giovedì 15 giugno 2017

"Bacchetti gioca?" – 1. L'INCIPIT. "Non ho più tempo" di Gino Cervi


“Mandi Toni, no go tempo da perder stamatina. Ti go già dito. Passa settimana l'altra!”
“Mandi un'ostia, Lorenzutti! Son tre mesi che mi devi quei soldi! E adesso li tiri fuori. Tuti. Ora. No setimana l'altra”.
Sul piano del bancone, tra una pila di magliette spiegazzate e colorate e il registratore di cassa, Toni picchia forte il pugno. Proprio sul ciuffo di Adriano Panatta, che nella foto sottovetro del pianale sorride in una pubblicità delle Superga.
Un colpo di tosse. Poi un altro. E un altro ancora. Toni si piega in avanti senza riuscire a smettere. Convulsioni.
Lorenzutti si guarda in giro. Butta un occhio oltre la vetrina, sul marciapiede. A Udine è mattino presto, lui ha appena aperto il suo negozio di articoli sportivi e non è ancora entrato nessun cliente. Solo il Toni, che adesso sta dando gli ultimi colpi di tosse, il fazzoletto portato alla bocca, gli occhi di fuori.
“Vien dietro” gli dice il Lorenzutti.

Toni prende su una borsa che aveva appoggiato per terra, aggira il bancone e segue il Lorenzutti nel retrobottega.
“Non stai bene, Toni”.
“No sto ben perché ti no me paghi, sacramento! No sto ben perché mi vuoi fottere.”
“Non dir così, Toni, che ti ho sempre voluto bene... E adesso... quella tosse... mi fa pensar male.”
“Ti no ti devi pensar. Né ben né mal. Ti te mi devi pagar. Pagar. Capìstu?”
“Lo so, lo so. Ma te l'ho detto. L'affare è lungo, complicato...”
“Non c'è niente di complicato. Eravamo d'accordo. Il 15% del ricavo delle cessioni spetta a me. Del resto non m'interessa...”
“Ma non siamo riusciti ancora a chiudere tutti i contratti, Toni. Ci sono almeno una mezza dozzina di società in ballo. E una volta non c'è il presidente, e un'altra manca il contabile. Sai come funzionano 'ste società. Lo facciamo per passione, mica per i soldi... Guarda me che son qui la matina presto a lavorar nel negossio.”
“A mi no interessa un casso de quel che ti ga dito. Mi voio esser pagà. Adesso. Non ho tempo. No go più temp...”
Un altro colpo di tosse non gli lascia finire la frase. Una raffica di colpi. Toni è sconquassato. Porta ancora il fazzoletto alla bocca per provare ad arrestare quegli schianti, secchi, ripetuti. Si piega. Si abbassa e prende qualcosa dalla borsa.
Lorenzutti sbianca.
“No, Toni. No far cussì...”
“Varda che... so bon de... farlo...”
“Per l'amor di Dio, Toni...”
“Lassa star Dio, che no esiste gnanca. O almen no esiste par mi. So sempre sta' comunista, al contrario de ti, sacramento de un sagrestan falso. Cossa ti vol che me importi de Dio, de l'amor...” dice Toni con una pistola in pugno.
“Ti te xe mato, Toni, te xe mato...”.
“Mai stato più san de testa de incùo. Mi no esco de qui se prima ti no me paghi...”

 Dal retrobottega, un colpo. Secco. Non di tosse.
Toni rimette la pistola nella borsa. Esce dal retrobottega. Si ferma davanti al bancone e al primo cliente della mattina che ha sentito tutto e che lo guarda atterrito dice:
“Ciama la polissia che go copà el Lorenzutti”. 



***
Questo è l'incipit di Gino Cervi. A breve vi racconteremo chi era Antonio Bacchetti, il protagonista di questa edizione di StraStorie a Da vicino nessuno è normale, e perché la sua vita è stata come un romanzo.

LA STORIA CONTINUA... ASPETTIAMO I VOSTRI SUGGERIMENTI QUI E SU FACEBOOK.COM/STRASTORIE!

StraStorie. Interagisci con l’autore mentre scrive e contribuisci al processo creativo
“Bacchetti gioca?” Vita vera e immaginaria di un calciatore fuori dalle regole
Un progetto di Valeria Ravera
Con Gino Cervi, Oliviero Ponte Di Pino e ospiti a sorpresa
Musiche di Alessandro Arbuzzi
Illustrazione di Guendalina Ravazzoni


facebook.com/strastorie
#StraStorie #Bacchettigioca #dvnnm17 #davicino21

6 commenti:

  1. Era una piccola stanza, quadrata, senza finestre,il muro crepato;c'era un odore acre,un misto di sudore e di vecchio.Toni si trovava nella cella provvisoria del carcere di Udine portato lì da un gruppo,numeroso,di carabinieri armato fino ai denti allarmati da una chiamata che denunciava in pieno centro,la presenza di un uomo armato.Quell'uomo altri non era che toni Bacchetti il grande calciatore ma anche il partigiano.L'uomo che piaceva alle donne ed agli amanti del calcio.L'uomo,che dopo la guerra aveva ripreso a calciare la palla osannato dai tifosi che lo chiamavano affettuosamente tonigol. Quanti bei ricordi gli scorrevano davanti in quel momento se ne ricordava uno in particolare...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Freepier! Quanti bei ricordi... e quante possibili storie!

      Elimina
  2. Tirare, sparare, segnare, colpire .....
    L'importane è non sbagliare, bisogna centrare
    Come quella notte sui bricchi, un freddo becco, solo il fumo che usciva dalla bocca era caldo, come la rabbia che provoca l'ingiustizia
    Tirare, sparare, segnare, colpire .... Boom

    Laura

    RispondiElimina
  3. Un colpo di tosse ancor più violento, e Toni si sveglia.
    Ormai non gli riesce quasi più di dormire e, quando lo fa, gli incubi lo tormentano.
    Eppure c'era un tempo in cui la vita era un sogno a occhi aperti, e gli bastava correre dando calci al pallone per essere felice.

    Luca

    RispondiElimina
  4. Toni rimane un attimo immobile, Poi, con la sua borsa con dentro la pistola ancora fumante, gira intorno al bancone ed esce dal negozio come se niente fosse. Sulla strada, si guarda intorno. Davvero è arrivato fino a quel punto? "No, non son stato io, mi son confuso” si dice. "L'attimo di gloria, quello cercavo, il gesto eclatante. Se dico che sono stato io, ho pensato, parleranno di nuovo tutti di me, come se avessi fatto gol, come se avessi preso la palla là, a centrocampo, e via, tagliare tutto il campo e arrivare davanti al portiere, più veloce di tutti. Ho detto che ero stato io perché qualcuno ancora mi ascoltasse." Ma sa che non andrà così. Stavolta non ci sono giustificazioni. Non è più dalla parte dei giusti.
    Paola

    RispondiElimina
  5. Commento ricevuto da Graziella su strastorie@gmail.com

    Chiama la polizia! Casso cosa go fato?
    Lorenzutti... Ma dove sono? Sono in un negozio. Sono solo. La pistola, ma perché ho una pistola? Una pistola l'ho avuta, ma erano altri tempi! Ero in montagna. Era la guerra... E adesso, cosa faccio qua? Ah, sì, dovevo riscuotere! Ah, i soldi e mi piacciono i soldi, mi piace la vita spericolata! Ma non sparo io. Io scopro talenti e nel mio mestiere son bravo, ma proprio bravo! Qui, in Friuli ce ne sono di ragazzi che ci san fare con il pallone. Non aveva i soldi, il Lorenzutti...Bang! Ma io lo faccio per passione, mica per i soldi... I ragazzi, i miei ragazzi non sono solo merce, mica me li possono trattare così... devono crescere, devono maturare, devono sapere per tempo dove andare, lasciano la famiglia, lasciano...E si finisce a parlare solo di soldi...
    E' stato un incubo, Toni, solo un incubo.... Vai o Cammello, vai e segna...

    RispondiElimina