giovedì 17 novembre 2016

"Il bandito" – 1. L'incipit

IL BANDITO – 1. L'INCIPIT
di Matteo Speroni


Un colpo di vento, una folata improvvisa alza la polvere e ne sbuffa una manciata in faccia a Sante. «Maledissiun!», impreca il ragazzo. Un granello è andato a infilarsi nell’iride dell’occhio destro, proprio quello buono, perché Sante è strabico, il sinistro gli sfugge. Maria, la sua amata Maria, è una ragazzina, ma lavora già in filanda, vive tra i tessuti, il fazzoletto bianco che tiene in tasca è un monito inconsapevole, sempre lì, a ricordarle il suo destino operaio di sacrificio.
Maria è accanto a Sante, quel pomeriggio a Novi, assieme a centinaia di loro compaesani che si accalcano sul ciglio della strada in attesa del campione. La folla sembra sorretta da due corde tese ai bordi della via. Si protende, preme, ma non oltrepassa la linea invisibile che protegge la pista dove sfilerà Costante. Maria guarda Sante, che si copre il volto con le mani – «Maledissiun!» –, gli stringe il braccio, gli accarezza una guancia, come per pulirla dalla polvere, «Tieni, Sante, tieni», gli mette nella mano il fazzoletto. Proprio adesso quel colpo di vento, quel granello di polvere, adesso che sta per passare Costante.
La folla comincia a vibrare, un’onda che parte dall’orizzonte della strada, in fondo a destra. È il momento. Stanno per arrivare i ciclisti, i pochi in gara alla Milano-Sanremo del 1918, trentatré corridori in tutto, e solo in sette taglieranno il traguardo. Tra questi, Costante, che vincerà con tredici minuti di vantaggio. Ma a Novi è già primo, quello dopo è indietro di un minuto. Costante sfila solitario nel suo paese, lo accompagna un boato di tripudio, che cresce come un tuono. Sante sbatte le palpebre, l’occhio brucia, lui fiammeggia dalla rabbia, serra i denti, il campione è sempre più vicino.
Ma il fazzoletto di Maria è miracoloso. All’improvviso Sante ci vede, ed eccolo, Costante, proprio di fronte a lui, gravido di grinta e di fatica. A Sante sembra persino che per un istante lo sguardo del campione incroci il suo, ma forse è per via di quell’occhio, che è ancora un poco offuscato. Corre, Costante, ed è subito lontano. La folla rilassa le spalle, anche se qualcuno urla ancora, alza i pugni in segno di vittoria. Poi la gente se ne va, si disperde, esercito di formiche orfano della regina.
Maria scuote appena il braccio di Sante, ancora fermo sul ciglio della strada. «Ci vedi, Sante, ci vedi?» Il ragazzo annuisce, si guarda intorno, fa un cenno con la testa e si allontanano insieme. Il giovane Pollastro è distratto, oppure concentrato. Maria se ne accorge. In silenzio, aggrappata al suo braccio, si lascia guidare verso casa. Pollastro ha solo diciotto anni, ma già un ventaglio di condanne per furto. I due camminano lenti, lui incede sicuro, lei a piccoli passi, ogni tanto lo scruta, poi torna a fissare un punto immaginario, in basso, avanti qualche metro.
Quando raggiungono la casa di Maria, la cascina “du diòvu”, “del diavolo”, come è chiamata in paese, un casolare immerso nella boscaglia e nella nebbia dove lei vive con i genitori e due sorelle, Sante la saluta con un bacio. È di nuovo lui, il suo Santino, Maria è felice, ma solo per un attimo. Sante prende la sua bicicletta, nascosta tra un muro della cascina e un cespuglio, ed è già sparito.
Ha da fare, Pollastro, pedala per qualche minuto, poi si siede appoggiato a un albero, accanto alla bicicletta. Estrae dalla giubba la sua pistola, una calibro 6 a canna lunga fabbricata in Francia. La osserva, la ripone e attende. La corteccia gli punge la schiena e lo mantiene vigile. Appena il buio avvolge il bosco, Sante si alza, sbatte i piedi, uno dopo l’altro, sul terreno umido e sale sulla bici. Pedala, raggiunge la strada. La periferia di Novi è deserta, le uniche gocce di luce sono i lampioni, in fila, uno dopo l’altro, nitidi quelli vicini, sempre più appannati man mano che la strada fugge verso il nulla. Sante si ferma, eretto sulla sella, puntellato sulle gambe. Estrae ancora la pistola, la esamina, sulla canna c’è una macchia di fango. Infila la mano in tasca e trova il fazzoletto di Maria, è rimasto a lui. Pulisce la calibro 6 e comincia a pedalare veloce, con una mano impugna il manubrio, con l’altra la pistola. Chiude l’occhio sinistro, mentre con il destro prende la mira. Quando il botto esplode, la strada davanti alla ruota scompare, inghiottita dall’oscurità. Un lampione si è spento, centrato in corsa. Ma è solo il primo, Sante continua a pedalare. Questo è un giorno da campioni.


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StraStorie per BookCity Milano
Un progetto di Valeria Ravera
Con Gino Cervi e Matteo Speroni
Illustrazione di Riccardo Guasco
Sul web e al Laboratorio Formentini

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"Pollastro", illustrazione di Riccardo Guasco

1 commento:

  1. ...Pollastro! quando il cognome non ti rappresenta per nulla, per non parlare del nome: Sante! un cortocircuito, un errore di madre natura o del destino. A questo pensava il bandito quando in sella alla sua bicicletta faceva esplodere con la sua pistola le lampade dei lampioni. BANG! BANG! "maledizione" imprecava tra se " con tutti i cognomi a disposizione proprio Pollastri doveva capitarmi e mia madre cosa si aspettava? un figlio prete? in malora anche i preti! e i loro denari che tra poco saranno miei. BANG! BANG!

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