sabato 24 dicembre 2022

L'ultima puntata di "La nave nella neve"

Ed ecco l'ultima puntata di "La nave nella neve"! Valeria Ravera ha fatto tesoro degli spunti dei bambini della quinta A, immaginifici e bizzarri. Il risultato è un finale rocambolesco come non mai, tutto da leggere!

"La nave nella neve" – terza e ultima puntata
 
Chi è questa ragazzina che stringe fra le mani un libro?, si chiede Nostromo. Come ha fatto ad arrivare sulla nave? Passata la sorpresa, la riconosce: è la ragazzina del quadro dipinto da Silvestrus… La figlia di suo fratello!
“Come ti chiami?” le chiede.
“Dora. E tu chi sei? Credo di sapere il tuo nome, ma ho quasi paura a pronunciarlo perché non dovresti essere reale…”
“Mi chiamo Nostromo e sono un marinaio. Dopo aver passato tutta la vita a cavalcare le onde, ho visto in un libro un’illustrazione del Monte Bianco e ho sentito il bisogno irrefrenabile di venire qui, sulla neve, sotto il Dente del Gigante, con il mio veliero.”
“Quindi sei proprio tu: Nostromo, il protagonista di questo libro! E, se quello che ho letto è vero, sei anche mio zio!
Dora mostra a Nostromo la pagina del libro con il quadro che ritrae lei e i suoi genitori. Lui prende dalla stiva il dipinto di Silvestrus e glielo mostra. Sono identici! Inoltre Dora nota che Nostromo e suo papà si assomigliano molto, hanno gli stessi occhi, anche se sono di colore diverso. E poi c’è una coincidenza incredibile: il binocolo di Nostromo è uguale a quello che suo papà tiene sulla scrivania, sognando di scrutare chissà quali orizzonti.
 
I due parlano e parlano di tante cose: la cartolina del Dente del Gigante, Pico l’amico viaggiatore, il papà di Dora che ama il mare ma non sa nuotare, Jolanda la navigatrice che forse un giorno Nostromo avrebbe rincontrato e, chissà, persino sposato, magari nel luogo in cui si sono visti per la prima volta… Hanno tutta una vita da raccontarsi.
All’improvviso, però, Dora si interrompe e dice: “E adesso come faccio a tornare a casa? Vorrei portarti con me, Nostromo, dal papà e dalla mamma… Sono certa che sarebbero felici! Ma sono bloccata qui, dentro il libro, con te! Rischiamo di rimanere qui tutti e due per l’eternità”.
 
Intanto il vento soffia forte e il veliero si avvicina sempre di più alla grotta nella montagna. Nostromo era talmente contento di aver trovato sua nipote da essersi distratto, dimenticando di tenere il timone. Ora si accorge che la nave sta andando alla deriva. Riprende il timone, ma ormai è troppo tardi per cambiare rotta: stanno entrando nella grotta! Quegli spunzoni a forma di denti non promettono niente di buono… E infatti ad attenderli dentro trovano il drago dei ghiacci, il terribile mostro che sputa il gelo invece del fuoco. Fuggire è impossibile, Dora e Nostromo rischiano di essere trasformati in due statue di ghiaccio per sempre. Dora però ha un’arma in tasca: il suo yo-yo! Lo fa roteare in aria come il lazo di un cowboy e lo lancia contro il drago. Il filo dello yo-yo si arrotola intorno alle fauci del drago, bloccandole e impedendogli di soffiare il suo fiato raggelante. Dora e Nostromo si guardano. Il pericolo per il momento sembra scampato. Resta però il problema di tornare a casa…
 
Mentre lanciava lo yo-yo contro il drago dei ghiacci, Dora ha lasciato cadere il libro. Zio e nipote abbassano gli occhi e lo guardano. Anche stavolta il libro si è aperto, però sull’ultima pagina, dove ci sono un disegno e una dedica. C’è scritto: “Cara figlia mia, spero che tu scopra quanto è bello leggere e, attraverso la lettura, viaggiare liberamente attraverso il tempo e lo spazio senza avere il bisogno di muoverti dalla tua stanza”. Firmato:“Papà”. Sotto alla dedica c’è il disegno colorato a matita di una camera: è quella di Dora!
Lei capisce subito cosa bisogna fare: prende per mano Nostromo, tocca il disegno e…
 
Dora e Nostromo si ritrovano nella stanza in cui tutto è cominciato. Lei corre a chiamare i genitori e racconta la sua avventura. Dopo lo sbalordimento iniziale, la gioia è enorme. Nostromo e Adamante, il papà di Dora, si riconoscono subito come fratelli e si abbracciano. Nostromo però è confuso: guardandosi intorno, si rende conto di essere stato trasportato in un’epoca diversa dalla sua!
 
È Adamante a spiegargli tutto. Ha saputo da poco dell’esistenza di un fratello scomparso. La sua storia era scritta in un vecchio diario di suo padre, anzi, dell’uomo che Adamante credeva essere suo padre, però in realtà non lo era. Era andata così. La donna che aveva rapito il fratello di Nostromo subito dopo la sua nascita non era una vera levatrice, ma una strega. Per non far ritrovare mai più il bambino, aveva deciso di portarlo altrove non solo nello spazio, ma pure nel tempo, usando la sua polvere magica. Così il piccolo si era ritrovato in un’epoca futura rispetto a quella in cui era nato!
 
Nostromo sceglie di rimanere a casa della sua nuova famiglia, in attesa di recuperare la sua nave nella neve e decidere se ripartire o restare. È il 29 febbraio, un giorno speciale che ricorre solo ogni quattro anni. I due fratelli stabiliscono di festeggiare comunque questo anniversario in futuro, come se fosse il loro compleanno, anche quando il 29 non ci sarà, nella notte tra il 28 febbraio e l’1 marzo. Decidono anche di prendere lo stesso cognome, combinando i loro nomi. D’ora in poi saranno i fratelli Nostromante! 
 
Il tempo passa. Nostromo e Adamante non fanno altro che parlare, desiderosi di sapere il più possibile l’uno dell’altro. In questo modo scoprono di avere entrambi la passione per la musica e la chitarra. Nostromo la suonava sempre nei momenti liberi sulla nave, il suo pezzo preferito era il “Fandango” di Aguado. Adamante invece suona la chitarra elettrica e ama l’heavy metal. Per celebrare nel modo migliore il fatto di aver ritrovato il fratello, decide di portarlo a un concerto dei Metallica: yeah! In cambio, Nostromo gli promette di insegnargli a nuotare e a condurre una nave, e di portare tutta la sua famiglia a fare il giro del mondo.
 
Nostromo è felice di non essere più solo, però ha nostalgia del mare, e anche della neve e del suo veliero, che è rimasto sul Monte Bianco. Inoltre ripensa spesso a Jolanda, la navigatrice. Sa però che lei vive in un’altra epoca, quella in cui prima viveva anche lui, e quindi rincontrarla è impossibile.
Un giorno, per ammazzare il tempo, nella libreria della camera di Dora, Nostromo cerca un libro da leggere e trova “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero” di Salgari. È un’edizione illustrata, per ragazzi. Lo apre e si imbatte nel ritratto di Jolanda, l’antenata della navigatrice. Non solo le due donne hanno lo stesso nome: si assomigliano anche come due gocce d’acqua. Nostromo, incredulo, tocca il ritratto e…
 
Nostromo e Jolanda si ritrovarono e vissero felici e contenti!
 
FINE!
 
POST SCRIPTUM: C’è chi dice che Jolanda, oltre a essere una grande navigatrice nello spazio, navighi anche nel tempo. E pare che sia pure una criminale internazionale, ricercata dall’FBI… Nostromo la aiuta sempre a fuggire e viaggia con lei, da un’epoca all’altra. Ma questa è un’altra storia!
 
POST POST SCRIPTUM: Dora ha incominciato ad appassionarsi ai libri. Ha capito che sono portali verso mondi nuovi e sconosciuti, e per lei sono diventati dei veri amici. Passa intere giornate in biblioteca a leggerli. Un giorno, sfogliandone uno, il suo sguardo viene attirato irresistibilmente dall’illustrazione di un treno in corsa. Dora la fissa a lungo, poi la tocca e… Questa è un’altra storia ancora!
 

Il disegno è di Adam della quinta A.
 
 

venerdì 23 dicembre 2022

Gli spunti della quinta A per il finale di "La nave nella neve"

Quanti finali può avere una storia? Durante l'incontro in classe con Valeria Ravera e Valeria Muti, partecipato, allegro e stimolante, gli alunni della quinta A hanno lasciato volare la fantasia e ne hanno proposti davvero tantissimi, uno più bello e originale dell'altro. Molti di questi sono stati messi per iscritto e disegnati, come potete vedere nella foto.

 


 
Presto scopriremo come sono confluiti nella conclusione della StraStoria di Dora e Nostromo!
 

giovedì 22 dicembre 2022

La seconda puntata di "La nave nella neve"

Ecco la seconda puntata di "La nave nella neve". 
I suggerimenti degli alunni della quinta A della scuola primaria Ciresola sono stati rielaborati, collegati e arricchiti da Valeria Ravera per scrivere il prosieguo del racconto. La StraStoria di Nostromo e Dora si apre a scenari inaspettati!

La nave nella neve – seconda puntata
 
Dora alza gli occhi dalla pagina. Il Dente del Gigante… Quel nome le ricorda una vecchia cartolina. Ormai non se ne vedono quasi più in giro, ma i suoi genitori le hanno spiegato che una volta quando si faceva un viaggio, piccolo o grande che fosse, si spediva per posta ai parenti e agli amici una cartolina dal luogo in cui si era. E in quella cartolina in bianco e nero che, quando Dora era piccola, era attaccata al frigorifero in cucina, c’era proprio il Dente del Gigante!
Quel nome, scritto in basso, l’aveva incuriosita e aveva chiesto da dove venisse. Suo papà le aveva raccontato una storia curiosa: era il dente di un dinosauro, che l’aveva perso lottando con uno squalo portato a riva da uno tsunami. Pare anche che un bambino gigante si fosse affezionato a lui e lo annaffiasse per non farlo morire. Di notte, però, il dente perso ululava per la solitudine in mezzo ai ghiacci… Sua mamma invece le aveva detto che secondo la leggenda quello era davvero il dente di un gigante che si chiamava Gargantua.
Quando non riusciva ad addormentarsi e sentiva qualche strano rumore in casa, Dora immaginava che il Dente del Gigante sul frigo ululasse perché non voleva stare da solo. Così una volta, a Carnevale, gli aveva appiccicato accanto la dentiera da Dracula di plastica perché gli facesse compagnia. La bambina immaginava che il Dente del Gigante avrebbe di sicuro fatto amicizia con i lunghi canini di Dracula, visto che gli assomigliavano tanto!
Dora riprende a leggere il libro: vuole scoprire cosa farà Nostromo.
 
Nella mia nuova avventura ho investito tutti i miei risparmi. Insieme ai miei compagni d’equipaggio più fedeli, ho costruito un piccolo veliero. Mentre prendeva forma già mi immaginavo arrampicato sull’albero maestro, a rimirare la distesa di bianco intorno a me.
Completato il veliero, è arrivata la parte più difficile: farlo arrivare sul Monte Bianco! Io e la mia nave, creature di mare, dovevano spostarci sulla terraferma, che non conoscevamo affatto.
Così ho deciso di chiedere consiglio al mio unico amico che già viveva sulla terraferma: Pico, grande viaggiatore e allevatore di cavalli. L’avevo incontrato durante una traversata, avevamo subito fatto amicizia e ci eravamo promessi di continuare a scriverci. Da allora, in ogni porto in cui mi fermavo, trovavo una sua lettera e gli rispondevo. Pico mi ha offerto subito il suo aiuto e mi ha mandato un enorme carro trainato dai cavalli più robusti che aveva per trasportare il mio veliero.
Sono sceso dalla mia nave, sono salito sul carro e sono partito verso il Monte Bianco. I primi giorni sentivo la terra ondeggiare sotto i miei piedi e di notte non dormivo perché avevo una tremenda nostalgia delle onde che mi cullavano. Poi, piano piano, mi sono abituato.
Il viaggio è durato alcuni mesi. Lungo la strada ho incontrato molte persone. Non credo che dimenticherò mai Jolanda, esperta navigatrice solitaria e ultima discendente del mitico pirata Corsaro Nero. Avevo letto le avventure dei suoi avi sui libri di Salgari. Quando tornerò al mio amato mare, spero di rincontrarla!
 
Dora sorride. Il Corsaro Nero lo conosce! Suo papà è appassionatissimo di storie di mare. È una cosa strana, visto che non sa nemmeno nuotare. Quando era piccola le raccontava sempre le avventure del pirata, e lei stessa è molto affascinata dal mare e dai viaggi, anche se su una nave vera e propria non è mai salita, solo sul pedalò d’estate. Riprende a leggere, sempre più curiosa. 
 
È quando sono giunto finalmente al Monte Bianco, però, che ho fatto l’incontro decisivo. Sulla montagna viveva un vecchio pittore, Silvestrus, un saggio noto per saper leggere nel passato e rivelare fatti sconosciuti mostrandoti i suoi quadri. Così ha fatto anche con me. Dopo avermi fissato a lungo, ha battuto tre volte per terra il suo bastone-scettro con una pietra preziosa incastonata nel pomello, si è messo davanti al cavalletto e ha cominciato a dipingere. Sono stato a osservarlo per ore, mentre ritraeva sulla tela un uomo, una donna e una ragazzina che non conoscevo. Poi ha posato il pennello, si è accarezzato la lunga barba bianca e mi ha detto: "Nostromo, nel tuo passato ho visto una cosa che devi sapere. Tuo fratello non è morto come credevano tua madre e tuo padre: è stato rapito dalla levatrice. Lei ha raccontato ai tuoi genitori che era nato morto e l’ha venduto a un mercante. Ora lui vive in una grande città, con sua moglie e sua figlia. Eccoli qui, in questo quadro che ho dipinto per te".
La rivelazione di Silvestrus mi ha sconvolto: mio fratello era vivo! Non riuscivo a staccare gli occhi dal quadro.
 
Dora gira la pagina e si trova davanti un’illustrazione in cui sono ritratti un uomo, una donna e una ragazzina. Rimane a bocca aperta: quelli sono suo papà, sua mamma e lei! Incredula, allunga la mano verso il libro, tocca la sua immagine e…
 
Dora è su un veliero che, sospinto dal vento, scivola rapido sulla neve come se fosse acqua. In lontananza, sulla parete della montagna, si intravede l’ingresso di una grotta, circondato da spunzoni di roccia che sembrano denti enormi. Al timone c’è un uomo di mezza età, i capelli biondo scuro, le lentiggini e gli occhi blu. Lui la guarda e le sorride.
 
CONTINUA!
 

Il disegno è di Adèle della quinta A. 
 

mercoledì 21 dicembre 2022

Gli spunti dei bambini per la seconda puntata di "La nave nella neve"

Siete curiosi di scoprire come continua la storia di Dora e Nostromo?

Questo è l'incipit scritto da Valeria Ravera:
 
https://www.strastorie.it/2022/12/lincipit-di-la-nave-nella-neve.html

E questi sono i suggerimenti – scritti e disegnati – che ci hanno dato i bambini della quinta A della scuola primaria Ciresola!
 
– Per compiere la sua impresa con il nuovo veliero Nostromo viene aiutato dall’equipaggio della nave.
Porta il suo veliero sul Monte Bianco con una carrozza.
Nel suo viaggio verso il Monte Bianco incontra una ragazza anche lei navigatrice e piano piano si innamorano.
Sulla montagna incontra un saggio che gli indica il modo per entrare nel Dente del Gigante dove trova il fratello che pensava morto.
Nostromo è lo zio di Dora che lei non aveva mai conosciuto.
Nostromo voleva farsi conoscere da Dora, quindi scrive un libro dove racconta le sue avventure e lo fa trovare a Dora. Alla fine del libro c’è la dedica per la sua nipotina Dora.
Dora mentre legge il libro rivede se stessa in un’immagine, toccandola entra nel libro e viene trasportata nella vita di Nostromo.
Il Dente del Gigante si chiama così perché la punta della montagna è come il canino di un gigante.
Il dente è arrivato sulla montagna perché durante uno tsunami uno squalo è stato aggredito da un dinosauro che ha perso uno dei suoi denti.
Un bambino gigante annaffia il dente del dinosauro per non farlo morire. Dopo secoli il dente diventa una montagna appuntita che durante la notte urla come fosse il dinosauro vivo.
–  Nostromo è alto 1, 75, robusto, ha i capelli biondo scuro, gli occhi blu, le lentiggini ed ha 48 anni
Dora ha i capelli rossi spesso legati in una coda. Gli occhi sono verdi, ha le lentiggini è alta 1,40 e a ha 12 anni.
 

martedì 20 dicembre 2022

L'incipit di "La nave nella neve"

È tempo di feste anche per StraStorie, e quindi ci siamo fatte un regalo. Valeria Ravera, l'ideatrice del format, si è cimentata per la prima volta nella scrittura di una StraStoria con l'aiuto degli alunni della quinta A della scuola primaria Ciresola di Milano, grazie all'invito e alla collaborazione di Valeria Muti e della maestra Francesca Drogo. Come sempre, si parte dall'incipit: eccolo!

La nave nella neve 

Dora è nella sua stanza. È annoiata, come ogni tanto le succede nei giorni in cui non c'è scuola, fuori piove e fa freddo e non ha niente da fare con i suoi amici. Allunga la mano per prendere il suo gioco preferito e senza volere urta un libro, che cade dallo scaffale. I libri non le piacciono molto, chissà come mai, ma questo si apre su un'illustrazione che la colpisce: un veliero con le vele gonfiate dal vento che naviga sulle montagne, in un mare di neve, in mezzo a pini altissimi. Così, un po' distrattamente, si siede sul letto e comincia a leggere.

Mi chiamo Nostromo. Il mio nome avrebbe potuto essere un nome come quelli degli altri bambini – ce ne sono tanti tra cui scegliere! –, ma sono nato su una nave ed è andata così. E nel mio nome c'era scritto il mio destino, visto che ho sempre vissuto in mare, passando da una nave all'altra, prima con i miei genitori e poi, quando sono diventato grande, da solo. Il mare, infinito e perennemente in movimento, era tutto il mio mondo. Finché un giorno, sfogliando un libro dimenticato da un passeggero, ho visto un disegno del Monte Bianco: immenso, immobile, irraggiungibile, con uno spuntone di roccia che punta verso l'alto e a me sembrava un dito enorme, però chissà perché si chiama Dente del Gigante. All'improvviso ho sentito che la montagna mi chiamava e che era lì, su quella neve, che avrei continuato il mio viaggio, con una nave tutta mia.

 CONTINUA...

#StraStorie #leggere #scrivere #libri #fantasia #scrivereinsieme 



Il disegno è di Gaia della quinta A. 🙂

lunedì 12 dicembre 2022

Il racconto integrale di Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone

Avete letto l'ultima di StraStoria scritta da Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone attingendo agli spunti raccolti da OraZulu e dai lettori?

Se ve la siete persa, seguite i link: il divertimento è garantito!

Illustrazione di Guendalina Ravazzoni

Parole in gioco: StraStorie incontra OraZulu
Hybrid Edition per BookCity Milano 2022
Un format di narrazione condivisa di Valeria Ravera
Un gioco di parole con le parole di Guendalina Ravazzoni e Alessandra Gandini
Con Andrea Ferrari e Francesco Gallone
Illustrazioni di Guendalina Ravazzoni
Incursioni di Oliviero Ponte di Pino
In collaborazione con la libreria Covo della Ladra - Ladra di Libri

#scrivere #leggere #BCM22 #StraStorie #OraZulu #Strastorie #BookCity #paroleingioco


domenica 20 novembre 2022

Il quarto capitolo di "Parole in gioco": "Nozze ibride"

Nozze ibride di Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone

Keith Haring, "The Marriage of Heaven and Hell"


«Fai cagare» sentenzia Raffaella guardando schifata il completo fucsia glitterato di Giacomo.
«Hai sempre una parola gentile, eh, Raf?» ribatte lui, osservandosi con un misto di compiacimento e disgusto.
«In principio era il verbo: poi il Diavolo concepì il congiuntivo» è il commento del fratello di Luca.
«In effetti, se io avessi le palle, tu me le avresti tritate già tutte e tre.»
«Raf... Ti ricordo che gli uomini hanno due testicoli.»
«Ti sembra che, se io fossi un uomo, potrei avere solo due testicoli?»
Maddalena storce la bocca: «E questa qui? Da dove è uscita? Non è al nostro servizio?».
«I servizi li può fare lei, signora. Prenda pure la scopa. Ma non la usi per volare, eh... e soprattutto: chi è? Che fa qui?»
«Sarebbe mia madre» balbetta il fratello di Luca.
«Ho capito perché hai tutti quei problemi.»
«Quali?»
«Lascia stare. Sentite, io devo andare...» Raffaella fa un passo avanti, ma Giuda ringhia di brutto.
«Hai acconsentito, signorina. Ora devi...» le spiega cortese Michal Čapek, per i nemici Devil-eroo.
«Io non devo niente, Ciapel. Te capi'?»
«Ma hai stretto un vincolo!»
«Ti pare? Io sono una che trova l'uscita anche nei vincoli ciechi. A proposito...»
«Eh, no, cara.» Maddalena è spazientita e ammirata al contempo: «Siamo ormai d'accordo che andremo tutti al matrimonio di mio f...».
«E voi cosa ci fate tutti qui?»
Dal pianerottolo spunta Luca. Il cane Giuda gli corre incontro, scodinzola, lo lecca. Čapek e Maddalena si voltano, spiazzati. Luca è enorme, il fisico da rugbista in un completo elegantissimo. È bagnato fradicio.
«Cosa fai tu, qui. Non dovevi essere in comune per gli ultimi preparativi?»
«Non mi sposo più. No no. Quella donna è un demonio!»
«Oh, che bella notizia!» esulta Maddalena. «Di che girone?»
«Mamma, per favore.»
Raffaella intanto guadagna la posizione accanto alla finestra. Piove ancora a dirotto.
«Ma parli seriamente?» si informa Giacomo, un po' deluso dal non poter sfoggiare il proprio completo fucsia per cui s'è venduto i dati personali al diavolo.
«Certo che parlo seriamente. Mirella è un mostro! Io credevo di tentarla e corromperla, però lei è... oltre la corruzione. E i suoi parenti, pure. Troppo anche per noi. In fondo, siamo angeli caduti. Perpetriamo il male, ma in relazione all'altra squadra. Sappiamo che è un'eterna lotta tra di noi, e si gioca così... Ecco: per Mirella e la sua famiglia è come se la squadra del male giocasse senza la squadra del bene. Come se fuori dall'inferno non ci fossero le stelle, ma buio ancora, più buio che tra le fiamme della dannazione.»
«Mamma mia, e che sono, una famiglia di esattori?»
«Fuochino… Comunque, io non la sposo. Sparisco per un po', mi faccio un mesetto in Cambogia bello tranquillo.»
Dall'abito ultrakitsch a volant multipli di Raffaella sbucano all'improvviso due ali che ricordano quelle di una cornacchia. Lei mette le mani sulle maniglie della finestra, pronta a spiccare il volo, quando Čapek borbotta: «Eh, no, purtroppo... Non si può. Non puoi. Stiamo parlando di Mirella Scannadìo.»
Luca annuisce, deglutendo un bolo amaro.
«E allora, figlio mio, non si scappa dalle responsabilità. Maddalena, odio mio, sappiamo benissimo il motivo per il quale queste nozze vanno celebrate. Il contratto, stavolta, lo abbiamo firmato noi. Gli Scannadìo sono la famiglia di punta della nuova classe immobiliarista della città di Milano. Hanno asset sopra e sotto e dentro la terra, stanno puntando al cielo con le loro torri a vetri e non mi sembrava il caso di farmi scappare l’occasione di contribuire a un tale ardimento. Insomma, pensa che hanno le mani nel cemento che ha già realizzato City Life, il Porta Nuova District, le Tre Torri, roba che giù da noi i nostri architetti se la sognano. E adesso l’orizzonte è quello delle Olimpiadi della neve nel 2026. Abbiamo un patto con i nostri omologhi umani. Non si scappa. Luca, tu ti sposi! E tu dove credi di andare, cara il mio angioletto?» Čapek adesso è cambiato, la sua voce i suoi occhi la sua mimica. Ora ha davvero un diavolo per capello.
Raffaella si ferma, indecisa fra saltare comunque o portare lo scontro nell’appartamento, poi si gira e affronta il suo demone: «Angioletto lo dici alla tua odiata mogliettina. Io, caro mio, sono una raminga. E non fate battute sul Signore degli Anelli. Voi demoni e angeli siete sempre così concentrati sulla vostra follia a due da non esservi accorti che piano piano qualcuno, da sopra e da sotto, è fuoriuscito. Ci siamo costituiti in gruppi piccoli, ma agguerriti, e stiamo portando avanti la nostra lotta silenziosa per il reale libero arbitrio. Quanto di più vicino alla libertà possiamo conoscere. Vi sabotiamo da anni, ma voi miopi non ve ne siete resi conto. E saboteremo anche questo matrimonio.»
Giacomo è estasiato. Ha fatto lo scemo per non pagare il dazio e muoversi liberamente alla cerimonia, ma questa non se la sarebbe mai aspettata. Ci sono problemi di intelligence anche da loro, non solo all’inferno.
«Interessante, signorina. Ma oggi sei mia ospite, diciamo così. Andiamo alla cerimonia. Ora.»

Il Comune di Testate sul Muro, mai nome fu più profetico, una ridente località ai bordi della grande Milano, nota per essere l’unico comune dell’hinterland senza neppure un parco, un giardino o un’area cani, è fisso come un quadro che esprime tutta la metafisica di De Chirico. Solo che i porticati, alti più di venti metri e tracciati in chiaroscuro prospettico, sono gremiti di gente. Così tanta, venuta da tutto il mondo, ché Mirella è la prima Scannadìo ad andare in sposa al rampollo di una famiglia di un certo rango.
Piove, piove a dirotto, ma i portici del tempio eretto al dio cemento sono enormi, illuminati al neon, e i festoni grigi non sventolano al vento. Sono di calcestruzzo grezzo. Un simbolo per gli Scannadìo.
Mirella è bellissima, il suo abito grigio, lungo, ricorda una colata di malta bastarda e profuma di mattone al bergamotto. Suo padre la tiene sottobraccio e sorride all’arrivo di Devil-eroo e signora.
Mirella è compiaciuta. Ha dei progetti.
Maddalena guarda il cielo, poi si rivolge al marito: «Le previsioni danno piogge intense per i prossimi tre anni».
«Un diluvio, praticamente.»
«Già, com’è antico il nostro amico lassù. Il diluvio… Poi cosa farà, uno sciame di vespe?»
«Cavallette, l’ultima volta erano cavallette. Non ricordi?»
«Già, è vero. Comunque che vecchiume. Segue sempre il piano alla lettera.»
«Eh, immagino che da quando ci hanno cacciati non si siano evoluti un granché. Anche se, spezzo una lancia per loro, sai che hanno una burocrazia mastodontica. Peggio del catasto.»
Maddalena annuisce e cerca di ricordare dove ha lasciato le galosce nello sgabuzzino giù agli inferi.
Il sindaco di Testate sul Muro, una testa di ponte degli Scannadìo, si schiarisce la voce e, stretto nella sua fascia monocolore, dà inizio alla cerimonia.
Luca è impietrito, non parla, osserva soltanto e cerca di capire cosa farà Raffaella. Che tipo, cinque anni di convivenza e mai un sospetto su di lei. Giacomo lo aveva beccato al terzo giorno, manco a dirlo.
Il sindaco parla, parla e parla. Poi salta inspiegabilmente la parte delle promesse degli sposi e arriva al dunque. Per aggiungere un tocco di nero a tutto quel grigio, inserisce il fatidico: "chi è contrario alle nozze, parli ora o taccia per sempre".
Il silenzio è totale, più omertoso che convinto, e sul filo di lana Luca si trasforma.
Diventa un gigante di uno strano colore blu, le sue ali nere sovrastano il porticato e i suoi occhi sono di bragia. «Io sono contrario. Non mi sposerò. Disinstallate le vostre app. Tornate sulla terra, voi che ci siete nati. Io me ne vado. Non posso sposarmi con Mirella, non la odio abbastanza. Vado a Ibiza ad aprire un chiringuito.»
Maddalena inizia a urlare stridendo come il canto di mille erinni e sbattendo la coda come un maglio da cantiere.
Devil-eroo fuma dal naso.
Il padre di Mirella, il capofamiglia degli Scannadìo, lo punta con un dito come a ricordargli che, in un modo o nell’altro, le nozze di cemento si debbono fare.
Il fratello di Luca, che ha annusato la possibilità di prendere finalmente il posto di Luca, si avvicina a Mirella, languido.
Lei non lo degna di uno sguardo.
Luca si alza in volo, ma è trattenuto da pilastri spuntati dal terreno. Sono caldi come l’inferno. L’alleanza fra le due famiglie è cementata da molto tempo, pensa. Cementatissima.
«Lo sposo è impazzito, neppure ha bevuto» dice il fratello di Luca, convinto di poter ancora avere una chance per impalmare Mirella Scannadìo.
«Taci, coglione» intima Giacomo, cogliendo l'occasione per rivelare finalmente il suo status di arcangelo in incognito. Con un colpo d’ala candida, che col fucsia fa un contrasto a dir poco miracoloso, sferza una colonna del porticato che, essendo costruita in cemento depotenziato, vera specialità della famiglia Scannadìo, crolla e spezza i pilastri che trattengono Luca.
«Vattene, Luca. Ci rincontreremo. E allora sarà pianto e stridore di menti.»
Raffaella, intanto, si getta su Mirella Scannadìo e la prende in ostaggio.
«Cancellate i miei dati o le faccio la pelle» intima.
Il trambusto è tale che i trenta valletti assoldati dalla famiglia dello sposo che dovevano trasportare la torta, credendo che sia ora della festa, escono da una delle sale comunali che danno direttamente sui portici. Sono vestiti e truccati in stile goth-punk, ma quell'orgia di nero, borchie e catene non è niente rispetto alla torta.
Un enorme colata di panna e pan di spagna grigia compone un grattacielo in miniatura, per modo di dire, a trentasette piani e con degli inserti a led intermittenti a fungere da finestre. Sembrano frutti di bosco acidi. A ben vedere le luci a led compongono la parola AUGURI come una volta succedeva a Milano sul palazzo del Comune in via Melchiorre Gioia.
La torta è così terribile e smargiassa che tutti si distraggono, perfino Čapek e Maddalena.
Luca riesce a fuggire e fa l’occhiolino a Giacomo.
«Se ne va!» esclama Maddalena.
«Non importa, moglie mia, a Ibiza abbiamo una succursale, lo sai.»
Mirella inizia a considerare il fratello di Luca, ma ha il problema di liberarsi da Raffaella.
È Giacomo a superare l’impasse: «Il matrimonio è saltato, mi pare evidente. Ma ho da dire qualcosa. Raffaella, nessuno di noi due era quello che voleva sembrare. Mi pare ovvio. Però ti amo. Forse un giorno mi amerai anche tu, ma non credo di poter aspettare. La torta c’è. Gli invitati pure. E se accetterai di contrarre con me il vincolo matrimoniale, ti prometto che i tuoi dati verranno conservati gelosamente e che il patto con il Diavolo sarà condonato».
Alla parola "condono", il vecchio Scannadìo si frega le mani.
Čapek e Maddalena, stufi di tanta melassa, iniziano a svanire in una nuvola di fumo sulfureo. «Che noia. Andiamocene, Michal.»
Raffaella guarda Giacomo. Molla Mirella, poi dà un occhiata al cielo plumbeo. «Quando smetterà di piovere, sarò tua» dice solenne, incrociando le ali dietro la schiena.
E tutti applaudono.

In fondo al paese un cane guida, di nome Giuda, cerca senza successo un’area cani per fare i propri bisogni. Il poverino grugnisce disperato.

Fra i portici, un sottile raggio di un sole asfittico, molto cittadino, fa capolino sulle teste degli invitati.
Giacomo sorride.
Raffaella un po’ meno, ma alla fine sembra quasi felice.

FINE DELLA STRASTORIA! APPUNTAMENTO ALLA PROSSIMA EDIZIONE! 😉

Qui trovate la prima puntata del racconto:
https://www.facebook.com/photo?fbid=818019366229356&set=a.557514668946495
Qui la seconda:
https://www.facebook.com/photo?fbid=826198512078108&set=a.557514668946495
Qui la terza:
https://www.facebook.com/photo?fbid=830685694962723&set=a.557514668946495

Parole in gioco: StraStorie incontra OraZulu
Hybrid Edition per BookCity Milano 2022
Un format di narrazione condivisa di Valeria Ravera
Un gioco di parole di Guendalina Ravazzoni e Alessandra Gandini
Con Andrea Ferrari e Francesco Gallone
Incursioni di Oliviero Ponte di Pino
Illustrazioni di Guendalina Ravazzoni
In collaborazione con la libreria Covo della Ladra - Ladra di Libri
Appuntamenti in diretta streaming: 21 e 26 ottobre, 2 novembre, 11 novembre e 16 novembre, ore 18.30
#scrivere #BCM22 #StraStorie #OraZulu #Strastorie #BookCity #paroleingioco

Illustrazione: "The Marriage of Heaven and Hell" di Keith Haring