domenica 20 novembre 2022

Il quarto capitolo di "Parole in gioco": "Nozze ibride"

Nozze ibride di Andrea B. Ferrari e Francesco Gallone

Keith Haring, "The Marriage of Heaven and Hell"


«Fai cagare» sentenzia Raffaella guardando schifata il completo fucsia glitterato di Giacomo.
«Hai sempre una parola gentile, eh, Raf?» ribatte lui, osservandosi con un misto di compiacimento e disgusto.
«In principio era il verbo: poi il Diavolo concepì il congiuntivo» è il commento del fratello di Luca.
«In effetti, se io avessi le palle, tu me le avresti tritate già tutte e tre.»
«Raf... Ti ricordo che gli uomini hanno due testicoli.»
«Ti sembra che, se io fossi un uomo, potrei avere solo due testicoli?»
Maddalena storce la bocca: «E questa qui? Da dove è uscita? Non è al nostro servizio?».
«I servizi li può fare lei, signora. Prenda pure la scopa. Ma non la usi per volare, eh... e soprattutto: chi è? Che fa qui?»
«Sarebbe mia madre» balbetta il fratello di Luca.
«Ho capito perché hai tutti quei problemi.»
«Quali?»
«Lascia stare. Sentite, io devo andare...» Raffaella fa un passo avanti, ma Giuda ringhia di brutto.
«Hai acconsentito, signorina. Ora devi...» le spiega cortese Michal Čapek, per i nemici Devil-eroo.
«Io non devo niente, Ciapel. Te capi'?»
«Ma hai stretto un vincolo!»
«Ti pare? Io sono una che trova l'uscita anche nei vincoli ciechi. A proposito...»
«Eh, no, cara.» Maddalena è spazientita e ammirata al contempo: «Siamo ormai d'accordo che andremo tutti al matrimonio di mio f...».
«E voi cosa ci fate tutti qui?»
Dal pianerottolo spunta Luca. Il cane Giuda gli corre incontro, scodinzola, lo lecca. Čapek e Maddalena si voltano, spiazzati. Luca è enorme, il fisico da rugbista in un completo elegantissimo. È bagnato fradicio.
«Cosa fai tu, qui. Non dovevi essere in comune per gli ultimi preparativi?»
«Non mi sposo più. No no. Quella donna è un demonio!»
«Oh, che bella notizia!» esulta Maddalena. «Di che girone?»
«Mamma, per favore.»
Raffaella intanto guadagna la posizione accanto alla finestra. Piove ancora a dirotto.
«Ma parli seriamente?» si informa Giacomo, un po' deluso dal non poter sfoggiare il proprio completo fucsia per cui s'è venduto i dati personali al diavolo.
«Certo che parlo seriamente. Mirella è un mostro! Io credevo di tentarla e corromperla, però lei è... oltre la corruzione. E i suoi parenti, pure. Troppo anche per noi. In fondo, siamo angeli caduti. Perpetriamo il male, ma in relazione all'altra squadra. Sappiamo che è un'eterna lotta tra di noi, e si gioca così... Ecco: per Mirella e la sua famiglia è come se la squadra del male giocasse senza la squadra del bene. Come se fuori dall'inferno non ci fossero le stelle, ma buio ancora, più buio che tra le fiamme della dannazione.»
«Mamma mia, e che sono, una famiglia di esattori?»
«Fuochino… Comunque, io non la sposo. Sparisco per un po', mi faccio un mesetto in Cambogia bello tranquillo.»
Dall'abito ultrakitsch a volant multipli di Raffaella sbucano all'improvviso due ali che ricordano quelle di una cornacchia. Lei mette le mani sulle maniglie della finestra, pronta a spiccare il volo, quando Čapek borbotta: «Eh, no, purtroppo... Non si può. Non puoi. Stiamo parlando di Mirella Scannadìo.»
Luca annuisce, deglutendo un bolo amaro.
«E allora, figlio mio, non si scappa dalle responsabilità. Maddalena, odio mio, sappiamo benissimo il motivo per il quale queste nozze vanno celebrate. Il contratto, stavolta, lo abbiamo firmato noi. Gli Scannadìo sono la famiglia di punta della nuova classe immobiliarista della città di Milano. Hanno asset sopra e sotto e dentro la terra, stanno puntando al cielo con le loro torri a vetri e non mi sembrava il caso di farmi scappare l’occasione di contribuire a un tale ardimento. Insomma, pensa che hanno le mani nel cemento che ha già realizzato City Life, il Porta Nuova District, le Tre Torri, roba che giù da noi i nostri architetti se la sognano. E adesso l’orizzonte è quello delle Olimpiadi della neve nel 2026. Abbiamo un patto con i nostri omologhi umani. Non si scappa. Luca, tu ti sposi! E tu dove credi di andare, cara il mio angioletto?» Čapek adesso è cambiato, la sua voce i suoi occhi la sua mimica. Ora ha davvero un diavolo per capello.
Raffaella si ferma, indecisa fra saltare comunque o portare lo scontro nell’appartamento, poi si gira e affronta il suo demone: «Angioletto lo dici alla tua odiata mogliettina. Io, caro mio, sono una raminga. E non fate battute sul Signore degli Anelli. Voi demoni e angeli siete sempre così concentrati sulla vostra follia a due da non esservi accorti che piano piano qualcuno, da sopra e da sotto, è fuoriuscito. Ci siamo costituiti in gruppi piccoli, ma agguerriti, e stiamo portando avanti la nostra lotta silenziosa per il reale libero arbitrio. Quanto di più vicino alla libertà possiamo conoscere. Vi sabotiamo da anni, ma voi miopi non ve ne siete resi conto. E saboteremo anche questo matrimonio.»
Giacomo è estasiato. Ha fatto lo scemo per non pagare il dazio e muoversi liberamente alla cerimonia, ma questa non se la sarebbe mai aspettata. Ci sono problemi di intelligence anche da loro, non solo all’inferno.
«Interessante, signorina. Ma oggi sei mia ospite, diciamo così. Andiamo alla cerimonia. Ora.»

Il Comune di Testate sul Muro, mai nome fu più profetico, una ridente località ai bordi della grande Milano, nota per essere l’unico comune dell’hinterland senza neppure un parco, un giardino o un’area cani, è fisso come un quadro che esprime tutta la metafisica di De Chirico. Solo che i porticati, alti più di venti metri e tracciati in chiaroscuro prospettico, sono gremiti di gente. Così tanta, venuta da tutto il mondo, ché Mirella è la prima Scannadìo ad andare in sposa al rampollo di una famiglia di un certo rango.
Piove, piove a dirotto, ma i portici del tempio eretto al dio cemento sono enormi, illuminati al neon, e i festoni grigi non sventolano al vento. Sono di calcestruzzo grezzo. Un simbolo per gli Scannadìo.
Mirella è bellissima, il suo abito grigio, lungo, ricorda una colata di malta bastarda e profuma di mattone al bergamotto. Suo padre la tiene sottobraccio e sorride all’arrivo di Devil-eroo e signora.
Mirella è compiaciuta. Ha dei progetti.
Maddalena guarda il cielo, poi si rivolge al marito: «Le previsioni danno piogge intense per i prossimi tre anni».
«Un diluvio, praticamente.»
«Già, com’è antico il nostro amico lassù. Il diluvio… Poi cosa farà, uno sciame di vespe?»
«Cavallette, l’ultima volta erano cavallette. Non ricordi?»
«Già, è vero. Comunque che vecchiume. Segue sempre il piano alla lettera.»
«Eh, immagino che da quando ci hanno cacciati non si siano evoluti un granché. Anche se, spezzo una lancia per loro, sai che hanno una burocrazia mastodontica. Peggio del catasto.»
Maddalena annuisce e cerca di ricordare dove ha lasciato le galosce nello sgabuzzino giù agli inferi.
Il sindaco di Testate sul Muro, una testa di ponte degli Scannadìo, si schiarisce la voce e, stretto nella sua fascia monocolore, dà inizio alla cerimonia.
Luca è impietrito, non parla, osserva soltanto e cerca di capire cosa farà Raffaella. Che tipo, cinque anni di convivenza e mai un sospetto su di lei. Giacomo lo aveva beccato al terzo giorno, manco a dirlo.
Il sindaco parla, parla e parla. Poi salta inspiegabilmente la parte delle promesse degli sposi e arriva al dunque. Per aggiungere un tocco di nero a tutto quel grigio, inserisce il fatidico: "chi è contrario alle nozze, parli ora o taccia per sempre".
Il silenzio è totale, più omertoso che convinto, e sul filo di lana Luca si trasforma.
Diventa un gigante di uno strano colore blu, le sue ali nere sovrastano il porticato e i suoi occhi sono di bragia. «Io sono contrario. Non mi sposerò. Disinstallate le vostre app. Tornate sulla terra, voi che ci siete nati. Io me ne vado. Non posso sposarmi con Mirella, non la odio abbastanza. Vado a Ibiza ad aprire un chiringuito.»
Maddalena inizia a urlare stridendo come il canto di mille erinni e sbattendo la coda come un maglio da cantiere.
Devil-eroo fuma dal naso.
Il padre di Mirella, il capofamiglia degli Scannadìo, lo punta con un dito come a ricordargli che, in un modo o nell’altro, le nozze di cemento si debbono fare.
Il fratello di Luca, che ha annusato la possibilità di prendere finalmente il posto di Luca, si avvicina a Mirella, languido.
Lei non lo degna di uno sguardo.
Luca si alza in volo, ma è trattenuto da pilastri spuntati dal terreno. Sono caldi come l’inferno. L’alleanza fra le due famiglie è cementata da molto tempo, pensa. Cementatissima.
«Lo sposo è impazzito, neppure ha bevuto» dice il fratello di Luca, convinto di poter ancora avere una chance per impalmare Mirella Scannadìo.
«Taci, coglione» intima Giacomo, cogliendo l'occasione per rivelare finalmente il suo status di arcangelo in incognito. Con un colpo d’ala candida, che col fucsia fa un contrasto a dir poco miracoloso, sferza una colonna del porticato che, essendo costruita in cemento depotenziato, vera specialità della famiglia Scannadìo, crolla e spezza i pilastri che trattengono Luca.
«Vattene, Luca. Ci rincontreremo. E allora sarà pianto e stridore di menti.»
Raffaella, intanto, si getta su Mirella Scannadìo e la prende in ostaggio.
«Cancellate i miei dati o le faccio la pelle» intima.
Il trambusto è tale che i trenta valletti assoldati dalla famiglia dello sposo che dovevano trasportare la torta, credendo che sia ora della festa, escono da una delle sale comunali che danno direttamente sui portici. Sono vestiti e truccati in stile goth-punk, ma quell'orgia di nero, borchie e catene non è niente rispetto alla torta.
Un enorme colata di panna e pan di spagna grigia compone un grattacielo in miniatura, per modo di dire, a trentasette piani e con degli inserti a led intermittenti a fungere da finestre. Sembrano frutti di bosco acidi. A ben vedere le luci a led compongono la parola AUGURI come una volta succedeva a Milano sul palazzo del Comune in via Melchiorre Gioia.
La torta è così terribile e smargiassa che tutti si distraggono, perfino Čapek e Maddalena.
Luca riesce a fuggire e fa l’occhiolino a Giacomo.
«Se ne va!» esclama Maddalena.
«Non importa, moglie mia, a Ibiza abbiamo una succursale, lo sai.»
Mirella inizia a considerare il fratello di Luca, ma ha il problema di liberarsi da Raffaella.
È Giacomo a superare l’impasse: «Il matrimonio è saltato, mi pare evidente. Ma ho da dire qualcosa. Raffaella, nessuno di noi due era quello che voleva sembrare. Mi pare ovvio. Però ti amo. Forse un giorno mi amerai anche tu, ma non credo di poter aspettare. La torta c’è. Gli invitati pure. E se accetterai di contrarre con me il vincolo matrimoniale, ti prometto che i tuoi dati verranno conservati gelosamente e che il patto con il Diavolo sarà condonato».
Alla parola "condono", il vecchio Scannadìo si frega le mani.
Čapek e Maddalena, stufi di tanta melassa, iniziano a svanire in una nuvola di fumo sulfureo. «Che noia. Andiamocene, Michal.»
Raffaella guarda Giacomo. Molla Mirella, poi dà un occhiata al cielo plumbeo. «Quando smetterà di piovere, sarò tua» dice solenne, incrociando le ali dietro la schiena.
E tutti applaudono.

In fondo al paese un cane guida, di nome Giuda, cerca senza successo un’area cani per fare i propri bisogni. Il poverino grugnisce disperato.

Fra i portici, un sottile raggio di un sole asfittico, molto cittadino, fa capolino sulle teste degli invitati.
Giacomo sorride.
Raffaella un po’ meno, ma alla fine sembra quasi felice.

FINE DELLA STRASTORIA! APPUNTAMENTO ALLA PROSSIMA EDIZIONE! 😉

Qui trovate la prima puntata del racconto:
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Qui la seconda:
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Qui la terza:
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Parole in gioco: StraStorie incontra OraZulu
Hybrid Edition per BookCity Milano 2022
Un format di narrazione condivisa di Valeria Ravera
Un gioco di parole di Guendalina Ravazzoni e Alessandra Gandini
Con Andrea Ferrari e Francesco Gallone
Incursioni di Oliviero Ponte di Pino
Illustrazioni di Guendalina Ravazzoni
In collaborazione con la libreria Covo della Ladra - Ladra di Libri
Appuntamenti in diretta streaming: 21 e 26 ottobre, 2 novembre, 11 novembre e 16 novembre, ore 18.30
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Illustrazione: "The Marriage of Heaven and Hell" di Keith Haring

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