martedì 20 ottobre 2020

L'incipit di "StraStorie 2020. Annie la giramondo" di Gino Cervi

Ecco a voi l'incipit di StraStorie 2020. Annie la giramondo scritto da Gino Cervi: buona lettura e via agli spunti su come continuare il racconto!

 

Guendalina Ravazzoni, Io vado

 

 

Perché mi va

di Gino Cervi

 

Boston, Massachusetts State House, 25 giugno 1894, ore 11

 

Perché lo faccio? Mi avete chiesto perché lo faccio? Perché mi va.

Vi basta? No? Non vi basta?

Allora vi dico che lo faccio per sfida.

Quale sfida? Voglio sfidare, e smentire, quelli che dicono che una donna non possa riuscire a fare tutto quello che fa un uomo. Seguitemi e ve lo dimostrerò: farò il giro del mondo in bicicletta e impiegherò meno di quindici mesi. E sarò la prima donna a farlo.


Come dite? Non sono mai andata prima in bicicletta? È vero: ma ho imparato in fretta, e il resto lo imparerò strada facendo. La bicicletta mi assomiglia. È essenziale, c’è solo quello che serve. Un telaio, due ruote, una sella, un manubrio. La semplicità della libertà. Le donne in bicicletta faranno la rivoluzione, vedrete.

Non sono allenata? Vero anche questo: ma secondo voi i pellegrini che da Canterbury s’incamminavano per Roma e la Terra Santa prima di partire si allenavano? Non credo proprio. Ecco, farò anch’io così.

Volete sapere come mi vestirò? Sono una donna e mi vestirò come una donna: questa è la gonna lunga e blu e poi, anche se non ve li posso far vedere, ho pure la sottoveste e il corsetto. E questa è la camicia a collo alto, con sopra il blazer. Guardate: mi metto in testa anche un cappellino di paglia. Sono abbastanza femminile? Va bene così?

 

No, che non ho paura di andare in giro da sola. So difendermi. Nel caso, ho questa. Il mio piccolo revolver. Non preoccupatevi: anche questo ha un tocco di femminilità, l’impugnatura di madreperla. Spero di non doverlo usare… Però, non si sa mai.

 

Il mio nome? Volete sapere il mio nome? Mi chiamo Annie Cohen. Sono nata in Lettonia, nel 1870. A quattro anni i miei genitori, Levi e Basha, sono emigrati qui e sono diventata cittadina americana. A diciott’anni ho sposato Simon Kopchovsky, il mio Max, venditore ambulante, anche lui ebreo come me, ma più devoto: va tutti i giorni in sinagoga e studia la Torah. Io ho meno tempo di lui. Abbiamo tre figli piccoli, e mi sono sempre occupata di loro. Però ho anch’io il mio lavoro: vendo spazi pubblicitari sui quotidiani di Boston. Me la cavo bene, sapete?

 

Conosco il valore della pubblicità che, come si dice?, è l’anima del commercio. No? Ecco. Proprio per amor di commercio, e dal momento che è molto più facile da ricordare, da oggi non chiamatemi più Annie Cohen o Annie Kopchovsky. Da oggi per voi sono Annie Londonderry. Come l’acqua minerale. La Londonderry Lithia Spring Water Company mi paga 100 dollari per attaccare un cartello con il suo marchio alla mia bicicletta. Lo faccio volentieri. Anzi, di più. Mi faccio chiamare come loro. Com’è che si potrebbe dire? “Brandizzo” me stessa, che c’è di male. Se bevete l’acqua minerale Londonderry, lo dico fin d’ora ai quattro venti, la vostra digestione sarà sempre perfetta e non vi verranno i reumatismi, la dispepsia, neanche il mal di cuore. Cura l’insonnia e la melanconia, e persino i colpi apoplettici. Non avete idea di quello che si farà tra qualche anno pur di fare pubblicità. Datemi retta: questo è niente ancora.

 

Dite che non mi basteranno 100 dollari per tutta la strada che devo fare? Certo che non mi possono bastare: ma so come fare, state tranquilli! Ne guadagnerò almeno 5000 in questi quindici mesi: lavorerò, venderò le mie foto autografate a quelli che incontrerò, scriverò per i giornali, mi farò pagare in incontri pubblici, come se fossero spettacoli teatrali, per raccontare la mia impresa. E la gente verrà ad ascoltare la mia storia, le mie avventure. Perché, ve lo assicuro fin d’ora, che il mio viaggio sarà straordinario e di cose da raccontarvi ne avrò a volontà.

Non posso fallire. Tra le mie gambe – sì, tra le mie gambe, cosa c’è da ridere? – ho questa meravigliosa macchina a pedali. Me l’ha costruita appositamente la Pope Manufacturing, che produce le migliori biciclette al mondo: è la Columbia Safety Bicycle, pesa un po’, 42 libbre, ma è solida ed è quello che ci vuole per un viaggio così lungo. Praticamente una bici indistruttibile.

Insomma, parto. Vi farò sapere giorno per giorno dove sono.

 

Vado in direzione ovest. Ci vediamo a Chicago tra una settimana. O forse tra un mese? Vedremo. Seguitemi, non vi deluderò.

 

*** 


ADESSO TOCCA A VOI: VIA AI SUGGERIMENTI PER LA SECONDA PUNTATA!
Ecco come inviare i vostri spunti a Gino su come continuare il suo racconto entro le ore 20 di martedì 27 ottobre:

postate i vostri suggerimenti durante le dirette su Facebook e Youtube;

oppure inviateci i vostri suggerimenti con tutta calma:

-  via mail a strastorie@gmail.com;

-  commentando i video della diretta YouTube e Facebook del Covo della Ladra;

-  inviando un messaggio Whatsapp al numero 348/7459627.


 

7 commenti:

  1. Ecco lo spunto ricevuto da Mirella:
    Annie Londonderry? Beh, ovviamente era una spia... è questo che il pronipote non sa, perché shhh, non poteva essere rivelato. Il suo viaggio in realtà seguiva un tragitto ben preciso dettato da interessi di stato e i messaggi che mandava preventivamente ai giornali per avvisare del suo arrivo, in realtà conteneva messaggi cifrati...

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  2. Ecco lo spunto ricevuto da Andrea:
    "Sono passati quattro giorni. Ad una media di 8 ore di pedale sulle 12 di veglia, ho percorso circa 353 miglia fino ad Allentown - Pennsylvania. Fino a qui tutto bene. Certo mi mancano le comodità della mia casa, ma una donna che bada alla famiglia come me e lavora, per giunta, non ha poi così tante comodità da sfoggiare. Ora però il mio copertone anteriore ha deciso di finire dritto dritto su un chiodo, capitato vattelapesca perché proprio sulla mia strada. Così sto entrando in città a spinta. Spero di trovare qualcuno che mi accomodi la foratura perché domani, signori e signore, domani è il grande giorno. Sono attesta alla prima conferenza stampa e non posso certo mancarla. Maledizione, eh sì anche noi donne imprechiamo, è per caso una goccia di pioggia quella che mi ha appena bagnato il naso? Sì. Una, due, tre, è un temporale. Eppure il mio calletto sopra al mignolino non mi ha avvisata. Uch, sto perdendo i colpi."

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  3. Ecco la suggestione ricevuta da Silvia:
    La bicicletta mi ricorda mio nonno. Era un ciclista. nel senso che aggiustava le biciclette. Ma non solo le aggiustava, le costruiva pezzo per pezzo. Nella sua officina, che ancora oggi conserva tutti i suoi attrezzi di lavoro, ogni mattina all'alba e fino sera, con mani sapienti e grande passione, forgiava ogni pezzo e creava le sue biciclette. Ci metteva anche il marchio con il suo nome! La sua officina era un luogo di incontri, di socialità, di storie che le persone del paese venivano a raccontare.
    si sedevano su uno sgabello che ancora conserviamo e mentre lui continuava a lavorare raccontavano vita e episodi di un piccolo paese di campagna.
    Venivano gli amici tutti i giorni, primo tra tutti Carlino, venivano i ragazzi per far riparare le gomme bucate o i freni rotti, venivano per chiedere la sostituzione delle bombole per cucinare, venivano anche per chiedere di aggiustare le lambrette. si occupava di ogni tipo di guasto, aggiustava tutto, non buttava via niente e si inventava strumenti che ti facilitano la vita. Mitica la sua pancera fatta con la camera d'aria di una bici
    Altro che la cintura gibot!
    ed era anche l'uomo più bello del paese. almeno così diceva a tutti mia nonna. lei che era piccolina, un pò grassottella con minuscoli occhietti blu aveva sposato l'uomo più bello di Casal Cermelli.

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  4. Ecco lo spunto di Oliviero:
    Alfred Jarry, che con il suo “Ubu re” ha inventato il teatro del Novecento, era un grandissimo fanatico della bicicletta e in una sua opera vedeva il ciclista come una specie di superuomo o di supermaschio. Chissà che Jarry, prima di scrivere, non avesse incontrato Annie Londonderry a Parigi…

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  5. Ecco la suggestione di Massimo
    Massimo ritiene che Annie Londonderry abbia fatto tanto per l’emancipazione femminile negli anni a venire, ma nel momento in cui era impegnata nella sua impresa non ne avesse la consapevolezza. Non aveva secondi fini, pensava solo a sé. Ed è bello ipotizzare che il suo viaggio non sia stato solo fisico, ma anche psicologico, e che lei, con il procedere delle tappe, dei luoghi e del mondo che incontrava, a mano a mano abbia imparato sempre di più a far valere se stessa e il proprio obiettivo, anche con le bugie e le avventure inventate, e che attraverso l’immaginazione si sia costruita un’identità adatta a portare a termine il suo incredibile viaggio.

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  6. Ecco lo spunto di Moncis:
    Sono arrivata a Chicago. La gonna mi impediva un po' nei movimenti, così visto che durante il percorso molta gente si interessava a me, sono riuscita a procurarmi il necessario e ho trasformato la gonna in un ampio pantalone. Ho fatto meno fatica.

    Mentre pedalavo cercavo di organizzare il percorso. Penso di voler raggiungere l'Europa. Mi piacerebbe tanto fare una sosta a Riga, la mia città natale che non conosco. Penso già all'accoglienza entusiastica che potrebbero riservarmi gli abitanti. Progetto impegnativo perché c'è tanta strada da percorrere e uno stretto da attraversare e naturalmente voglio farlo in sella alla mia bicicletta. Pedalare sull'acqua non mi è possibile, quindi devo cercare qualcuno che mi aiuti in questa impresa e che abbia qualche interesse a farlo. Devo pensare a qualcosa che lasci i miei ammiratori a bocca aperta, che catturi l'attenzione dei giornali, che riesca a far parlare di questo evento. Una mongolfiera, sì una mongolfiera andrebbe benissimo. Salgo a bordo in bici, mi sistemo, scendo a terra in bici. Un avvenimento spettacolare, una mongolfiera coloratissima che si riesca a vedere a lunga distanza. E a chi mi ha dato fiducia un rettangolo tra i vari tasselli colorati del mio pallone mobile con il suo nome bene in evidenza!

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  7. Ecco la suggestione di Rossana:
    Eccoli lì. Lei, la prima donna che fa il giro del mondo in bicicletta, lui l’ultimo uomo a combattere la boxe a mani nude. Lui, John S. Sullivan, primo campione dei pesi massimi dell’era moderna, lei la prima donna imprenditrice creatrice del marchio di sè stessa.
    Due innovatori che si passano il testimone, con tante cose in comune: le origini europee (Irlandesi per lui, Lettoni per lei), Boston, il ‘manubrio’ ( lei quello della bici, lui quello della forma dei baffi) e forse il mondo delle scommesse.
    John era avviato al seminario dalla mamma iper cattolica, in cuor suo votato a recitare in teatro, di fatto idraulico e lattoniere.
    Si fece attrarre dal ring ottagonale, rudimentale, tirato tra pali e corde, dove uomini a torso e mani nude ma coi calzoni lunghi, si affrontavano fino allo sfinimento, tra la folla osannante e scommettente. Lui, piccolo tra i grandi, ma leggero e scattante, protetto dai suoi scaramantici baffi a manubrio, già a 21 anni era il Duro di Boston, pronto a incontrare chiunque su e giù per gli Stati Uniti, seguito da frotte di accaniti scommettitori.
    Un uomo da record: 195 incontri in 238 giorni, in 136 città differenti, a 250 dollari a vittoria, spesi subito in donne e bevute, spesso con la polizia alle calcagna, persino tradotto al gabbio e liberato su cauzione. Una boxe al limite, non regolamentata, fonte di disordine sociale, vietata in Europa che portava a epilessie se non a peggio, quasi un gioco al massacro, eccitante, adrenalinico. Così percorreva l’America, e l’Europa, con il pubblico sempre ad attenderlo, con la stampa semrpe più attenta al fenomeno.
    Duro, testardo, resse decenni sul ring, attaccato per 10 anni al suo titolo di campione del mondo, sempre a mani nude, acclamato come l'uomo più forte del mondo. Era pur sempre il Duro di Boston.
    Al primo incontro della boxe moderna, regolamentata, legale, con i guantoni, lui non regge, non è la sua: a New Orleans il 7 settembre 1892 la prima sconfitta nella sua carriera, al 21° round il KO, per la seconda volta a tappeto nella vita, finisce col perdere il titolo mondiale.
    Si dice –ma è leggenda - che nel 1894, due anonimi ricchi uomini di Boston, forse non potendo più scommettere sugli incontri di Sullivan, scommisero 20.000 sterline che nessuna donna avrebbe potuto viaggiare per il mondo in bicicletta……..
    Si dice anche che Annie e John Lawrence, 12 anni più di lei, si fossero conosciuti molto prima che lui, ormai perdente quel 27 giugno vedesse quel manubrio, quella gonna, quei pedali partire sulle sue tracce sulle strade del mondo.

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