martedì 17 novembre 2020

La mappa di "StraStorie 2020. Annie la giramondo"

Avete voglia di scoprire una storia, anzi una StraStoria, appassionante, avventurosa e divertente? Siete pronti a partire con Annie Londonderry e con noi e fare il giro del mondo in bicicletta? Allora seguite i link e godetevi dall'inizio alla fine "StraStorie 2020. Annie la giramondo"! 

 

Ecco la StraStoria scritta da Gino Cervi attraverso l'interazione con i lettori.

– Primo capitolo: https://www.strastorie.it/2020/10/lincipit-di-strastorie-annie-la.html
– Secondo capitolo: https://www.strastorie.it/2020/10/la-seconda-puntata-di-strastorie-2020.html

– Terzo capitolo: https://www.strastorie.it/2020/11/la-terza-puntata-di-strastorie-2020.html

– Quarto capitolo: https://www.strastorie.it/2020/11/il-finale-di-strastorie-2020-annie-la.html

 

Ecco il diario di viaggio di Annie Londonderry ideato e illustrato da Guendalina Ravazzoni:

https://www.strastorie.it/2020/10/il-diario-di-annie-londonderry-secondo.html

 

Ecco gli incontri in live streaming con Valeria Ravera, Gino Cervi, Mariana Winch MarenghiCovo della Ladra - Ladra di Libri e Oliviero Ponte Di Pino:

– Presentazione dell'incipit: https://www.youtube.com/watch?v=oZE8HlgrYQE&t

– Prima tappa (con Massimo Poggio): https://www.youtube.com/watch?v=UJZ6hiUf05M&t

– Seconda tappa (con Ausilia Vistarini): https://www.youtube.com/watch?v=BaKU5C_SHv0&t

– Terza tappa (con Stefano Pivato): https://www.youtube.com/watch?v=DI72gRH1edw&t

– Quarta tappa (con Guendalina Ravazzoni): https://www.youtube.com/watch?v=-GXj3BJ9Q54&t

– Tappa finale (da Bolzano29, con Giulia Alonzo e con la lettura integrale del racconto fatta da Paola Fresa): https://www.youtube.com/watch?v=ns-oTITB6Qw&t=

 

Ora avete tutti gli ingredienti per godervi il viaggio: buona lettura e buona visione!

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StraStorie2020. Annie la giramondo. Vita vera e immaginaria di una pioniera delle due ruote
Un format di narrazione condivisa di Valeria Ravera
Un racconto di Gino Cervi
Incursioni di Oliviero Ponte Di Pino
Illustrazioni di Guendalina Ravazzoni
Musiche a cura di Alessandro Arbuzzi musica
Lettura finale di Paola Fresa
In collaborazione con Covo della Ladra - Ladra di Libri e Bolzano29
Comunicazione, dirette streaming e gestione tecnica a cura di Agenzia Caeiro
In streaming sui canali di StraStorie e del Covo della Ladra: 23 ottobre (ore 19), 30 ottobre (ore 19), 6 novembre (ore 19)
In streaming in occasione di BookCity Milano 2020:
13 novembre, ore 17
15 novembre, ore 17
Sul web: www.strastorie.it, StraStorie e Covo della Ladra - Ladra di Libri


Guendalina Ravazzoni, "Il diario di Annie"

 

 

lunedì 16 novembre 2020

L'ultima puntata in live streaming di "Annie la giramondo" e la lettura del racconto integrale di Paola Fresa

Anche questa edizione di StraStorie è giunta al termine. Nell'ultima tappa in live streaming dallo spazio Bolzano 29 della nostra corsa un po' matta con Annie Londonderry in giro per il mondo, Paola Fresa ha letto per noi l'intero racconto scritto da Gino Cervi e illustrato da Guendalina Ravazzoni. Buona visione!


 

Il diario di Annie Londonderry secondo Guendalina Ravazzoni

Per questa edizione di StraStorie, l'illustratrice Guendalina Ravazzoni ha immaginato che Annie Londonderry, nel suo lungo viaggio intorno al mondo, tenesse un diario e che, su questo diario, non si limitasse a scrivere ma fermasse gli attimi, le sensazioni e i pensieri anche attraverso il disegno.
Ecco il diario di Annie visto attraverso gli occhi e la mano di Guendalina, in un evocativo racconto per immagini.
 
 
 
 
 
 
 
 
   

 






















domenica 15 novembre 2020

Il finale di "StraStorie 2020. Annie la giramondo"

Ecco a voi il capitolo finale di StraStorie 2020. Annie la giramondo, scritto da Gino Cervi attraverso l'interazione con i lettori: buona lettura!

The Freedom Machine

di Gino Cervi

Milano, 15 novembre 2020 

No, no, non ho sbagliato data. Oggi è proprio il 15 novembre 2020 e io sono sempre Annie Londonderry, al secolo – anche non so più quale secolo, in effetti… – Annie Cohen Kopchowski. Sarei dovuta arrivare a Boston entro il 24 settembre 1895 per vincere la mia scommessa – fare il giro del mondo in bicicletta in 15 mesi – e mi invece mi ritrovo a Milano, più o meno 125 anni dopo.

Come dite? Ho perso la scommessa? I 20.000 dollari? Sì, è vero. Ma anche questa volta l’ho deciso io di perderla. Boston era lì, a poche decine di miglia. E io mi sono fermata. Ho appoggiato la mia Sterling al tronco di una grande quercia e ho pensato a tutto quello che avevo alle spalle e a tutto quello che mi rimaneva davanti.

Sì, avevo tanta voglia di rivedere i miei tre bambini, anche quel povero zuccone di Max che però non capiva e non avrebbe mai capito. Ma come sarebbe stato possibile tornare da dove sono partita? Vi ho detto o no che sono diventata una donna nuova?  

Tutte le cose che ho visto e sentito in questi mesi a cosa mi sarebbero servite, se fossi tornata, magari anche ricca e famosa, a fare la vita di prima?

Parigi, l’assenzio e la Senna; il porto di Marsiglia, l’Egitto e la Sfinge; Gerusalemme, il deserto e i predoni; l’Oceano Indiano, il mio dolce sognante Sal, i proiettili di Port Arthur; il Giappone e l’infinita traversata del Pacifico.

E che dire di quella povera donna, Mrs Winchester, che mi ha insegnato, in quel suo incubo di scale e mattoni di San Josè, in California, che non esiste la felicità del denaro? E invece sì, esiste quella della bicicletta. Che come un fucile è fatta di metallo, e legno, e gomma, e cuoio, ma non è però uno strumento di morte. È la macchina della libertà. My Freedom Machine.

 


In questo mio lungo girovagare ho guadagnato dollari a sufficienza per poter regalare al mio piccolo Simon l’asinello che tanto desiderava, quello che stava dall’altra parte della staccionata di casa e che quel senzacuore del macellaio Ernest avrebbe voluto convertire in bistecche. Ora me lo immagino girare intorno alla nostra casa in groppa al quel mansueto asinello grigio.

Del resto non m’importa più molto. A Boston non ci arriverò mai. Per il semplice motivo che non appartengo più a quel tempo e a quello spazio.

Tutto è successo proprio quel giorno in cui mi fermai sotto la quercia. Me ne stavo seduta per terra, con la schiena appoggiata al grande tronco. Era una bella giornata di fine settembre, di quelle in cui il sole cala sempre un po’ prima, ma regala i colori più caldi dell’estate.

Con una mano toccavo il pedale della mia Sterling, appoggiata di fianco a me. Quando, improvvisamente, sentii una voce che mi chiamava: alzai la testa e vidi una donna che sembrava un uomo, o forse era il contrario.

«Salve, Annie, il mio nome è Martha, ma tutti mi chiamano Jane, Calamity Jane» mi disse. Finalmente ero al cospetto di una donna che era più scandalosa di me: Calamity Jane non andava in bicicletta, ma cavalcava, fumava, beveva e sparava come il più rozzo dei cow-boy. E di lei la gente perbene ne diceva di tutti i colori.

«Senti, Annie, io mi sono stufata di questa storia del Far West» continuò Jane. «L’altro giorno per posta ho ricevuto un invito da tal signor Thomas Edison, che mi pare proprio un tipo stravagante. Mi ha invitato nel New Jersey perché dice che vuole fare un film con me. Ora, io non so bene che cosa voglia dire “fare un film”: ma se significa mollare questa vita di merda tra i bovari e la puzza di whisky di tutti quelli che mi mettono le mani addosso col pretesto che sono come loro, mi va bene tutto. Ho pensato però che potremmo andarci insieme, a “fare un film” con Mister Edison. Che ne dici?».

Restai un po’ perplessa. Non mi era mai capitato di avere a che fare con una donna che avesse più follia e coraggio di me. Ci pensai un attimo: la guardai per bene, strinsi il pugno in tasca intorno al calcio del mio revolver e dissi: «Sono pronta. Dove andiamo?».

E fu così che mi ritrovai, insieme a quella matta di Calamity Jane, nel New Jersey, a West Orange. C’era una baracca buia dentro la quale succedevano delle cose. Non chiedetemi quali. Mister Edison e un amico suo, un certo Dickson, avevano inventato una macchina che, dicevano (ma anche in questo caso non capivo bene cosa intendessero), «avrebbe fatto per l’occhio quel che il fonografo fa per l’orecchio». Lo chiamavano Kinetoscopio e sostenevano che trasformasse le fotografie in oggetti in movimento.

Fu allora che pensai di mostrare loro il mio diario. Non l’avevo mai fatto prima con nessuno: era un diario un po’ particolare e mi aveva accompagnato per tutto il viaggio. Alla sera, quando arrivavo alla meta, ero troppo stanca per scrivere e allora mi mettevo a fare dei segni sulle pagine che, non so bene neppure io come, diventavano disegni. Così come non sapevo andare in bicicletta prima di partire, allo stesso modo non sapevo né disegnare, né colorare. Ma giorno per giorno disegnavo quello che mi era successo, a volte anche quello che avevo soltanto immaginato: a questo punto non ricordo più bene e non so distinguere, devo ammetterlo, tra la realtà dei fatti e la fantasia del mio cuore.

Era tutto molto strano, ma ancora più strano era il fatto che io mi disegnassi diversa da quella che ero: mi vedevo con una lunga, folta chioma di capelli rossi. Non c’era niente da fare. Quella ero proprio io, anche se non ero io e, anzi, di più: mi ero data un altro nome. Tanto, dopo Londonderry, un nome in più cosa vuoi che fosse? Quando disegnavo me, disegnavo Gwen. Gwen, così avevo chiamato quel mio doppio dai capelli rossi.

Disegnavo quello che era accaduto durante il viaggio, ma qualche volta anche quello che sarebbe successo il giorno dopo, come se avessi il dono della preveggenza, una preveggenza del cuore.

Mister Edison rimase colpito da questo mio diario disegnato. Disse che ne avremmo fatto un film. Anzi, qualcosa di più. Mi prese da parte e in modo circospetto mi chiese se ero disposta a sottopormi a un suo esperimento, che doveva rimanere però del tutto segreto. Da quella segretezza dipendeva la fortuna sua, e forse anche mia. Dietro al nero fondale di Black Maria il Kinetoscopio non era che una copertura per la realizzazione di una Time Machine che mi avrebbe consentito di viaggiare avanti nel tempo, proiettata per decenni e decenni nel futuro, in avanscoperta per conoscere quello che avrebbe atteso l’umanità.

Cosa volete che abbia risposto a quell’affascinante inventore dall’aria un po’ bizzarra ma convincente? Ovviamente ho detto sì. Ed è grazie a lui se adesso sono qui, davanti a voi, a sfogliare questo nuovo diario animato che mi ha portato a vivere un’epoca non mia, o soltanto mia.

Guardate, guardate qui. Se non ci credete, guardate qui. Ecco, qui sono, sempre con la mia Sterling per mano, in marcia per le strade di Londra, fianco a fianco con la mia amica Emmeline Pankhurst, poco prima che la polizia ci caricasse e ci portasse in gattabuia. Era il 1907, o giù di lì.

Qui, invece, pochi anni più tardi, sono a Parigi, nel laboratorio di Marie Curie: che buffo, per le radiazioni di quegli esperimenti i miei capelli sono diventati color malva.

Qui sono a Città del Messico, alla fine degli anni Venti, e sto posando, sempre con la mia Sterling, s’intende, per un ritratto che mi sta facendo la mia amica Frida Kahlo: che dite, mi ha fatto un po’ troppo somigliante a lei?

Questa è di qualche anno dopo e mi ritrae a casa di Virginia Woolf, a Rodmell, nel Sussex: prendevamo il tè nel giardino del suo cottage (ma io tenevo ben in vista la mia Sterling, appoggiata alla staccionata). Virginia mi diceva sempre: «Sai, Annie, una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi…». Poi mi guardava da sotto in su e aggiungeva: «Ma credo che a te basti la tua bicicletta».

Quest’altra immagine invece mi ritrae ad Amsterdam, Prinsegracht 263: sono da sola e mi guardo in giro. Sono i primi giorni di luglio del 1942: sto aspettando in sella alla Sterling la mia giovane amica Anna, che si chiama come me: che strano, non scende. Di solito è così puntuale. Facciamo sempre delle lunghe passeggiate in bicicletta. Ma oggi non arriva…

Qui siamo nel 1950, ancora a Parigi: sono seduta a un tavolino del Café de Flore e quella accanto a me è Simone de Beauvoir (poco dopo è arrivato anche Sartre: che noia!).

In quest’altra qui mi trovo a Montgomery, in Alabama: sono a una fermata di un autobus e sto aspettando che scenda, accompagnata e ammanettata da due poliziotti, Rosa Parks: andrò con lei alla stazione di polizia.

Questa è del 1991, in Sudafrica: sono sul palco con Myriam Makeba che sta facendo un concerto nel suo paese dove non tornava da più di trent’anni.

Ohhh, infine: eccomi felice e in bicicletta a Barcola, a Trieste, sulla pista ciclabile verso Miramare: la riconoscete quella signora coi capelli bianchi? Sì, è proprio lei: Margherita Hack, quante risate ci siamo fatte quel giorno. 


 

E adesso sono qui a Milano, a mostrarvi il film-diario-disegno della mia vita, che se volete può anche essere un po’ la vostra.

Capite che in fondo perdere la scommessa 125 anni fa non aveva poi così importanza? Che dite, vi piaccio coi capelli lunghi e rossi? Io mi ci trovo molto bene.

Credo che non me li taglierò più.

Parola di Gwen Londonderry.

 




 

Ci vediamo oggi per il finale di StraStorie!

Con questa nuova pagina del diario di viaggio di Annie Londonderry creato da Guendalina Ravazzoni, vi invitiamo a seguirci oggi nel gran finale di "StraStorie. Annie la giramondo" in live streaming oggi alle 17 sulle pagine di StraStorie, Covo della Ladra - Ladra di Libri e Bolzano29 e su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=ns-oTITB6Qw 

L'attrice Paola Fresa, in collegamento dallo spazio Bolzano29, leggerà integralmente la StraStoria di Annie Londonderry scritta da Gino Cervi con l'aiuto dei lettori. Non mancate!

sabato 14 novembre 2020

La quarta tappa in live streaming di "Annie la giramondo""

Eccovi la quarta tappa in live streaming di "Annie la giramondo". Gino Cervi, Valeria Ravera, Mariana Marenghi e l'illustratrice Guendalina Ravazzoni hanno parlato di scrittura, illustrazione, bici e viaggi seguendo le mille suggestioni suggerite da Annie Londonderry e dal suo giro del mondo in bicicletta a fine Ottocento.



venerdì 13 novembre 2020

Stop ai suggerimenti per il finale!

Date retta a Calamity Jane: stop ai suggerimenti per il finale di "StraStorie 2020. Annie la giramondo"! Sarà Gino Cervi a decidere cosa scegliere tra gli spunti ricevuti e come terminare la StraStoria di Annie Londonderry...Ci vediamo domenica 15 alle ore 17 in live streaming per il gran finale, in collegamento con Bolzano29, con Paola Fresa, per la lettura integrale del racconto!


 

 

 

 


giovedì 12 novembre 2020

"Her Choice": l'emancipazione femminile attraverso la bicicletta

Annie Londonderry, con il suo giro del mondo in bicicletta, è stata – forse inconsapevolmente, ma indubbiamente – una pioniera dell'emancipazione femminile. A fine Ottocento era davvero impensabile che una donna lasciasse la famiglia per compiere un'impresa del genere.

Questa vignetta, pubblicata nel 1897 su Puck, una rivista americana di satira politica e di costume, ed emblematicamente intitolata "Her Choice", potrebbe essere ispirata proprio ad Annie e alle sue gesta. Una donna con un abbigliamento scandalosamente maschile si congeda dal marito e dai figli piccoli con queste parole: "Vado a fare un giro in bicicletta, sarò di ritorno tra due o tre ore". Notate i dettagli: la bambina sulla sinistra che taglia il cappello del padre con le forbici, le margheritine sulle pantofole del marito palesemente sopraffatto, il libro sul pavimento, "Foxe's Book of Martyrs" e, sullo sfondo, la ruota di una bicicletta.
La differenza è che la nostra Annie non rientrò a casa dopo due o tre ore, ma dopo quindici mesi!
 

 

mercoledì 11 novembre 2020

"Gerusalemme" e "I visionari mi innamorano" di Guendalina Ravazzoni

Guendalina Ravazzoni ci regala due nuova pagine del diario di viaggio di Annie Londonderry, da lei immaginato partendo dalla figura e dal giro del mondo di Annie, dal racconto scritto da Gino Cervi e dalle suggestioni dei lettori, sino a creare un percorso narrativo per immagini autonomo. 


Guendalina Ravazzoni, "Gerusalemme"

 

Guendalina Ravazzoni, "I visionari mi innamorano"

 

lunedì 9 novembre 2020

Marshall Major Taylor

Nell'incontro di venerdì scorso – che se avete perso potete recuperare qui: https://www.youtube.com/watch?v=DI72gRH1edw&t=3s – ragionando sulla bicicletta come mezzo di emancipazione non solo femminile ma a tutto tondo, il professor Stefano Pivato ha menzionato uno sportivo la cui storia meriterebbe di essere conosciuta da tutti: Marshall Major Taylor.

Taylor, attivo a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, nonostante le grandi difficoltà ad affermarsi dovute al razzismo e al segregazionismo imperanti all'epoca, è stato il primo ciclista afroamericano a diventare professionista e poi campione del mondo, imponendosi in diverse specialità del ciclismo.
Divenuto incredibilmente popolare, Taylor ha fatto diversi tour in Europa, Nuova Zelanda e Australia, vincendo la gran parte delle competizioni a cui ha partecipato e aprendo la strada a molti campioni dello sport neri che si sono affermati in seguito.






domenica 8 novembre 2020

"Daisy Bell (A Bicycle Built for Two)

La sigla di "StraStorie 2020. Annie la giramondo" è "Daisy Bell (A Bicycle Built for Two)". Questa canzone – composta nel 1892 dall'inglese Harry Dacre, tra le prime a fare riferimento alla bicicletta – è diventata un successo capace di attraversare i secoli, arrivando dalla fine dell'Ottocento a oggi in innumerevoli versioni.

Grazie alla melodia allegra e al testo leggero, ricco di giochi di parole e doppi sensi, "Daisy Bell" è stata reinterpretata da molti artisti, tra cui Nat King Cole e i Blur.

Ma, soprattutto, è la prima canzone a essere stata "cantata" da un computer IBM 704 nel 1961 attraverso un programma di sintesi vocale. Arthur C. Clarke, che era presente alla dimostrazione, rivisitò l'episodio in "2001. Odissea nello spazio", scritto insieme al regista Stanley Kubrick, facendola cantare al computer HAL 9000 poco prima della sua disattivazione.

In seguito la fortuna di "Daisy Bell" non si è esaurita, e una sua versione strumentale è presente nella colonna sonora della serie "Stranger Things".
Ecco la nostra "Daisy Bell", cantata da Alessandro Arbuzzi. 
 

 

sabato 7 novembre 2020

La terza tappa in live streaming di "Annie la giramondo"

Eccovi la terza tappa in live streaming di "Annie la giramondo", in cui la libraia Mariana Marenghi ha letto per noi la nuova puntata di StraStorie 2020. Annie la giramondo. Vita vera e immaginaria di una pioniera delle due ruote e abbiamo ascoltato le affascinanti digressioni storiche e non solo del professor Stefano Pivano in dialogo con Gino Cervi, Valeria Ravera e Oliviero Ponte di Pino.

https://www.youtube.com/watch?v=DI72gRH1edw&t

C'è tempo per i vostri spunti per l'ultima puntata della StraStoria di Annie Londonderry sino alle 20 di venerdì 13 novembre!
 

venerdì 6 novembre 2020

La terza puntata di "StraStorie 2020. Annie la giramondo" di Gino Cervi

Ecco a voi la terza puntata di StraStorie 2020. Annie la giramondo scritta da Gino Cervi: buona lettura e via agli spunti su come terminare il racconto!

Una donna nuova

di Gino Cervi

 

Guendalina Ravazzoni, "Au revoir, Paris!"

Nagasaki, 9 marzo 1895

Ottanta giorni fa ero a Parigi. Pedalavo lungo la Senna con quel bizzarro amico che mi ubriacava di assenzio e di parole. Chi l’avrebbe mai detto che sarei arrivata fino a qui? Dall’altra parte del mondo, con la mia bicicletta? Converrete con me che ne ho fatta di strada.

Come dite? Che non l’ho fatta tutta in bicicletta? Vero, non ho nessun problema ad ammetterlo. Ma mica c’era scritto da nessuna parte, nella scommessa, che avrei dovuto farlo tutto in sella il mio giro del mondo. Non ho rinunciato alle navi, ai treno, alle carovane… Tutte le volte che potevo caricare la mia Sterling sopra un altro mezzo di trasporto, ne ho approfittato. E lo rifarei. Se non avessi colto queste occasioni mica sarei qui, ora, a raccontarvi tutte le mie avventure. Che non sono state poche, ve l’assicuro.

Dunque, dov’eravamo rimasti? Sì, alla Francia. La Francia l’ho attraversata in buona parte a pedali, per davvero. Da Parigi a Marsiglia ho cavalcato il mio ferreo destriero. Per strada c’era chi m’incitava e chi mi insultava solo perché ero una donna. Però i francesi mi sembrano abbastanza abituati a vedere passare sulle loro strade i velocipedisti: addirittura fanno delle corse, con denaro e premi in palio. Se non andassi di fretta, proverei a farne una anch’io. Ma di certo le donne non le considerano neppure…

A Marsiglia mi sono imbarcata per l’Egitto. Che attraversata! Il Mediterraneo è molto più bello dell’Oceano: era gennaio ma c’era quasi sempre il sole e sono arrivata ad Alessandria addirittura abbronzata: be’, in faccia e sulle braccia, che c’era poco da scoprirsi con tutti quei marinai intorno. Però me la sono cavata bene: in Francia ho guadagnato qualcosina, tra conferenze, fotografie e cartoline, per permettermi un viaggio in seconda classe. Un marinaio mi ha raccontato la storia di un poeta francese, uno famoso, un certo Arthur qualcosa… che tre anni fa aveva incontrato su quella stessa nave lungo la stessa rotta, però all’incontrario: dall’Africa a Marsiglia. Diceva che era un tipo stravagante – tutti stravaganti, ho pensato, questi poeti francesi – , e che delirava per il male che aveva a una gamba. Lo aspettavano all’ospedale di Marsiglia perché gliel’avrebbero dovuta amputare, non c’era altro rimedio. Gliela tagliarono, ma morì lo stesso poco dopo, mi ha detto. Io senza una gamba mica potrei fare il giro del mondo…

In Egitto ho pedalato nel deserto e ho incontrato la Sfinge. Impressionante la sua grandezza. La sua magnificenza mi ha sconvolto. Davanti a lei ero come pietrificata. Ferma davanti a quella muta, gigantesca presenza ho atteso che sottoponesse anche a me un enigma, come ho letto da qualche parte è solita fare con chi le si pone di fronte. Ma intorno a noi regnava il silenzio, rotto soltanto dal sibilo del vento tra la sabbia e le rocce. Allora mi sono fatta coraggio e l’enigma gliel’ho posto io: "Qual è l'animale che per muoversi non poggia le zampe per terra, ma le fa ruotare sospese nell'aria?". Silenzio. Vento e silenzio. Allora ho sorriso, ho inforcato la mia bici, ho dato un colpo di pedale e ho pensato alla meraviglia di essere ciclisti!

Dall’Egitto sono passata a Gerusalemme, non chiedetemi come. Non avrei mai pensato di poter calpestare l’antica terra dei miei padri, e di farlo in sella a una bicicletta. Qui, un giorno, mi sono imbattuta in una scena che mi resterà impressa nella memoria finché vivrò: due ragazze camminavano fianco a fianco, piangendo e tenendosi per mano. Una di loro teneva in braccio, come si tiene in braccio un bambino, un’urna. L’urna delle ceneri del padre: stavano andando a seppellirle. Parlavano un poco d’inglese e mi hanno raccontato la loro storia, di amore, di amicizia, di affidamento l’una nelle mani dell’altra. Erano due giovani donne che chiedevano solo di vivere appieno il loro amore, senza nascondersi agli occhi di nessuno. Mi hanno raccontato la loro storia e io la mia. Mi hanno chiesto come si può provare a essere felici. Ho risposto che non avevo la soluzione, che anch’io stavo cercando qualcosa che assomigliasse alla felicità: e con la bicicletta, e grazie a questa sfida che sembrava impossibile, mi sembrava di essere sul punto di raggiungerla. Ecco, l’unica cosa che mi sentivo di dire loro è stata che la bicicletta aiuta a ritrovare se stessi. Mi hanno ascoltato con attenzione. Trovare una bicicletta, anzi due, a Gerusalemme, nel 1895, non è facile. Ma da come mi hanno sorriso sono certa che ci proveranno.

Ho attraversato il deserto dell’Arabia per raggiungere Aden e da lì imbarcarmi per l’India. Viaggiavo con una carovana di mercanti e un giorno siamo stati assaliti dai predoni. Non ho mai avuta tanta paura come in quell’occasione. Ho temuto che non ne saremmo usciti vivi. Quando hanno visto la mia macchina a pedali, quei feroci predatori sono rimasti incantati. Non capivano cosa fosse, a che cosa servisse. Ho avuto la brillante idea di mostrare loro cosa si potesse fare in sella a quel cavallo di metallo. L’ho fatta scaricare dal carro, l’ho inforcata e mi sono messa a pedalare tutt’intorno a loro, una, due, tre volte. Sono rimasti folgorati. Una cavalcatura di ferro, legno e gomma. Mi hanno scambiato per un’incantatrice, una meraviglia soprannaturale, e ci hanno lasciato proseguire. Liberi.

Ad Aden, nello Yemen, mi sono imbarcata per Ceylon. Siamo arrivati a inizio febbraio: mi sono fermata per alcune settimane, in tempo per incontrare e conoscere un curioso inventore mezzo indiano e mezzo britannico che mi ha convinto a provare la sua strampalata macchina a pedali galleggiante. Era sicuro che io fossi la persona giusta per pubblicizzarla in tutto il mondo. Si trattava di un trabiccolo di legno e sughero che ondeggiava precario a ogni colpo di pedale che pescava sotto la superficie dell’acqua e dava la spinta a quella specie di bagnarola. Il buffo inventore si chiamava Gary Sal, diceva che con quell’imbarcazione a pedali sarebbe arrivato fino al Polo Australe, e poi da lì al Polo Nord. Straparlava e presto si è innamorato di me: era talmente cotto che ha voluto chiamare la sua bizzarra invenzione “The Pedal Love”. Per fortuna mi sono liberata di lui dopo poco tempo.

Ho fatto rotta per l’Indocina e da lì per Hong Kong.  A Port Arthur sono capitata nel bel mezzo della guerra tra cinesi e giapponesi. E per poco non ci ho rimesso la pelle, tra assedi e cannoneggiamenti. Sono riuscita a malapena a fuggire da quell’inferno di proiettili e bombe. Ora eccomi qui, a Nagasaki. Non mi resta che attraversare il Pacifico e sarò di nuovo in America. Se riesco a imbarcarmi entro la primavera, forse arriverò a Boston prima di settembre e a vincere la mia scommessa. Ma, lo dico qui davanti a tutti per la prima volta, e in particolare lo voglio dire a voi, donne e anche a te, bellissima ragazzina, che mi sorridi dalla prima fila. Come hai detto che ti chiami? Cho-Cho San? Ecco, a voi tutte che siete venute ad ascoltare i racconti di un’americana matta che sta girando il mondo da nove mesi in sella a una bici. Anche se non arriverò in tempo per vincere la mia scommessa con quei due galantuomini di Boston, la mia personale, di scommessa, l’ho già vinta. Fin da ora posso dire di sentirmi una donna diversa, anzi una “Donna Nuova”. 

 

Guendalina Ravazzoni, "La Sfinge"

 

ADESSO TOCCA A VOI: VIA AI SUGGERIMENTI PER IL FINALE DELLA STRASTORIA!

Qui trovate l'incipit:

https://www.strastorie.it/2020/10/lincipit-di-strastorie-annie-la.html

 
Qui la seconda puntata:

https://www.strastorie.it/2020/10/la-seconda-puntata-di-strastorie-2020.html 


Ecco come inviare i vostri spunti a Gino su come continuare il suo racconto entro le ore 20 di venerdì 13 novembre:

postate i vostri suggerimenti durante le dirette su Facebook e Youtube;

oppure inviateci i vostri suggerimenti con tutta calma:

-  via mail a strastorie@gmail.com;

-  commentando i video della diretta YouTube e Facebook del Covo della Ladra;

-  inviando un messaggio Whatsapp al numero 348/7459627