giovedì 26 aprile 2018

Gli spunti degli studenti del liceo Medardo Rosso per la quarta puntata di StraStorie ExtraLarge e lo stop ai suggerimenti!

Anche per la quarta puntata di StraStorie ExtraLarge, gli originali e articolati spunti degli studenti del liceo artistico Medardo Rosso di Lecco, coordinati dalla docente Maria Luigia Longo, non sono mancati... Eccoli! 
E CON QUESTO, STOP AI SUGGERIMENTI PER LA QUARTA PUNTATA: ORA LA STRASTORIA TORNA NELLE MANI DEL TRIO BESOLA/FERRARI/GALLONE!



SPUNTO DI Gloria C. e Alessia G., I C
Passeggiavo per le solite stradine dimesse della periferia di Milano, tirava un leggero venticello che scompigliava il mio pelo rosso come il fuoco. Il rintocco del campanile segnò l’ora di pranzo così, come ogni giorno, mi avviai verso il Duomo, dove una signora, chiamata da tutti gattara, offriva un pasto a tutti quei poveri gatti randagi come me. Il mio nome era Flamme e dico “era” perché da quando la mia famiglia di umani francesi mi ha abbandonato, ho deciso di cambiare nome, anzi di non farmi chiamare più.
Mi ricordo ancora quei giorni afosi di Luglio, io e la mia famiglia umana francese eravamo in vacanza a Milano e solo in quel momento si sono resi conto che ero un fardello troppo ingombrante per loro, così mi abbandonarono in queste stradine. All’inizio ero un povero cucciolo indifeso e se non mi fossi imbattuto in Ferdinand, un gatto adulto, anche lui di origine francese ma con molta più esperienza di me, ora sarei un gatto morto. Ferdinand, riconoscendo subito il mio accento mi aiutò ad ambientarmi e a imparare l’italiano, ma ancora oggi il mio accento francese persiste . Arrivai in Piazza Duomo e sgranocchiai il mio solito pranzo, ma la mia attenzione fu attirata dalla Gattara, la quale sembrava più nervosa del solito, e che stava parlando al telefono. Drizzai le orecchie da felino e ascoltai la conversazione : “Mio marito è scomparso di nuovo, se andrà avanti così diventerò pazza!” . Non era possibile, conoscevo bene il Malandato, stava spesso in un appartamento di un palazzo in periferia, sempre con la testa china sui libri, così , molte volte gli facevo compagnia e a lui non dispiaceva. Decisi di andare a controllare io stesso, corsi fino al palazzo, controllai che nessun condomino mi vedesse (non tutti gli umani apprezzano la compagnia di un gatto randagio) e riuscii a sgattaiolare nella rampa di scale che conduceva all’appartamento. Una volta arrivato al pianerottolo, notai con stupore che la porta era socchiusa... un ladro! Preparai il più in fretta possibile un piano d’azione:
1. Entrare con passo felpato e senza farmi vedere controllare che la via sia libera;
2. Dirigermi alla scrivania e prendere la pesante enciclopedia (sì, anche senza i pollici opponibili);
3. Localizzare la posizione del malintenzionato;
4. Attaccarlo colpendolo ripetutamente con l’enciclopedia;
5. Controllare il battito cardiaco, per accertarsi che sia solo svenuto e non morto (in quel caso scappare in Messico con documenti falsi);
6. Rinchiuderlo in un sacco e consegnarlo alle autorità;
7. Diventare l’eroe della città di Milano.
Entrai di soppiatto e... notai due bestie pelose rovistare in giro. Mi schiarii la voce e dissi con tono autoritario: ” Avete pochi secondi per dirmi chi siete e cosa state facendo nello studio del Malandato!” Una delle due bestie dal pelo unto mi rispose: “ Io sono Jake e questo è il mio amico Scolo, siamo due nutrie in cerca del Malandato, tu lo conosci?” , con scetticismo risposi: “Lo conosco, gli è successo qualcosa di grave?” la nutria mi disse in tono nutrico: “E’ scomparso da un po’ di tempo, sai per caso dove può essere finito? Hai qualche indizio a portata di zampa?” Mi guardai in giro, una volta questo posto era davvero pulito e ordinato, ora è tappezzato di muffa e polvere ed è quasi irriconoscibile. Il Malandato mi aveva mostrato nei minimi particolari il suo studio, facendomi vedere persino una scatola di velluto bordeaux contenente le cose per lui molto importanti. La nascondeva nel terzo cassetto della scrivania, coperta da molti oggetti di cancelleria. Sotto gli occhi curiosi delle nutrie mi avviai alla scrivania , con la coda aprii il terzo cassetto e per l’industriale quantità di polvere tossii, spostai gli innumerevoli oggetti e la vidi. Era nell’angolo in fondo, con il muso l’avvicinai e la feci cadere a terra. Il colpo con il pavimento l’aprì e da essa fuoriuscì solo una chiave in ferro. Le nutrie si avvicinarono, guardammo insieme l’oggetto, attaccato ad esso c’era una targhetta con scritto “The Westin Palace, 44”. Una delle bestie pelose prese una mappa e la mostrò a tutti. Era la cartina di Milano e l’Hotel Westin Palace era segnato con una x. Ancora una volta l’enigma sembrava condurre da tutt’altra parte, cosa significherà la stanza 44?
NOTA PER GLI AUTORI: le “r” nel testo (solo quelle riguardanti i pensieri del gatto Flamme) sono scritte in corsivo perché, come scritto nel testo, ha ancora un accento francese.

SPUNTO DI SERENA D. ALESSIA V., I C
“Giorgio, questo Luca potrebbe esserci utile per trovare altre informazioni sulla scomparsa del nostro disperso. Dovremmo portarlo in questura per interrogarlo.” Disse il signore in abito modesto scrutando attentamente Luca, che nel frattempo scambiava qualche parola con la figlia del Malandato. “No, no, non c’è bisogno di portarlo in centrale. Lo conosco abbastanza bene, non sarà difficile collaborare con lui, credimi" Giorgio cercò di convincere il suo collega, quando Anna interruppe la loro conversazione. Luca poteva non essersi accorto del distintivo che portavano, poteva non aver prestato attenzione ai loro discorsi, ma Anna era una buona osservatrice. Difatti non si era lasciata scappare quel dettaglio, tanto piccolo quanto essenziale, per la loro ricerca. “Signori, immagino che voi siate della polizia”, continuò, accennando con la testa al distintivo argentato che avevano agganciato alla cintura. “Esattamente” disse l’agente sconosciuto, “Ci sarebbe molto utile se collaboraste con noi in questo caso, dal momento che, a quanto abbiamo potuto dedurre io e il mio collega, avete in vostro possesso molte informazioni utili per la ricerca dell’uomo scomparso.” Luca non sembrava molto convinto dalle parole dell’uomo, guardava Anna con aria dubbiosa - e sognante a causa dell'intervento intelligente che aveva fatto la ragazza -, per poi volgere lo sguardo verso "Quello Nuovo", che aggiunse: “Non fate diventare le cose più complicate. Se collaboraste sarebbe più semplice per ognuno di noi”.

Jake era ancora intento a osservare quel luogo disordinato per trovare altri indizi, quando Scolo attirò la sua attenzione "Ehi vecchia lenza, proprio sotto questa torre ci sono Luca e Anna! E perbacco, anche due signori eleganti!". Jake raggiunse Scolo che da quella prospettiva vedeva chiaramente la zona sottostante. "Santa Nutria! Sembrano due poliziotti". Jake scambiò uno sguardo con Raf, che come una saetta volò giù dalla torre, arrivando abbastanza vicina da cogliere ciò che i due uomini stavano dicendo. "...dovremmo portarlo in questura per interrogarlo". Riferito questo alle nutrie, si precipitarono giù per la torre. Jake, più veloce di Scolo, fece la sua comparsa dalla recinzione che delimitava la torre dal marciapiede sul quale erano presenti gli umani. Graffiò i pantaloni di Luca, cercando attenzione. “Bob! Dì un po’, cosa avete trovato lassù?” chiese Luca, chinandosi verso le nutrie. “Questi animali sono con voi?!” esclamò Giorgio stupito. Anna fece un sorriso timido, e si grattò la testa come se volesse scusarsi di qualcosa. Giorgio lo prese come un sì, continuando a guardare stranito la scena tra le nutrie e Luca. “Se non collaborerete, potremmo arrestarvi per violazione di proprietà,” disse l’altro serio, “Lo sapete? Questo edificio non è aperto ai civili”. "Ma noi siamo nutrie" disse tra sé e sé Jake, "E anche una cornacchia certamente" aggiunse dopo che Raf lo ebbe guardato in cagnesco, cioè in cornacchiesco. Luca si rialzò di scatto, fissando entrambi gli uomini in borghese negli occhi. “Okay, collaboreremo con voi… è una buona idea vero?” chiese speranzoso ad Anna. “Certo che è una buona idea”, disse, mentre stringeva la mano dei due agenti. Solo allora, dopo aver dato un secondo sguardo a Jake e Scolo, si accorse, da brava osservatrice, che le loro zampe erano sporche di cera, molto probabilmente proveniente da una candela. Una candela come quella che aveva in mano Fermo prima che scappasse dai poliziotti. Nella sua testa cominciarono a volare mille domande, ipotesi, idee, preoccupazioni. Fermo doveva sapere qualcosa su suo padre, e se non avesse avuto intenzione di dirle cosa, lo avrebbe scoperto.


SPUNTO DI ALEX E MANUELA M., IC
Jake e Scolo si avvicinarono alla finestra molto lentamente mentre il ticchettio continuava.
Giunti vicino alla finestra, notarono una figura scura al di fuori della stanza, quest'ultima iniziò ad avvicinarsi a loro e nel continuo avvicinarsi i due iniziarono a capire chi fosse.
Era Mike, membro della famiglia del Malandato, il quale cercò di comunicare con Jake e Scolo ma la finestra impedì loro di sentire ciò che diceva.
Jake fece segno a Mike di entrare nella stanza in modo che sentissero ciò che stava dicendo.
Mike entrò e, una volta presentatosi, iniziò a raccontare la sua storia...
Disse: "Sono il cugino del Malandato e penso di avere delle informazioni a voi utili."
Jake, incuriosito chiese all’uomo quali fossero queste informazioni.
Mike rispose:" Mio cugino è stato rapito dai ratti che abitavano una volta nei cunicoli, nei quali ora vivono le nutrie e i gatti. 
Ho quest'informazione perché anche io ero stato rapito da questa gang ma mi hanno lasciato libero dicendo che volevano l'occhio di mio cugino in cambio della sua libertà. Mi dovete aiutare a liberarlo!"
Jake incuriosito disse:" Perché vogliono un occhio di vetro?"
Mike rispose:" Per riottenere il controllo dei cunicoli, pare che chi abbia con sé un occhio di umano, ottenga la supremazia dei cunicoli in quanto simbolo di forza...”
Jake e Scolo decisero, dunque, di andare a liberare il Malandato.

SPUNTO DI Riccardo G., I B
Avanzando molto lentamente, Jake inciampò in qualcosa e si fermò di scatto, abbassandosi a raccogliere il misterioso oggetto.
Scolo gli andò vicino, e grazie alla debole luce che filtrava dall’esterno videro che si trattava di un i-pad, nuovo di pacca oltretutto, con una bella custodia rosso Ferrari, una figata.
Ma cosa ci faceva quell’oggetto così prezioso in un posto così brutto, pensò Jake.
– E’  sicuramente del Malandato, - disse Scolo con un certo sospetto.
– Forse – disse Jake – come fai ad esserne così sicuro – ribatté.
Si misero a raspare per tentare di riuscire ad aprire la custodia e finalmente dopo vari tentativi, ce la fecero.
Il primo pensiero di Jake fu quello di fuggire con il prezioso bottino, quei due nuovi individui non gli piacevano affatto.
– Sei rimasto a bocca aperta, eh, vecchio mio? – lo incalzò Scolo.
Stava per aggiungere qualcosa ma si beccò una fortissima gomitata da parte di Jake che lo ridusse al silenzio.
– Stai zitto, non perdiamo altro tempo – disse Jake – raggiungiamo l’uscita con questo nuovo bottino: non voglio che ci vedano, voglio capire da solo cosa c’è dentro, quei due non mi piacciono Scolo… –
In Scolo si accese subito l’euforia scatenata dall’avventura.
Si infilarono attraverso una fenditura e di corsa raggiunsero l’uscita, da dove potevano decidere il da farsi.
Si fermarono e osservarono con calma il paesaggio, per capire cosa era meglio fare e dove era meglio dirigersi a quel punto.
Tra gli alberi si vedeva un punto luminoso e decisero a quel punto di dirigersi in quella direzione.
Scesero dal marciapiede in fretta e furia, come se alle loro calcagna ci fosse un branco di cani randagi, pronti ad acchiapparli.
– Forza Jake, avanti – lo incoraggiava Scolo
– Sì, eccomi… – rispose Jake, ormai gli anni si facevano sentire e lui non era più quello di una volta.
Nello stesso momento in cui stava formulando questi pensieri scivolò e, spaventato piombò in acqua e trovandosi immerso sino al collo non capì cosa fosse successo.
Correndo non si erano accorti dello stagno.
Ti sei fatto un bel bagno, eh amico mio?
Jake era tutto bagnato e coperto di fango, bianco come un cencio per la paura.
– Tutto avrei immaginato, ma non di farmi anche il bagno oggi – disse Jake.
– Non c’è un minuto da perdere, sbrigati che sicuramente ci staranno cercando – disse Scolo.
Jake a questo punto uscito dall’acqua continuava ad avanzare cautamente con fare circospetto.
Con il cuore che gli martellava nel petto, non vedeva l’ora di raggiungere quelle dannate piante, correva a più non posso cercando di star dietro al suo caro amico, che sembrava correre veloce come una gazzella.

SPUNTO DI Stefano, I B
NUOVO PERSONAGGIO: JONNY
Era lì appoggiato al muro di una casa, non si sapeva se era casa sua o di qualcun altro, ma era lì a fissarci senza muovere nemmeno un ciglio.
Sembrava un tipo in gamba molto scaltro, furbo come una volpe, aveva sulle spalle uno zaino di marca economica con un cuore rosso disegnato sopra. Vestiva come tutti i suoi coetanei dei pantaloni lunghi e larghi, una felpa con cappuccio più grande di una taglia e scarpe del tennis nere, non di marca, ma comunque alla moda.
Sembrava un tipo a posto se non fosse per gli innumerevoli tagli e cicatrici che aveva sulle braccia, per non parlare dell’occhio nero, che sembrava appena fatto.
Non sembrava soffrirne e nemmeno ricordarsi di quello che aveva appena passato.
Piano piano ci avvicinammo, per chiedergli informazioni.
Notammo però che alle orecchie aveva delle cuffiette e più ci avvicinavamo più si sentiva la canzone che stava ascoltando, forse per cercare di isolarsi o di calmarsi. Una canzone hip hop molto cruda e violenta, sparata nelle orecchie ad alto volume.
Poco prima che arrivassimo da lui, si incamminò dalla parte opposta, dandoci le spalle.
Aveva un passo molto pesante, ad ogni suo passo si potevano sentire le sue scarpe fare “cick ciak “e si poteva notare la scia di acqua che lasciava sul terreno. Come poteva perdere acqua dalle scarpe? Si era forse appena fatto un bagno con addosso le scarpe?! Era stato coinvolto in una rissa vicino alla darsena ed era caduto nel naviglio? Non era un tipo normale.
Era proprio il tipo che cercavamo, alto un metro e ottanta, 15 anni circa, biondo con gli occhi verdi, freddi, inespressivi e cattivi. Il volto esprimeva sofferenza, e cattiveria, quella cattiveria che deriva dalla sofferenza.
Negli ambienti out di Milano si diceva che aveva un caratteraccio con gli estranei, perché non si fidava di nessuno … ma con gli amici, era leale e sempre disponibile.
Lo seguivamo da alcuni minuti a ruota per vedere dove stava andando, quando si fermò di scatto, si voltò e ci guardò con uno sguardo interrogativo.
Colti di sorpresa, bisbigliammo: ”Ciao, per caso sei Jonny?”
E lui rispose “Sì sono io, cosa volete da me?”

SPUNTO DI MICHELANGELO T., I C
Jake, Scolo e Raf erano ancora lì, nell’ipotetica ex casa del Malandato, a rovistare in qualsiasi zona per cercare qualche indizio, quando ad un certo punto sentirono un continuo ticchettare alla finestra che diventava sempre più forte. Era il generale don Picciotto con i suoi. Scolo gli aprì la finestra. Jake: “Don Picciotto cosa è venuto a fare qua?”, Don Picciotto rispose: “ Siamo venuti a salvarvi!, non sapete che ogni mercoledì viene un ghisa a rimettere a posto questo palazzo ormai abbandonato e se vi becca siete fritti?” Jake,  Scolo e Raf si guardarono increduli, Scolo: “Ma vuoi che crediamo a scemenze simili... chi vuoi che ci tornerebbe in un posto abbandonato più abbandonato come questo? Giusto, vecchia lenza?”
Jake lo guardò non troppo convinto, fino a quando ad un certo punto sentirono un pesante tonfo sul pavimento ancora un po’ fragile, che diventava sempre più forte, poi ne sentirono un altro, e un altro ancora. A Jake, Scolo e Raf si era sbiancato il pelo, o il piumaggio.  “Che v’avevo detto?” sussurrò don Picciotto. “Io posso volare, perciò per me non è un problema” rispose Raf. 
“Non c’è molto tempo, tra poco arriverà qua, dobbiamo sbrigarci” aggiunse Jake. 
“Si, ma allora che facciamo?!” gridò Scolo in panico, e senza  neanche accorgersene se lo ritrovarono davanti alla porta mezza rotta, appena sbattuta con forza. Aveva una lunga giacca nera che copriva quasi tutto il corpo, ricoperta da un centinaio di tasche, due delle quali più grandi, una conteneva una la famosa C76 un po’ ammaccata con del cioccolato sul mirino, l’altra un insetticida e uno scaccia zanzare, mosche e qualsiasi altro tipo di insetto, tutte le altre, infine, matite, gomme, penne e roba varia. Oltre alla giacca aveva due grandi scarpe da smoking e due guanti da chirurgo. Ma la cosa più terrificante era il volto: una maschera spaventosa da alieno che gli copriva il viso, due enormi occhiali da sole, un infinità di cicatrici su tutto il viso e dei lunghi capelli tenuti da una bandana e un elastico.  Raf prese con le sue zampe Scolo con uno scatto fulmineo, mentre don Picciotto e i suoi pensarono a Jake. Erano già pronti per la fuga, uscirono subito dalla finestra, quando ad un certo punto Jake notò una scritta familiare su una tra le tante cassette del Malandato, perciò, visto che non erano ancora troppo lontani, si staccò dalle zampe sudaticce dei piccioni e saltò come un grillo, anzi come una nutria, se vogliamo specificare.  Il ghisa, che non stava ancora credendo a tutto quello che aveva appena visto, guardò un attimo in basso e ritrovò Jake con una cassetta mordicchiata in bocca, così senza neanche pensarci ci si tuffò di pancia, ma era troppo tardi, perciò cadde su tutta la vecchia robaccia del Malandato, facendosi un gran male. Jake si lanciò direttamente fuori dalla finestra rischiando di diventare una frittata di nutria, ma i piccioni lo ripresero subito al volo. Jake e Scolo si accorsero che dalla base del palazzo, un ragazzo li stava osservando. Sembrava che facesse cenno ai piccioni di andare a sinistra, infatti fecero quello che gli disse.
“Presto! Da questa parte!” e subito dopo anche il ragazzo li seguì. Essi si ritrovarono in una zona mai vista di Milano, in una piccola casetta abbandonata, costituita da una stanza, un po’ di mobili rotti messi a casaccio e tantissima paglia, un’infinità di paglia. “Ma dove accidenti ci hai portato stramaledetto piccione, guarda che Luca e Anna saranno sicuramente già tornati e saranno preoccupati per noi”, gli disse spazientito Scolo. “Ah, questa dite. Se volete saperlo è una bellissima baracca di un nostro vecchio amico”.  La porta chiusa scricchiolò, si stava per aprire, Jake e Scolo stavano per avere l’ennesimo infarto, quando ad un certo punto videro il ragazzetto di prima.  “Ehi, Georg, Simon, Tom e gli altri, come state?” disse questi col fiatone, tutto preoccupato. Era vestito come un barbone: dei pantaloni tutti rovinati, una maglietta a maniche corte messa peggio dei pantaloni e delle scarpe piene di buchi, invece in volto sembrava un povero contadinello che non sa neanche cos’è una doccia. “E mo’ questo chi è?” disse Scolo. “C’era anche prima e ci guardava dal palazzo” disse Jake.  Don Picciotto si voltò verso di lui e disse “ah, state parlando di Gianpia”. 
“Gianpia??” dissero in coro Jake, Scolo e Raf. Don Picciotto precisò “…oppure GianPierAlberto, come volete. Lui era il figlio del proprietario di questo posto. Don Giovanni si chiamava, era un prete, ma non uno qualsiasi. Era l’unico vero prete di Milano non egoista, che non lavora solo per soldi, che credeva nella condivisione e nel perdono, di buon animo e che non si era sporcato con truffe, corruzioni e malvagità, ma che soprattutto credeva nella natura.  Quando entrò a far parte della chiesa cercò di cambiare un po’ le regole, ma fu subito cacciato via. Continuò a credere nei suoi ideali cercandosi un altro lavoro, ma nessuno lo voleva. Così abbandonatosi alla disperazione diventò un povero barbone. Era diventato totalmente pazzo, a tal punto che un giorno andò davanti al Duomo a gridare e a parlare a noi piccioni, come se chiedesse aiuto. Era la prima volta nella storia dei piccioni che un essere umano ci faceva tenerezza, così da quel giorno noi tutti incominciammo ad aiutarlo, dandogli quello che avevamo, lo trattavamo come uno di noi.  Lui dopo, per ringraziarci per tutto quello che gli avevamo fatto, un  giorno  ci regalò questa baracca, piena di paglia confortevole, e non messa a caso, ma tutta raggruppata in modo che ognuno di noi ci potesse stare bene. Era un vero e proprio rifugio per i piccioni, che usiamo tuttora. Eravamo felicissimi di questo, peccato che dopo non molti giorni lo ritrovammo morto sulle scale, affetto dalla piccionite, una malattia che trasmettono i piccioni prima di morire, attraverso la secrezione.”  “Ma il ragazzetto invece, come l’avete conosciuto?” chiese Jake.
“Nello stesso identico modo.” Disse il piccione. “Circa un mese dopo la sua morte io e gli altri eravamo come sempre sulle guglie del Duomo ad osservare i soliti volti degli umani, quando ad un certo punto vedemmo il Gianpia sotto di noi che ci stava osservando; noi restammo lì fermi senza far nulla,  e anche Gianpia fece lo stesso. Continuammo così per quasi tutto il giorno, quando ad un certo punto lui sfoderò il suo buonissimo mangime per piccioni, noi ci guardammo sconcertati, fino a quando il vecchio Francesco non volò da lui e gridò: “è don Giovanni è proprio lui!” e mangiò. Noi gli venimmo incontro e da quel momento siamo diventati migliori amici”. 
“Ma come faceva a sapere dove eravamo?” aggiunse Scolo.  “Vi stava osservando già da un bel po’” gli rispose Don Picciotto.  Per Jake, Scolo e Raf  era una storia fin troppo articolata per esser vera, ma ci credettero lo stesso, anche se sapevano che dei piccioni non potevano fidarsi troppo; si girarono verso di lui, che li salutò. “Va bene, ma ora ho una cosa molto interessante da mostrarvi” disse Jake che zampettò a prenderla e la mise davanti a tutti; il ragazzo la guardò come qualcosa di familiare, e disse: “venite a casa di mio zio, la vedremo lì”. 
Uscì dalla baracca e corse via, tutti  lo seguirono anche se non avevano capito cosa aveva detto.  Quando arrivarono, suo zio prese immediatamente  la cassetta e la mise nella tv, tutti erano ansiosi di vedere cosa conteneva; partì: “Ma quello è mio padre!?” disse il ragazzo. “E quello è il Malandato!” aggiunsero Jake e Scolo. Non credevano ai loro occhi, c’erano il Malandato, don Giovanni e uno sconosciuto, sembrava stessero facendo una recita, ma non una recita qualunque. quella dei Miserabili! Tutti erano sbalorditi, visto che non capivano cosa stesse succedendo. Finita la recita Jake e Scolo tornarono da Luca ancora molto confusi. “Ma sinceramente, io non ci sto capendo più nulla” disse Scolo. “Almeno abbiamo trovato nuovi indizi” rispose Jake. “Sì, ma che c’entrano i piccioni in questa storia, e quel ragazzo? Ma soprattutto, sarà vero quello che ci hanno raccontato?” gli ripeté Scolo. Quando ritornarono da Luca lo rividero con la sua solita espressione da ebete per Anna, ma questa volta ancora di più. Luca si girò e li guardò dritti negli occhi e disse: “Ciao, Bob, non puoi sapere quello che ho scoperto oggi. Anna ha un fratello sconosciuto”.

SPUNTO DI Gabriele M., I C
“Fermi! Non vi muovete!” ordinò Liscione ai tre. “Credo di aver sentito qualcosa” avanzò lentamente nel condotto, seguita dagli altri e si arrestò di colpo alla vista di qualcosa a lui spiacevole. Iniziò a sussurrare “com’è possibile’! Sono loro, i ratti! Quelli che abbiamo cacciato da quei cunicoli”
“Sono venuti a vendicarsi?” chiese Jake preoccupato.
“Non lo so, ma spero che siano capitati qui per caso. So solo che sono molto di più di prima!”
Erano così tanti, che se si fossero messi uno sopra l’altro avrebbero superato di almeno 5 volte l’altezza di Luca.
“che pensi di fare?” chiese ancora Jake, che sembrava il più preoccupato di tutti.
“Sarà meglio tornare indietro. Sono troppi, meglio non farli innervosire.”
Attuarono una silenziosa ritirata, ma non appena furono abbastanza lontani dai ratti, ecco che si sentii un rumore di zampe provenire verso di loro. Il rumore aumentò, tanto da non capire quanti effettivamente fossero i ratti che li stavano probabilmente intrappolando.
“Siamo in trappola! Presto…” non fece neanche in tempo a finire la frase che Liscione fu colpito con una codata precisa al collo, che lo mandò al tappeto.
La situazione era molto scomoda: il resto del gruppo era tenuto fermo da un perimetro rettangolare di ratti, pronti a colpirli al minimo movimento, mentre Liscione era steso a terra, circondato da ratti che sembrava fossero i membri della famiglia che egli aveva cacciato dai cunicoli.
Ecco che da questo cerchio, esce un ratto molto grande, che sembrava quasi una nutria. Aveva un portamento imponente, metteva quasi paura. “Liscione. È così che ti chiami?” chiese con aria spavalda.“Che ti importa?” rispose Liscione, lamentandosi per il dolore causato dalla precedente codata, probabilmente di quel grosso ratti. “Sai, molto tempo fa, fui scacciato dalla mia casa, senza che io abbia mai fatto niente di male. Mi piacerebbe almeno sapere il nome dell’artefice di questa  ingiustizia.”“Si…È il mio nome, cos’altro vuoi”
“Voglio che tu smetta di dare la caccia al Malandato. Il suo tesoro, ovunque esso sia, appartiene a me, quindi lascia che sia io a trovarlo e nessuno si farà male. Se dovessi trovare ancora te e i tuoi stupidi amici sulle sue tracce, uno dei tuoi amici diventerà un buon pranzetto per tutti noi. Quell’umano, ad esempio, sembra molto nutriente. Potrebbe sfamarci per almeno 6 mesi. ”Luca deglutì molto forte sentendo quest’ultima frase. Liscione non rispose alle minacce del Grande Ratto e per il momento accettò volentieri la libertà. Tutti i ratti se ne andarono alla velocità della luce, lasciando lì il gruppo, che faceva fatica a capire cosa fosse appena successo.
SPUNTO DI Camilla G., I C
Arrivati finalmente al rifugio, che pareva essere il posto abbandonato nel quale il vecchio Malandato veniva a svolgere chissà quale operazione, Jake insieme a Scolo e Liscione si guardavano attorno per scrutare qualsiasi particolare all’interno di quella stanza che era un catafascio unico e pieno di roba da buttare. Scarti di ogni genere occupavano metà della stanza e, come avevano già notato, era presente una scrivania e una lavagna, sulla quale era disegnata metà mappa, la metà che poteva coincidere con quella che aveva trovato Luca tra le carte del Malandato. Ma perché era così appartato questo luogo, se il Malandato faceva di tutto per non essere raggiunto da nessuno? A Scolo e a Jake frullarono molte domande nel loro piccolo cervellino e non riuscirono a darsi una risposta concreta. Raf, la quale era riuscita a trovare l’occhio del Malandato tra i dischi che erano a terra sparsi con un certo ordine sul pavimento in legno,  scorse qualcosa di insolito grazie alla sua impeccabile vista. Subito puntò lo sguardo su un giradischi, posato sulla scrivania e le venne in mente che forse quell’oggetto poteva essere un indizio. Per quale motivo un oggetto così grande per loro era stato tenuto in bella vista senza che nessuno lo avesse nascosto? Raf, così chiamò anche gli altri e disse: “ ehi ragazzi, guardate cosa ho trovato in questo momento! “ Jake e Scolo insieme a Liscione si voltarono subito verso Raf che indicò a loro l’oggetto ,  dalla vista molto pesante e ancora molto intatto, quasi fosse nuovo  appena comprato. Scolo guardò sbalordito Raf che era riuscita a trovare un altro indizio e come suo solito rimase a guardarla a bocca aperta, con la faccia di chi inizia a capire qualcosa. Jake e Liscione invece si guardarono entusiasti  e si gettarono sul giradischi collocato sulla scrivania dinanzi e videro che all’interno dell’oggetto non c’era nessun disco. Speravano tanto di poter ascoltare qualcosa da un disco ma purtroppo all’interno non c’era nulla. Jake stava per perdere anche l’ultima speranza che aveva per riuscire ad avere un nuovo indizio che aiutasse tutti a ritrovare il vecchio Malandato. Raf non si fece per vinta e convinse gli altri a continuare a cercare dappertutto, anche nei posti più piccoli e impensabili. Non aveva la minima intenzione di mollare proprio adesso che aveva trovato l’occhio del Malandato e un luogo mai visto prima, ovvero un rifugio che pareva essere collocato a una certa altezza di una torre ormai abbandonata. Così facendo, Jake si alzò da terra, dopo essersi accasciato per aver visto che nessun disco era presente all’interno del giradischi. Jake allora disse: “Hai proprio ragione Raf, non dobbiamo darci per vinti proprio adesso che siamo già a buon punto di questa nostra avventura!”  così dicendo convinse anche Scolo e Liscione che nel frattempo si stava massaggiando la pancia per il brontolio che stava invadendo il suo corpo per la fame. Jake però avrebbe voluto continuare a cercare tra quel disordine che c’era a terra per sperare di poter trovare un disco intatto e non divorato da quei topini che avevano rosicchiato quasi tutti i dischi. Almeno un disco sicuramente sarà rimasto intatto, sepolto tra gli altri. Raf e Scolo insieme a Liscione che si tratteneva per la fame, aiutarono Jake a cercare in qualsiasi cassetto o angolo della stanza. Non si può mai sapere dove si trovino certe cose soprattutto se hanno un certo valore. Dopo pochi minuti che erano impegnati nella loro ricerca si ricordarono del ritrovo stabilito con Luca e Anna per la sera. Dovevano tornare al punto di partenza dove il gruppo si era diviso per trovare informazioni utili sempre sulla ricerca del Malandato. Si accorsero che il cielo si era fatto già buio e dovevano tornare assolutamente da Luca e Anna. Magari erano già lì ad aspettarli. In un battibaleno uscirono dalla stanza e con grande coraggio scesero da quella torre abbandonata. Raf ci impiegò pochissimo a scendere visto che le sue ali le permettevano di spostarsi in qualsiasi posto in brevissimo tempo. Aspettò così che Jake, Scolo  Liscione tornassero a terra. Dopodiché si recarono nel punto deciso tempo prima,  con Luca. Come Jake aveva immaginato Luca e Anna erano lì fermi ad aspettarli tutti. Una volta riuniti e intatti,  Luca insieme ad Anna dissero alle nutrie e a Raf di aver conosciuto una persona di nome Giorgio, chiamato da loro“ quellonuovo”. Era amico del padre di Anna ovvero del vecchio Malandato. Anche lui era da molto tempo che lo stava cercando ed altri suoi amici che non si erano più fatti vedere da quando andavano al refettorio. Lui aveva raccontato tutto di quello che sapeva a Luca e ad Anna al contrario di Fermo che non voleva raccontare nulla ad Anna del padre e nemmeno se sapeva qualcosa riguardo all’occhio di vetro. Anna sperava tanto che Fermo le dicesse qualcosa ma al contrario scomparve. Insieme a lui c’era Giorgio, che si offrì di parlare con loro e di collaborare alla ricerca del padre, ovvero del vecchio Malandato che lo conosceva da quando andavano al refettorio.  Dopo che Luca ebbe finito di parlare anche Jake e gli altri dissero di aver trovato molti indizi riguardo al padre e di aver scoperto il luogo del Malandato, un rifugio abbandonato e disordinato. Anna entusiasta della nuova notizia volle avventurarsi alla visita di questo luogo misterioso. Luca inizialmente non sembrava molto dell’idea perché l’accesso a quel rifugio era parecchio inagibile e poteva crollare qualche pezzo di muro da un momento all’altro. Anna però lo convinse e gli fece capire che questa era l’unica salvezza che le era rimasta per scoprire qualcosa in più su suo padre. Anna però si dimenticò di dover tornare da sua madre per aiutarla a dare la cena ai padroni del castello. Era davvero indecisa. Da una parte sarebbe andata volentieri a scoprire quel posto misterioso e dall’altra non voleva far preoccupare sua madre per via della sua assenza. Così, essendo oramai molto tardi decise di tornare da sua madre e si fece promettere da Luca che se avesse trovato con i suoi amici  altri indizi,  di informarla successivamente. Luca annuì.
Una volta che Anna se ne andò, Luca si sentì un po’ triste perché non pensava che lei l’avrebbe lasciato proprio ora. Ma Jake gli diede coraggio e la grinta di proseguire senza preoccuparsi troppo per Anna che in fondo aveva  scelto questa alternativa per il bene di sua madre. Una volta pronti tutti, anche “quellonuovo” Scolo e Liscione rimasero per primi ad avventurarsi di nuovo in quella salita molto pericolosa. Raf invece come al solito arrivò per prima e quando arrivarono tutti insieme faticosamente, Luca si sedette dalla stanchezza. Liscione che era furbo, si era portato qualche scarto merenda da offrire a tutti tranne che a Luca. Si guardarono attorno e mostrarono a Luca e a Giorgio, il giradischi, che era sempre posizionato lì sulla scrivania. Giorgio, alla vista di quell’oggetto balzò in piedi e molti ricordi gli vennero alla mente. Si ricordò che una volta, molto tempo prima che il Malandato scomparve, lui era salito in questo rifugio assieme al Malandato e gli aveva mostrato lo stesso giradischi che era presente in quello stesso momento. Raccontò subito tutto agli altri che con grande sorpresa furono molto contenti di quanto avevano scoperto fino a d’ora. Giorgio si ricordò solo che c’era un unico disco che il Malandato conservava come una reliquia, ma non sapeva dove lo teneva. Era davvero importante per lui quel disco. Così si misero tutti insieme a cercarlo. Passarono così molti minuti e nessuno riuscì a trovare un disco nero , sulla quale c’era scritto solo il nome del Malandato ovvero , Giovanni. All’improvviso Giorgio emanò un urlo e tutti spaventati si voltarono verso di lui. Jake disse. “ che c’è Giorgio? Hai trovato qualcosa? “.  Giorgio rispose:” ragazzi!, l’ho trovato! Finalmente..” . Aveva finalmente trovato il disco di Giovanni incastrato sotto un cassetto vicino al giradischi. Nello stesso posto intravide anche una sorta di chiave che aveva una forma a dir poco bizzarra. Come mai una chiave era stata lasciata lì con un disco che per il Malandato era importante? Allora stava a significare che per il Malandato non era così importante, forse un po’ si, ma stava a significare sicuramente altro. Sempre in quello stesso cassetto Jake  notò che erano legate con del filo di spago tutto marcito , delle foto. Le fece scorrere nelle sue stesse zampette e poi le passò a Giorgio. Si vedeva lui, il Malandato, seduto alla scrivania di quel posto che era molto pensieroso. Tutte foto che indicavano la stessa situazione.  Come mai queste foto erano simili? Sembrava che stesse per scegliere il posto in cui doveva andare ogni giorno che passava perché teneva con sé anche una mappa,  l’altra metà di quella che aveva Luca. Subito Luca capì; il Malandato sembrava voler farci capire qualcosa senza scoprire troppo.  La mappa, le foto, il disco e la chiave erano degli elementi essenziali. Jake senza perdere troppo tempo prese il disco e lo mise nel giradischi. Si sentì come una voce esile in sottofondo e infine una voce sempre più forte. Era la voce del Malandato. Non si capiva cosa diceva ma si sentiva soltanto un cigolio di porta. Si concluse tutto con uno brusco sbattere di una porta. Jake era rimasto alquanto spaventato e anche Scolo e Liscione assieme a Luca non avevano capito il motivo per cui far sentire queste cose. Giorgio invece capì che il Malandato si faceva sentire solo con queste voci difficilmente riconoscibili, quando voleva. In realtà lui non voleva essere cercato e nemmeno avvistato ma questo fatto induce invece che vuole essere capito in alcune cose e anche che vuole far capire di non essere troppo lontano e che sta bene. In fondo Jake disse: “ Non vi sembra che vuole che noi lo cerchiamo in qualche modo? è strano in realtà che ci lasci una chiave senza motivo,  non credete?”.  Scolo e gli altri annuirono. Giorgio senza che nessuno glielo  avesse  detto spostò il giradischi e vi trovò sul retro esattamente al muro un buco di una serratura. Luca disse.” Wauu.. non ci credo!? Ma è davvero un passaggio segreto quello? “ Giorgio si ricordava poco di questo rifugio ma certe cose le ricordava bene. Poi disse: “ ehi ragazzi!, è proprio come immaginavo. Questo è davvero geniale. Un nuovo passaggio mai visto prima.” Infilarono la chiave e aprirono. Videro una sorta di buco nero che scendeva in profondità e senza sapere per quanto. Era come scivolare in un tubo. A Luca venne la pelle d’oca solo al pensiero di scivolare all’interno di quel tunnel. Tutti si guardarono esterrefatti. All’improvviso un tanfo di chiuso pervase la stanza. Tutti compreso Giorgio tossirono. Così si chiesero; dove porterà mai questo passaggio segreto?

SPUNTO DI RICCARDO B., I C
Nuovo personaggio
Questo nuovo personaggio seguirà tutte le mosse e i progressi che Luca farà nella ricerca del Malandato, però senza mai rivelarsi.
Sosterrà la ricerca di Luca con vari indizi che lascerà sella sua strada, per aiutarlo.
Questo personaggio vuole ritrovare a tutti i costi il Malandato per una questione che lasciò in sospeso con lui, lo cercò per molti mesi per tutta la Lombardia senza mai trovarlo, finché un giorno passeggiando per le strade di Milano sentì un ragazzo (Luca) parlare con una ragazza (Anna) del “Malandato” udì, inoltre, la descrizione che i due ragazzi stavano facendo su di lui, così, basandosi sulla descrizione, assomigliava molto a quella della persona che stava cercando ormai da tempo, senza mai presentarsi ai protagonisti, iniziò ad aiutarli lasciando indizi e foto per la loro strada, questi alla fine si dimostreranno fondamentali per il ritrovamento dell’uomo scomparso.
Questo nuovo personaggio si svelerà verso la fine del romanzo.
Quest’uomo è una persona colta, elegante, alta, robusta, il perfetto gentiluomo.

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