domenica 20 novembre 2016

IL BANDITO – 5. Il ribelle torna a casa

IL BANDITO – 5. Il ribelle torna a casa
di Matteo Speroni


Quando a Sante passa la febbre è morto. Eppure è vivo, vivissimo, anzi, è già a Parigi, ma si sparge la voce che il cadavere di un uomo che si è suicidato per non farsi catturare dei gendarmi francesi, vicino a Nuits sous-Raviéres, sia quello di Pollastro. Sante conosce Parigi, ci era già stato, l’anno prima aveva persino incontrato il Gira, il campione, al Vel d’Hiver, il velodromo dove si disputava una storica Sei giorni. Di quell’incontro resta una fotografia, nella quale sia Costante sia Sante all’ultimo momento prima dello scatto cercano di non farsi riconoscere, consapevoli che non sarebbe convenuto a entrambi, sia al campione – un personaggio pubblico – sia al bandito – un ricercato – essere immortalati in quel frangente.
A Parigi, Sante fa il suo dovere di ladro e rapinatore, ma fa anche la bella vita, sono gli anni in cui la città non dorme mai, è un mondo in movimento frenetico, tra locali notturni, musica, artisti, scrittori, flâneur, vagabondi, perdigiorno e sciupa-notte. E di esuli italiani, antifascisti espatriati. Sante frequenta anche gli ambienti anarchici, d’altra parte aveva sempre avuto simpatia per l’anarchia, lui, il bandito contro lo Stato, contro i fascisti, il ribelle che uccideva le guardie, e solo le guardie.
La giostra si spegne il 10 agosto 1927, quando il vicequestore Rizzo, un mastino e un segugio, con l’aiuto dei gendarmi francesi, arresta Sante alla fermata della metropolitana di Place des Nations. Le catene che gli serrano ai polsi lo conducono nel tunnel di trentadue anni di carcere, da Santo Stefano, a Procida, a Parma. Nel 1959 è libero, torna a Novi e si arrangia con diversi lavori, la malavita è sepolta per sempre.
A fine degli anni Sessanta, Sante è sempre a Novi. Ogni giorno, verso sera, prima dell’ora di cena passa dal locale di un amico, Amedeo. Si siede, sfoglia qualche giornale, sorseggia un Punt e mes che dura un’ora, a volte dà anche una mano ad Amedeo dietro il bancone.
Una sera d’inverno, Sante sta per entrare al bar, ma dai vetri appannati scorge seduto al un tavolo un volto noto, anzi notissimo: è il Gira, è proprio lui, il campionissimo, ormai a riposo. Sante si volta, torna a casa a passo veloce, prende una scatola di legno da un cassetto, la apre e s’infila in tasca qualcosa.
Cinque minuti dopo è di nuovo al bar. Stavolta apre deciso la porta e si dirige verso il Gira.
Costante alza lo sguardo dal giornale. Una volta, due volte, poi gli occhi si illuminano di sorpresa.
«Sante!»
«Sono io. Come stai campione?»
Le parole corrono, il primo imbarazzo si stempera nella familiarità di due che sono Sante e Costante, non il bandito e il campione.
Sante estrae dalla tasca una fotografia, la appoggia sul tavolo. Costante la osserva, fa il gesto di pulirla con la mano. Ma non basta una spolverata per far sì che i due uomini ritratti in quello scatto, come per magia, incrocino uno sguardo di affetto. Restano lì, congelati in bianco e nero, schivi e imbarazzati. Costante si alza e si erge di fronte e Sante. Dopo un fremito di esitazione, il bandito e il campione si abbracciano, una stretta lunga e forte, nella sala quasi deserta. Peccato che, in quel momento, nel bar non ci fosse un fotografo.


LA STRASTORIA DEL BANDITO FINISCE QUI. MA CHISSÀ CHE PRESTO NON NE COMINCI UN'ALTRA, E POI UN'ALTRA ANCORA...

QUI IL LINK A IL BANDITO:
1. L'incipit: http://www.strastorie.it/2016/11/il-bandito-1-lincipit.html
2. Né santo né pollastro: http://www.strastorie.it/2016/11/il-bandito-2-ne-santo-ne-pollastro.html
3. Un diòvu nella notte:
http://www.strastorie.it/2016/11/il-bandito-3-un-diovu-nella-notte.html
4. I lupi a Milano: http://www.strastorie.it/2016/11/il-bandito-4-i-lupi-milano.html

StraStorie per BookCity Milano
Un progetto di Valeria Ravera
Con Gino Cervi e Matteo Speroni
Sul web (qui e su www.facebook.com/strastorie) e al Laboratorio Formentini
#BCM16 #StraStorie






Bistrot in rue Ravignan 74, uno dei rifugi di Sante Pollastro a Parigi, da "Le confessioni di Pollastro" di Luigi Brignoli.

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