»
«Non mi sposo più. No no. Quella donna è un demonio!»
«Oh, che bella notizia!» esulta Maddalena. «Di che girone?»
«Mamma, per favore.»
Raffaella intanto guadagna la posizione accanto alla finestra. Piove ancora a dirotto.
«Ma parli seriamente?» si informa Giacomo, un po' deluso dal non poter sfoggiare il proprio completo fucsia per cui s'è venduto i dati personali al diavolo.
«Certo che parlo seriamente. Mirella è un mostro! Io credevo di tentarla e corromperla, però lei è... oltre la corruzione. E i suoi parenti, pure. Troppo anche per noi. In fondo, siamo angeli caduti. Perpetriamo il male, ma in relazione all'altra squadra. Sappiamo che è un'eterna lotta tra di noi, e si gioca così... Ecco: per Mirella e la sua famiglia è come se la squadra del male giocasse senza la squadra del bene. Come se fuori dall'inferno non ci fossero le stelle, ma buio ancora, più buio che tra le fiamme della dannazione.»
«Mamma mia, e che sono, una famiglia di esattori?»
«Fuochino… Comunque, io non la sposo. Sparisco per un po', mi faccio un mesetto in Cambogia bello tranquillo.»
Dall'abito ultrakitsch a volant multipli di Raffaella sbucano all'improvviso due ali che ricordano quelle di una cornacchia. Lei mette le mani sulle maniglie della finestra, pronta a spiccare il volo, quando Čapek borbotta: «Eh, no, purtroppo... Non si può. Non puoi. Stiamo parlando di Mirella Scannadìo.»
Luca annuisce, deglutendo un bolo amaro.
«E allora, figlio mio, non si scappa dalle responsabilità. Maddalena, odio mio, sappiamo benissimo il motivo per il quale queste nozze vanno celebrate. Il contratto, stavolta, lo abbiamo firmato noi. Gli Scannadìo sono la famiglia di punta della nuova classe immobiliarista della città di Milano. Hanno asset sopra e sotto e dentro la terra, stanno puntando al cielo con le loro torri a vetri e non mi sembrava il caso di farmi scappare l’occasione di contribuire a un tale ardimento. Insomma, pensa che hanno le mani nel cemento che ha già realizzato City Life, il Porta Nuova District, le Tre Torri, roba che giù da noi i nostri architetti se la sognano. E adesso l’orizzonte è quello delle Olimpiadi della neve nel 2026. Abbiamo un patto con i nostri omologhi umani. Non si scappa. Luca, tu ti sposi! E tu dove credi di andare, cara il mio angioletto?» Čapek adesso è cambiato, la sua voce i suoi occhi la sua mimica. Ora ha davvero un diavolo per capello.
Raffaella si ferma, indecisa fra saltare comunque o portare lo scontro nell’appartamento, poi si gira e affronta il suo demone: «Angioletto lo dici alla tua odiata mogliettina. Io, caro mio, sono una raminga. E non fate battute sul Signore degli Anelli. Voi demoni e angeli siete sempre così concentrati sulla vostra follia a due da non esservi accorti che piano piano qualcuno, da sopra e da sotto, è fuoriuscito. Ci siamo costituiti in gruppi piccoli, ma agguerriti, e stiamo portando avanti la nostra lotta silenziosa per il reale libero arbitrio. Quanto di più vicino alla libertà possiamo conoscere. Vi sabotiamo da anni, ma voi miopi non ve ne siete resi conto. E saboteremo anche questo matrimonio.»
Giacomo è estasiato. Ha fatto lo scemo per non pagare il dazio e muoversi liberamente alla cerimonia, ma questa non se la sarebbe mai aspettata. Ci sono problemi di intelligence anche da loro, non solo all’inferno.
«Interessante, signorina. Ma oggi sei mia ospite, diciamo così. Andiamo alla cerimonia. Ora.»

Il Comune di Testate sul Muro, mai nome fu più profetico, una ridente località ai bordi della grande Milano, nota per essere l’unico comune dell’hinterland senza neppure un parco, un giardino o un’area cani, è fisso come un quadro che esprime tutta la metafisica di De Chirico. Solo che i porticati, alti più di venti metri e tracciati in chiaroscuro prospettico, sono gremiti di gente. Così tanta, venuta da tutto il mondo, ché Mirella è la prima Scannadìo ad andare in sposa al rampollo di una famiglia di un certo rango.
Piove, piove a dirotto, ma i portici del tempio eretto al dio cemento sono enormi, illuminati al neon, e i festoni grigi non sventolano al vento. Sono di calcestruzzo grezzo. Un simbolo per gli Scannadìo.
Mirella è bellissima, il suo abito grigio, lungo, ricorda una colata di malta bastarda e profuma di mattone al bergamotto. Suo padre la tiene sottobraccio e sorride all’arrivo di Devil-eroo e signora.
Mirella è compiaciuta. Ha dei progetti.
Maddalena guarda il cielo, poi si rivolge al marito: «Le previsioni danno piogge intense per i prossimi tre anni».
«Un diluvio, praticamente.»
«Già, com’è antico il nostro amico lassù. Il diluvio… Poi cosa farà, uno sciame di vespe?»
«Cavallette, l’ultima volta erano cavallette. Non ricordi?»
«Già, è vero. Comunque che vecchiume. Segue sempre il piano alla lettera.»
«Eh, immagino che da quando ci hanno cacciati non si siano evoluti un granché. Anche se, spezzo una lancia per loro, sai che hanno una burocrazia mastodontica. Peggio del catasto.»
Maddalena annuisce e cerca di ricordare dove ha lasciato le galosce nello sgabuzzino giù agli inferi.
Il sindaco di Testate sul Muro, una testa di ponte degli Scannadìo, si schiarisce la voce e, stretto nella sua fascia monocolore, dà inizio alla cerimonia.
Luca è impietrito, non parla, osserva soltanto e cerca di capire cosa farà Raffaella. Che tipo, cinque anni di convivenza e mai un sospetto su di lei. Giacomo lo aveva beccato al terzo giorno, manco a dirlo.
Il sindaco parla, parla e parla. Poi salta inspiegabilmente la parte delle promesse degli sposi e arriva al dunque. Per aggiungere un tocco di nero a tutto quel grigio, inserisce il fatidico: "chi è contrario alle nozze, parli ora o taccia per sempre".
Il silenzio è totale, più omertoso che convinto, e sul filo di lana Luca si trasforma.
Diventa un gigante di uno strano colore blu, le sue ali nere sovrastano il porticato e i suoi occhi sono di bragia. «Io sono contrario. Non mi sposerò. Disinstallate le vostre app. Tornate sulla terra, voi che ci siete nati. Io me ne vado. Non posso sposarmi con Mirella, non la odio abbastanza. Vado a Ibiza ad aprire un chiringuito.»
Maddalena inizia a urlare stridendo come il canto di mille erinni e sbattendo la coda come un maglio da cantiere.
Devil-eroo fuma dal naso.
Il padre di Mirella, il capofamiglia degli Scannadìo, lo punta con un dito come a ricordargli che, in un modo o nell’altro, le nozze di cemento si debbono fare.
Il fratello di Luca, che ha annusato la possibilità di prendere finalmente il posto di Luca, si avvicina a Mirella, languido.
Lei non lo degna di uno sguardo.
Luca si alza in volo, ma è trattenuto da pilastri spuntati dal terreno. Sono caldi come l’inferno. L’alleanza fra le due famiglie è cementata da molto tempo, pensa. Cementatissima.
«Lo sposo è impazzito, neppure ha bevuto» dice il fratello di Luca, convinto di poter ancora avere una chance per impalmare Mirella Scannadìo.
«Taci, coglione» intima Giacomo, cogliendo l'occasione per rivelare finalmente il suo status di arcangelo in incognito. Con un colpo d’ala candida, che col fucsia fa un contrasto a dir poco miracoloso, sferza una colonna del porticato che, essendo costruita in cemento depotenziato, vera specialità della famiglia Scannadìo, crolla e spezza i pilastri che trattengono Luca.
«Vattene, Luca. Ci rincontreremo. E allora sarà pianto e stridore di menti.»
Raffaella, intanto, si getta su Mirella Scannadìo e la prende in ostaggio.
«Cancellate i miei dati o le faccio la pelle» intima.
Il trambusto è tale che i trenta valletti assoldati dalla famiglia dello sposo che dovevano trasportare la torta, credendo che sia ora della festa, escono da una delle sale comunali che danno direttamente sui portici. Sono vestiti e truccati in stile goth-punk, ma quell'orgia di nero, borchie e catene non è niente rispetto alla torta.
Un enorme colata di panna e pan di spagna grigia compone un grattacielo in miniatura, per modo di dire, a trentasette piani e con degli inserti a led intermittenti a fungere da finestre. Sembrano frutti di bosco acidi. A ben vedere le luci a led compongono la parola AUGURI come una volta succedeva a Milano sul palazzo del Comune in via Melchiorre Gioia.
La torta è così terribile e smargiassa che tutti si distraggono, perfino Čapek e Maddalena.
Luca riesce a fuggire e fa l’occhiolino a Giacomo.
«Se ne va!» esclama Maddalena.
«Non importa, moglie mia, a Ibiza abbiamo una succursale, lo sai.»
Mirella inizia a considerare il fratello di Luca, ma ha il problema di liberarsi da Raffaella.
È Giacomo a superare l’impasse: «Il matrimonio è saltato, mi pare evidente. Ma ho da dire qualcosa. Raffaella, nessuno di noi due era quello che voleva sembrare. Mi pare ovvio. Però ti amo. Forse un giorno mi amerai anche tu, ma non credo di poter aspettare. La torta c’è. Gli invitati pure. E se accetterai di contrarre con me il vincolo matrimoniale, ti prometto che i tuoi dati verranno conservati gelosamente e che il patto con il Diavolo sarà condonato».
Alla parola "condono", il vecchio Scannadìo si frega le mani.
Čapek e Maddalena, stufi di tanta melassa, iniziano a svanire in una nuvola di fumo sulfureo. «Che noia. Andiamocene, Michal.»
Raffaella guarda Giacomo. Molla Mirella, poi dà un occhiata al cielo plumbeo. «Quando smetterà di piovere, sarò tua» dice solenne, incrociando le ali dietro la schiena.
E tutti applaudono.

In fondo al paese un cane guida, di nome Giuda, cerca senza successo un’area cani per fare i propri bisogni. Il poverino grugnisce disperato.

Fra i portici, un sottile raggio di un sole asfittico, molto cittadino, fa capolino sulle teste degli invitati.
Giacomo sorride.
Raffaella un po’ meno, ma alla fine sembra quasi felice.

FINE DELLA STRASTORIA! APPUNTAMENTO ALLA PROSSIMA EDIZIONE! 😉

Qui trovate la prima puntata del racconto:
https://www.facebook.com/photo?fbid=818019366229356&set=a.557514668946495
Qui la seconda:
https://www.facebook.com/photo?fbid=826198512078108&set=a.557514668946495
Qui la terza:
https://www.facebook.com/photo?fbid=830685694962723&set=a.557514668946495

Parole in gioco: StraStorie incontra OraZulu
Hybrid Edition per BookCity Milano 2022
Un format di narrazione condivisa di Valeria Ravera
Un gioco di parole di Guendalina Ravazzoni e Alessandra Gandini
Con Andrea Ferrari e Francesco Gallone
Incursioni di Oliviero Ponte di Pino
Illustrazioni di Guendalina Ravazzoni
In collaborazione con la libreria Covo della Ladra - Ladra di Libri
Appuntamenti in diretta streaming: 21 e 26 ottobre, 2 novembre, 11 novembre e 16 novembre, ore 18.30
#scrivere #BCM22 #StraStorie #OraZulu #Strastorie #BookCity #paroleingioco

Illustrazione: "The Marriage of Heaven and Hell" di Keith Haring

venerdì 18 novembre 2022

Stop ai suggerimenti!

Ed ecco lo STOP definitivo ai suggerimenti per questa edizione!
Domenica alle 11.30, al Covo della Ladra - Ladra di Libri, sapremo come andrà a finire il racconto di Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone.
Qui il link dell'evento in presenza e in streaming:
https://www.facebook.com/events/3159645357679294

Parole in gioco. StraStorie incontra OraZulu
Hybrid Edition per BookCity Milano 2022

#scrivere #BCM22 #StraStorie #OraZulu #BookCity #paroleingioco #covodellaladra #leggere

 


 

Lo spunto per il finale di Oliviero Ponte di Pino

Ecco l'ultimo spunto del nostro incursore letterario Oliviero Ponte Di Pino, direttamente da Bolzano29, in cui si parla di torte nuziali e algoritmi diabolici...

Inviateci anche i vostri suggerimenti per il finale del racconto di Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone entro le 21 di stasera!
 

 
 
 


mercoledì 16 novembre 2022

Puntata 3 in live streaming di "Parole in gioco: StraStorie incontra OraZulu"

Puntata 3 in live streaming di "Parole in gioco: StraStorie incontra OraZulu" dalla libreria Covo della Ladra di Milano

Ecco i protagonisti di questa edizione: Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone (i prodi autori della nuova StraStoria), Valeria Ravera (l'incontenibile ideatrice di StraStorie), Guendalina Ravazzoni e Alessandra Gandini (le estrose creatrici di OraZulu - gioco di parole con le parole), Mariana Winch Marenghi (l'intrepida libraia-conduttrice) e l'ospite della puntata, lo scrittore e editor Gino Cervi.



Il terzo capitolo di "Parole in gioco": "Il diavolo fa le pentole e compra i coperchi"

Il diavolo fa le pentole e compra i coperchi di Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone


Il tempo si sospende, appeso a quel sorriso più simile a un taglio di sguincio lungo il volto del ceco.

Raffaella vorrebbe dire qualcosa, prendere la situazione in mano e ribaltare la dialettica ingannevole di quell’uomo fasullo che puzza di vero quasi peggio del suo cane. Giuda, il migliore amico dell’uomo. Ci sarebbe da scappare, da correre a gambe levate, nascondersi e cambiarsi il cognome per ricominciare altrove. Invece è inchiodata al divano con Giacomo e il fratello di Luca a inseguire le parole di un finto cieco, ceco nato, a cui nessun Gesù ha dovuto ridare la vista con il fango. Un piazzista, un magliaro 3.0 che parla e non dice, un cieco–ceco che getta fumo dagli occhi. O negli occhi, dipende da che parte lo si osserva.

Giacomo fissa Devil-eroo, poi invoca con gli occhi quelli di Raffaella. Deve sentirla, e per farlo ha bisogno di incrociare il suo sguardo. Un misto di fuggevole turchese duro come la pietra, ma caldo come il fuoco dell’inferno. Giacomo è cotto.

Il fratello di Luca non è caduto nell’abbaglio del ceco, ma finge di stare inchiodato al divano. Ha una contromossa e la vorrà fare quando il vecchio Devil-eroo sarà convinto di aver tutto sotto controllo. I suoi occhi brillano, solo per un attimo, come un Glovo di fuoco, per poi tornare sopiti come braci di un falò di fine estate al mattino presto.

«Sono qui, cari i miei signori, perché il Diavolo fa le pentole e non i coperchi. Solo che nell’evo contemporaneo anche il Diavolo ha imparato a usare la rete e ha preso a ordinare i coperchi online.

E io, miei cari, di pentole e coperchi me ne intendo. In verità più di quello che ci bolle dentro. Sono stato uno chef per anni. Non potete sapere che inferno sia una cucina di un certo livello. E, manco a dirlo, l’ingrediente principale per qualsiasi ricetta sono le parole. Le parole danno il sale, l’aroma e perfino il senso al cibo. In silenzio tutto è sciapo. Speriamo che per il banchetto del nostro amico Luca i cuochi abbiano oliato a dovere eloquio, aggettivi, sinonimi e contrari altrimenti la cena sarà un calvario. Ops, mi è scappata.»

«Ma cosa vuole da noi?» chiede Raffaella mentre cerca di divincolarsi dal filo invisibile che la trattiene al divano, redarguita da un grugnito di Giuda che la immobilizza.

«È un fatto che la vostra partecipazione alla cerimonia è in pericolo. Non si fecero mai nozze che il Diavolo non ci volesse fare la salsa. E io di sughi e intingoli me ne intendo, modestia a parte.

Insomma sono qui per proporvi un patto con il Devil-eroo. Una specie di abbonamento, gratuito e vitanaturaldurante. Tutto attaccato e tutto d’un fiato. Dite bene vitanaturaldurante.»

I ragazzi, inebetiti, ripetono compitando: «Vi-ta-na-tu-ral-du-ran-te».

«Eccellente. Insomma voi date il consenso, cedete al qui presente i vostri dati, spuntate i quadratini ché noi della ditta abbiamo a cuore le vostre privacy perché è con quelle che paghiamo i coperchi e mettiamo da parte il resto. Siete d’accordo?»

«Accettiamo» fa Giacomo «tanto sennò ti si blocca tutto e non puoi procedere.»

«E sia, ma solo perché voglio vedere dove si va a parare.»

«Ma no, Raffaella» dice il fratello di Luca «devono esserci per forza i "voglio proseguire senza acconsentire". Voglio leggere le condizioni, non importa quanto in piccolo siano scritte.»

«Allora guardate.» Gli occhi del ceco iniziano a sprizzare lampi, puntano dritta la parete nuda dove sta mesto solo un vecchio Telefunken e principiano a proiettare l’offerta. «Io vi fornirò gli abiti per la cerimonia, ora, qui, seduta stante. Su misura, nuovi, fiammanti e griffati. Voi acconsentite, facciamo questo contratto. Guardate, toccate con mano, annusate le stoffe. Immaginatevi in Comune, più belli degli sposi. I principi della festa. Il tutto per un misero sì. Una spuntatina e il tempo sarà vostro. Tutto da casa, dal divano per non uscire nemmeno un momento. Tutto a portata di clic, in cambio del niente delle vostre vite online che è il nostro tutto. Guarda, Raffaella, guarda che abito rosso scarlatto.»

«Basta. Sono agitata. Mi manca il respiro. Il rosso mi fa impazzire.»

«A me gli occhi. È tempo di lasciarsi alle spalle i fantasmi del passato. Portate in superficie le catene che vi legano, che vi tengono ancorati a vincoli che non hanno più senso per nessuno. Risolvetevi. Voi siete la sciarada, voi la soluzione. È un gioco di parole, “gettate il cuore al largo e la mente io vi modello”.»

«Vorrei recedere. L’acquisto non è vantaggioso. L’immaginario è tradito, la giacca non è di mio gusto. I pantaloni a sigaretta mi calzano male. Che delusione, la mia speranza è caduta in depressione. Vorrei recedere, lo affermo. Ho quindici giorni, no?»

«No. Hai quindici secondi per rivelarti o per stare seduto su questo divano per sempre!» urla il ceco puntando un dito lunghissimo contro il fratello di Luca.

Sul muro, intanto, lo scontro verbale si fa fisico. Un groviglio di ombre demoniache, tendini di ali che stridono, sbuffi di fuoco e lapilli d’inferno che infiammano la parete.

Raffaella e Giacomo, ignari, stanno scegliendo come in un gigantesco grande magazzino virtuale. Le pareti touch agevolano il loro compito. Acquisto effettuato.  

 

«Allora, è fatta?»

La voce di donna arriva dal pianerottolo. Čapek guarda in quella direzione, e stancamente, quasi frustrato, risponde: «Ancora no...».

Così entra.

I capelli viola, le braccia coperte di tatuaggi, e un'età indefinibile molto oltre gli anta: «Allora, la smettiamo di fare i capricci?»

Il fratello di Luca piagnucola: «Ma mamma, sono grande ormaiiiii!».

«Appunto per questo, mi aspetto che tu ragioni da diavolo maturo! Tu e tuo fratello mi avete stancata con questa vostra ossessione per le vecchie maniere! I tempi sono cambiati... Anch'io mi divertivo a fare queste cosette qua... Quanti uomini potenti ho circuito, sposato, spedito al macello per poi sparire nel nulla. Ma oggi non funziona più così. Su, torna all'Inferno. E anche tu» dice rivolgendosi a Čapek «smettila di assecondarli. Lo so che ti diverti a metterli uno contro l’altro e a fare tutte queste messe in scena così barocche, però c’è da porsi dei limiti.»

La donna parla e intanto gira attorno a Giacomo e Raffaella che paiono in trance. Lei sa cosa stanno immaginando di vedere, perché sono applicazioni mentali programmate dai suoi migliori demoni, per aggiornare la tentazione, e la dannazione, al 3.0.

«Mamma, ne hai tanti al tuo servizio: perché non ci lasci fare a modo nostro?» frigna il fratello di Luca.

«Perché se il figlio del titolare di una casa automobilistica andasse in giro in bicicletta, la cosa procurerebbe un dubbio nei dipendenti dell'azienda. È questo che state combinando. Non è un semplice vezzo. Voi rinnegate il nuovo metodo per conservare quello vecchio...»

«Ma l'effetto è lo stesso!»

«Mmh... Non ne sono convinta. Anche la dannazione è cambiata, sai? Complicato. Dài, vieni a casa.»

«Ma... uffa!»

Čapek allarga il ghigno, anche se il rimbrotto di poco prima lo ha un pelo accusato, mantenendo ancora in suo potere Giacomo e Raffaella: «Maddalena... e se concedessimo ai ragazzi di concludere queste nozze, col proposito e la promessa che sia l'ultima volta? Questi due qua... hanno appena dato il consenso all'uso dei cookies e dei dati personali per l'acquisto degli abiti. Lasciamo che li indossino, e andiamo al matrimonio. In fondo, nostro figlio si sposa».

Le rughe sul volto di Maddalena si increspano, una sigaretta fumante le compare tra le dita dal nulla. Ci pensa. Sorride, malevola: «Massì, dai. Sarà l'ultima volta anche per noi, in fondo ci siamo sempre divertiti».

Čapek arruffa i capelli di suo figlio, il fratello di Luca, che se ne sta imbronciato ancora sul divano. Gli dice, in tono consolatorio: «Io ti capisco, sai? Ma non è colpa nostra. È colpa loro. Nel loro immaginario è caduta ogni speranza, vivono nell'attimo, esistono all'acquisto e poco oltre, forse qualche momento d'ostentazione. Sono già dannati. E sono diventati tantissimi. A noi non resta altro che siglare contratti di gente che ci ha già scelti. E lo sai, non è che siano più cattivi di un tempo, no... anzi, forse sono pure più buoni. Però non lo sanno. Non lo fanno. Si sprecano. Sono al nostro soldo nel momento in cui acquistano uno smartphone e accedono a una rete che desta in loro invidia, avidità, lussuria, et cetera.»

Il fratello di Luca tiene ancora il broncio, mentre Čapek batte le mani. Giacomo e Raffaella si destano dal loro stato di trance, e guardano i vestiti che indossano l’un l’altro…

 

... CONTINUA!

ASPETTIAMO I VOSTRI SUGGERIMENTI AGLI AUTORI PER IL FINALE DEL RACCONTO ENTRO LE ORE 21 DI VENERDÌ 18 NOVEMBRE. 

 

Hyeronimus Bosch, dettaglio de "Il giardino delle delizie"

 


 

lunedì 14 novembre 2022

Stop ai suggerimenti per la terza puntata!

È di nuovo ora di dire STOP ai suggerimenti! Mercoledì 16 alle 18.30, nel live streaming dal Covo della Ladra - Ladra di Libri, scopriremo come Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone avranno utilizzato le parole raccolte da OraZulu - gioco di parole con le parole e gli spunti dei lettori nella seconda puntata del racconto!
 
Nessuna descrizione della foto disponibile.

Lo spunto per il terzo capitolo di Oliviero Ponte di Pino

Ecco il nuovo spunto del nostro incursore letterario Oliviero Ponte Di Pino, in cui si ipotizza una veste particolare per il demoniaco Devileroo...

Inviateci anche i vostri suggerimenti per la terza puntata del racconto di Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone entro le 21 di stasera!
 
 

venerdì 11 novembre 2022

Puntata 2 di "Parole in gioco: StraStorie incontra OraZulu"

Puntata 2 in live streaming di "Parole in gioco: StraStorie incontra OraZulu" dalla libreria Covo della Ladra di Milano

Ecco i protagonisti di questa edizione: Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone (i prodi autori della nuova StraStoria), Valeria Ravera (l'incontenibile ideatrice di StraStorie), Guendalina Ravazzoni e Alessandra Gandini (le estrose creatrici di OraZulu - gioco di parole con le parole), Mariana Winch Marenghi (l'intrepida libraia-conduttrice) e l'ospite della puntata, la counselor Alessandra Conta.


 

 

Il secondo capitolo di "Parole in gioco": "Le parole tessono la realtà"

Le parole tessono la realtà di Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone

Guendalina Ravazzoni, "LIVED. Bada, vali oro"

 

«Oh, ma ’sto povero cane è bagnato fradicio» dice Raffaella. «Vado di là a prendere un asciugamano. Intanto fatelo entrare.»
Il fratello di Luca prende il cane per la maniglia della pettorina e lo spinge piano dentro casa. La porta resta aperta, uno spiraglio di luce illumina il ballatoio.
«Certo che Raf fa di tutto per ostentare il suo cuore da fornaio, ma credo che in realtà lo abbia largo abbastanza per abbracciare il mare.»
Giacomo annuisce, perché anche lui ha misurato centimetro per centimetro il cuore di Raffaella, finendo per consumare il proprio.
«Quod sequitur, fugio; quod fugit, ipse sequor» dice sconsolato.
«Amen. Giacomo, guarda che mio fratello si sposa in Comune. Niente cose da preti.»
«Lo so. Lo so. È che questo aforisma le calza a pennello. Raffaella rappresenta il tipico modello di chi sfugge a ciò che l’insegue e che insegue ciò che gli sfugge.»
«Ah, tipo “Mamma, Ciccio mi tocca” e “Toccami, Ciccio, che mamma non c’è”.»
«Ecco, questa è la versione meno letteraria.»
«Versione di che?» chiede distratta Raffaella rientrando in salotto proprio nel momento preciso in cui il cane guida decide di rivelarsi come Giuda e si scrolla prepotentemente il pelo per asciugarsi da tutta l’acqua che lo ha inzuppato là fuori.»
Nella frazione di secondo che passa fra il dire e il fare, Giuda riesce a inzaccherare tutti e tre i ragazzi con geometrica precisione trasformando l’abito della festa di Giacomo in una brutta copia di un quadro di Jackson Pollock.
«No, cazzo! Il vestito. Adesso dovrò andare in lavanderia e finirò per arrivare tardi alla cerimonia.»
«Chi se ne frega del vestito e della “cerimonia", guarda com’è ridotto il divano. E siamo bagnati fradici. Quasi quasi porto il nostro amico Giuda a casa di Mirella e sto a vedere come le concia l'abito da sposa.»
L’unico che conserva un certo aplomb è il fratello di Luca, invero ancora in tuta, che con la faccia impiastrata di fango prende la salvietta dalle mani di Raffaella, si asciuga il volto e declama con voce impostata: «Beati gli umidi, perché di essi è il regno dei cieli».
Raffaella e Giacomo per un attimo sono indecisi se ammazzarlo seduta stante o lasciarsi contagiare dalla sua risata, poi il riso ha la meglio e tutti si afflosciano, già stanchi, sul divano.
Manco a dirlo Giuda spicca un salto da olimpionico e si adagia con i suoi quasi quaranta chili sui tre malcapitati.
«Madonna come puzza, ’sto povero cane.»
«Effettivamente hai ragione, Jack.»
«Leviamogli la pettorina che magari è quella.»
Giacomo inizia ad armeggiare con le cinghie della pettorina, ma a Giuda la cosa pare non andare a genio e inizia a ringhiare.
«Ehi, ringhia» fa Giacomo cercando di divincolarsi dal peso del cane.
«Più che un ringhio, Jack, mi pare un grugnito.»
Così Raffaella si alza e si mette a controllare la pettorina rossa.
Giuda, effettivamente, continua a fare un verso molto simile a un grugnito.
«Oh, ma non vi sembra di stare dentro una puntata di un cartone giapponese?» butta lì il fratello di Luca. «Adesso scopriremo che il cane, qui, in realtà è un maiale. Un cane mutante. Il Porco Cane.»
«Porco Giuda!» urla Raffaella facendo un salto all’indietro. «Altro che mutazione, questo ha appena scoreggiato.»
Dalla pettorina casca una specie di targhetta plastificata.
Giacomo la raccoglie, tappandosi il naso.
«C’è scritto sopra il nostro indirizzo.»
«Cosa?» fanno all’unisono Raffaella e il fratello di Luca.
«Eh, sì.»
«Basta, io sto dando di matto. Metto su un altro caffè e ho bisogno di un’altra sigaretta.»

Toc. Toc. Toc.
Un rumore dalle scale. Tutti si voltano a guardare. Emerge un uomo, alto, elegante pur dando l'impressione di indossare gli stessi abiti da sempre. Occhiali scuri. Un bastone. Un ghigno.
«Il cieco!» sbraita Giacomo.
«Cretino...» borbotta Raffaella, e aggiusta: «Ecco il padrone del cane...»
«Avete già conosciuto Giuda, dunque?» La voce dell'uomo è profonda, calda, avvolgente. «Posso entrare?»
«Ce... certo!» balbetta Giacomo.
«Il mio nome è Michal Čapek. Sono ceco.»
«Eh, l'avevamo capito, sa... gli occhiali, il bastone, il cane...» sorride il fratello di Luca.
«Gli occhiali sono italiani, il bastone inglese, il cane è tedesco. Io sono ceco, e ci vedo benissimo.»
«Davvero?»
«Davvero.»
«Be’, è ingannevole, scusi. Lei è travestito da non vedente» ringhia sarcastica Raffaella. «Forse per saltare la fila in posta?»
«Forse, chissà...» sorride di rimando l'uomo. «Forse approfitto della mia condizione di ceco per fingermi cieco. In fondo, sono solo parole. Suonano uguale, cambia una vocale. Quanto può influire una parola sulla realtà?»
«In effetti, le parole volano...» azzarda Giacomo.
«Ed ecco un altro incauto! Le parole, caro mio, tessono la realtà. Pare che la raccontino, e invece sono subdole, piano piano la scolpiscono. Le parole sono tutto. In un matrimonio, basta un monosillabo a sancire un'unione che dovrebbe essere per tutta la vita... se il diavolo vuole.»
«Se Dio vuole, diciamo in Italia» corregge il fratello di Luca.
«Bimbo, ti pare che dopo tutto il discorsetto io possa utilizzare una parola a vanvera? Se ho detto diavolo, volevo dire diavolo, pur sapendo com'è il detto. E se ci ragionassi pure tu, diresti altrettanto. Il caffè sta bruciando. Peccato.»
Raffaella si avventa sulla caffettiera rovente, sta per afferrarla ma il calore la distoglie, la avvolge con uno straccio e la scaraventa nel lavello. Durante il breve volo, un fiotto di caffè va a decorare ulteriormente l'abito di Giacomo, che impreca: «Porco Cane!».
«Vacci piano, ragazzo. Giuda s'offende...»
«Ma insomma! Lei che vuole? Che fa, qui? Perché aveva il nostro indirizzo?»
L'uomo allarga la bocca in un ghigno animalesco: «E se te lo spiegassi, non sarebbero solo parole? Quelle di uno sconosciuto, quanto valgono? Quanto possono essere attendibili, se pure di fronte a noi stessi, a parole, mentiamo? Se dovessi definire questa bella ragazza, diresti “la mia coinquilina”, ma non è così che le pensi da sotto le coperte, quando sei davvero da solo con te stesso. Usi altre parole, immagini altri gesti. Io, di me, qui, ora, che posso dire... Siete una società passiva, di inerti. Subite i governi, subite le mode, subite necessità che non vi necessitano. Subite un tracollo culturale senza precedenti, subite le influenze di chi vi vuole influenzare, siete sempre più molli, sempre più pigri: ordinate la spesa a domicilio, le scarpe a domicilio, la cena a domicilio, il sex toy a domicilio, la visita a domicilio, le medicine a domicilio. Ecco, io sono la vostra svolta a domicilio. Il vostro Devil-eroo.»
Il fratello di Luca corregge: «Si dice Deliver...»
Giacomo deglutisce, ma è Raffaella a parlare: «No, credo abbia sbagliato con intenzione...». Si sfila gli occhiali da sole: «Allora perché è qui?».
Michal Čapek fa scorrere i suoi occhiali giù lungo il naso, la guarda, sorride.

... CONTINUA!
ASPETTIAMO I VOSTRI SUGGERIMENTI AGLI AUTORI SU COME PROSEGUIRE ENTRO LE ORE 21 DI LUNEDÌ 14 NOVEMBRE.

"LIVED. Bada, vali oro", illustrazione di Guendalina Ravazzoni

Parole in gioco: StraStorie incontra OraZulu
Hybrid Edition per BookCity Milano 2022
Un format di narrazione condivisa di Valeria Ravera
Un gioco di parole di Guendalina Ravazzoni e Alessandra Gandini
Con Andrea Ferrari e Francesco Gallone
Incursioni di Oliviero Ponte di Pino
Illustrazioni di Guendalina Ravazzoni
In collaborazione con la libreria Covo della Ladra - Ladra di Libri
Appuntamenti in diretta streaming: 21 e 26 ottobre, 2 novembre, 11 novembre e 16 novembre, ore 18.30
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