venerdì 6 aprile 2018

Lo spunto d'autore di Giuliano Pavone

Una delle novità di StraStorie ExtraLarge è "lo spunto d'autore", ovvero lo spunto su come proseguire la StraStoria dato al Trio Besola/Ferrari/Gallone - R/A/F da un collega scrittore. Dopo Matteo Speroni, il secondo a cimentarsi nei panni del suggeritore è Giuliano Pavone, che ha scelto come protagonista un personaggio minore ma che – chissà – potrebbe avere un ruolo chiave nella StraStoria... Eccolo!


Intanto Raf volava nel cielo di Milano stringendo nel becco un oggetto abbastanza voluminoso di cui ignorava sia il nome che la funzione. E se a qualcuno questo fatto – sottrarre qualcosa che non si sa cosa sia – potrà sembrare strano, sappia che non lo è per nulla. Il punto è che le cornacchie – e in questo Raf non faceva eccezione – non sottraggono*** gli oggetti altrui per qualche scopo specifico, sia esso utilitaristico o ideologico . Le cornacchie, insomma, non sottraggono per vivere e neanche sottraggono ai ricchi per dare ai poveri (anzi, nel caso specifico, Raf quell’oggetto l’aveva prelevato da un tizio di sua conoscenza che sembrava parecchio male in arnese). Le cornacchie sottraggono per curiosità. Perfettamente logico, quindi, che Raf stringesse nel becco proprio qualcosa di sconosciuto.
Più tardi, nel nido o a terra, si sarebbe dedicata all’analisi di quell’oggetto, magari chiedendo lumi a qualche amico. Mentre volava, preferiva lasciare che la sua mente vagasse in libertà, si abbandonava a pensieri naturalmente alati. Curiosa e libera, così si sentiva Raf, e la grande città che si stendeva sotto di lei, tutta ricompresa nel suo sguardo, vista così, a volo d’uccello, l’assecondava in entrambe quelle caratteristiche.
Milano soddisfaceva la sua curiosità di assaggiare cibi ogni volta diversi, di sottrarre oggetti che non conosceva, di osservare umani di tanti tipi e ascoltare quello che dicevano. Aveva imparato tante cose, ascoltando gli umani, ad esempio che c’era un cantante con il suo stesso nome, anche se sembravano conoscerlo solo gli umani che erano adulti già da un po’.
Milano le lasciava la libertà di osservare senza essere notata, di saltare di palo in frasca e, potendo volare alto, di giudicare secondo le proprie idee, e non in base a regole stabilite da altri come sembravano fare molti degli umani appiedati laggiù. Ad esempio, lei gli oggetti da sottrarre li sceglieva per gusto o per intuito, non per il loro valore (un’altra cosa che Raf aveva capito era che molti degli oggetti che gli umani di Milano ritenevano di valore si chiamavano didesaign). Non capiva, in molti umani, quella mania di dividere il bello dal brutto, il buono dal cattivo, e di farlo tutti nello stesso modo. Per dirne una che la riguardava molto da vicino, si era resa conto che le cornacchie erano considerate fastidiose e sgraziate, molto più dei corvi che sì, venivano giudicati un po’ lugubri, ma pure affascinanti e ammantati di una certa dignità. E tutto questo succedeva anche se la maggior parte degli umani non sapeva distinguere una cornacchia da un corvo! Oppure aveva notato che mentre i topi suscitavano ribrezzo e terrore peggio del demonio, i criceti e le cavie, che pure con i topi erano imparentati, venivano nutriti, coccolati e tenuti in casa in delle scatolette trasparenti. Quanto alle nutrie, un po’ toponi e un po’ castori, gli umani erano prevalentemente orientati per il ribrezzo, ma non c’era uniformità di vedute. E questo loro essere fuori dagli schemi, outsider, variabili impazzite e randagie, gliele rendeva simpatiche. Certo, strisciavano e sguazzavano molti metri più in basso dei suoi voli, ma tutto sommato le stavano simpatiche.
Così pensava Raf la cornacchia, sorvolando Milano. Era una giornata radiosa, di quelle che fanno dire che il cielo di Lombardia è “così bello quando è bello” (questa l’aveva sentita da quel tizio cui aveva sottratto l’oggetto che aveva nel becco: benché fosse conciato male e parlasse anche in un modo buffo, incantandosi sempre all’inizio delle parole, pareva che un tempo fosse stato un professore). Il sole luccicava sulle grandi colate di cemento che erano cresciute negli ultimi tempi e sugli specchi e corsi d’acqua di cui la città, nonostante tutto, era ancora ricca.

*** Si sottolinea qui l’importanza del verbo usato: sottrarre. Guai a dire a una cornacchia che ruba: se ne avrebbe a male, al contrario della sua cugina gazza, molto orgogliosa di avere fama di ladra.

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