martedì 30 ottobre 2018

La seconda puntata di StraStorie Audio Edition

"Non è tutto qui" – seconda puntata
di Francesco Gungui


Illustrazione di Guendalina Ravazzoni



La medium mi fissa per qualche secondo dopo che le ho fatto la mia domanda. Nella sua espressione c’è una serenità alla quale non sono abituata e che mi spinge a riconsiderare quello che ho chiesto come se non fosse poi così importante. C’è qualcosa che dovrei sapere adesso del mio futuro? L’eco della domanda si ripete nella mia mente affievolendosi, fin quando la donna apre il quaderno che ha sulle ginocchia, un vecchio quaderno con la copertina nera di cuoio, e impugna la penna.
“Va bene” dice semplicemente. “Vediamo.”
Poi comincia a scrivere.
La sua mano scorre veloce, una velocità che ricorda quella di un’abile dattilografa, con la differenza che qui non c’è nessuno a dettare. O meglio, a sentire lei, qualcuno c’è, quello spirito con il quale è in comunicazione da tanti anni. Trascorrono così lunghi minuti durante i quali si alternano in me curiosità, paura e diffidenza. Sono curiosa di sapere cosa ha scritto, ho paura di scoprire qualche verità sul mio futuro che potrebbe ferirmi, cerco di essere diffidente quanto basta per mantenere il controllo su questa situazione, ridimensionando in parte la mia attesa.
Il profumo dei fiori che ho portato si è nel frattempo diffuso nella stanza, un odore intenso, dolce, immagino delle scie colorate che partono dai petali e si diramano nell’ambiente. Ogni tanto la medium si ferma, si massaggia la mano, sospira e poi ricomincia a scrivere.
“Ecco fatto” dice a un certo punto. Fa un lungo respiro e poggia la stilografica sul tavolino di legno in mezzo a noi. “Leggo?”
Annuisco.
“Vediamo un po’” continua la medium. “Così poi lei mi dice se si ritrova.”
“Va bene.”
Quindi, comincia.
“Prima di rispondere alla domanda della donna, mi sembra utile definire meglio la sua situazione. Lei è sicuramente preoccupata, al punto di porre un quesito volutamente vago, quasi volesse rinunciare alla responsabilità di scegliere, di capire cosa è prioritario per lei in questo momento. Ecco, questo è un aspetto su cui la invito a riflettere, perché sebbene nella mia posizione mi sia dato di vedere molto più di ciò che gli umani vedono, anche per uno spirito come me, e la parola spirito è un’utile approssimazione per comprenderci, l’orizzonte è uno spazio che soprattutto si estende in tutte le direzioni, a trecentosessanta gradi. Essenziale dunque è stabilire, al limite anche azzardare, facendo ricorso all’intuizione, un punto di vista. E qui, pare che la donna finga di non conoscere la vera domanda che la anima, che riguarda tanto i sentimenti del marito nei suoi confronti, quanto i suoi. Lei si sente confusa, e questa confusione è amplificata dal timore di ascoltare il suo sé più profondo, che pur da tempo, forse da sempre, bussa frequentemente alla porta della sua anima, se così la vogliamo definire. La invito dunque ad ascoltarsi, a dare fiducia ai suoi pensieri, non tanto perché il pensiero sia di per sé uno strumento infallibile, quanto perché le domande che non ha posto a me le potrà porre con schiettezza a se stessa, ottenendo una verità che le pare ovvia ma che qui, per ragioni che io credo lei comprenda, non le pare opportuno rivelare. Lei e il marito hanno sicuramente fatto scelte che hanno messo a repentaglio la loro relazione, al punto da spingerla a valutare la separazione come l’unico possibile esito. Per quel che mi è dato di vedere, tuttavia, la coppia è destinata a durare a lungo, sia pure con differenze marcate che porteranno i due, in un tempo che ora non ho modo di definire con precisione, alla consapevolezza di aver vissuto solo in parte la vita che volevano, ma di aver avuto ugualmente grandi soddisfazioni. Ciò che conforta questa visione del futuro deriva inoltre da un’altra fondamentale circostanza della quale la donna è consapevole e che la spingerà, in tempi brevi, a interrompere una relazione che pure in questi mesi è stata molto significativa. La donna è di certo una madre amorevole e responsabile, forse fin troppo, ed è ciò che lei a volte pensa di sé, perché è possibile che in lei la maternità, il rapporto d’amore col figlio abbia sostituito di fatto quella priorità che in passato aveva riservato al marito. Ed è proprio l’esperienza gratificante di questo sentimento materno che la indurrà a fare una scelta molto forte, a tratti dolorosa, per via del sacrificio che comporta, ma della quale, e questo lo posso dire con certezza, sarà poi pienamente soddisfatta.”
La medium solleva per un istante lo sguardo dal quaderno. Io non muovo un muscolo, ipnotizzata dal suo incedere cantilenante.
“Veniamo dunque al figlio” continua. “E a questa sensibilità che tanto la preoccupa. Qui mi è dato di vedere qualcosa di più definito, per via delle caratteristiche proprie di questa sensibilità, parola che sarà poi opportuno ridefinire con maggior precisione. Il figlio ha un dono, e la scelta del termine è voluta, che gli deriva da più vite precedenti nelle quali, pur non avendo mai conquistato la fama e la notorietà, che per altro non desidera e non ha mai desiderato, ha avuto modo di aiutare tante persone, fisicamente, salvando molte vite, e poi, in ere più recenti, spiritualmente. Com’è naturale, questo dono lo pone ora, per via della sua giovane età, in una posizione di svantaggio, proprio perché non ha modo di esprimerlo, specialmente nelle relazioni con gli altri individui, che a oggi appaiono ai suoi occhi al pari di un temporale o di una giornata di sole, e mi spiace qui non poter precisare meglio questo paragone che tuttavia il bambino coglierebbe. La donna può certamente aiutarlo, anche se ciò comporta l’andare contro molte delle regole del vivere comune e anche contro suo marito, che per natura è invece incline a un’obbedienza estranea in questo caso sia a lei che al figlio. Si lasci dunque guidare dallo spirito antico del figlio e, soprattutto, lo conduca il più spesso possibile in mezzo alla natura. Sarà sorpresa di notare come in quel contesto le visioni del bambino appariranno chiare e precise. In conclusione, e per rispondere alla domanda della donna: c’è qualcosa che dovrebbe sapere adesso del futuro? Ebbene sì, c’è, come in parte le ho rivelato e sono certo che lei comprenderà ciò che le mie parole non hanno esplicitato.”
La medium chiude il quaderno e mi guarda. “Com’è andata?” mi chiede.
“Bene” rispondo. “Abbastanza bene.”
“No, sia sincera. Si è ritrovata o no in queste parole? Io non so quello che scrivo, mi limito a fare da tramite, quindi mi può dire solo lei se ciò che ha sentito corrisponde a verità.”
“Sì, indubbiamente sì e…”
Mi trema la voce. Mi accorgo che ho le lacrime agli occhi, che scoppierei a piangere se andassi avanti a parlare. Così mi fermo. La medium mi rivolge un sorriso comprensivo e incoraggiante.
“Non credo che adesso sarò in grado di aggiungere altro. Ho bisogno di riflettere su tutto.”
“Certo, è naturale.”
Ci guardiamo in silenzio. E ho come l’impressione che lei mi debba dire qualcosa.
“Non è tutto qui, vero?” mi chiede.
Spalanco gli occhi e per un attimo mi manca il respiro. Stringo le labbra, annuisco piano.
“Lo sapevo. Conosce l’Hanakotoba?”
“No.”
La medium si alza, prende il mazzo di fiori e lo dispone sul tavolino in mezzo a noi.
“L’Hanakotoba è il linguaggio dei fiori secondo l’antica tradizione giapponese, e io me ne servo al pari di altre discipline.”
Quello che accade nei minuti seguenti è molto meno straordinario dell’idea di uno spirito che ti racconta, tramite una donna che scrive su un quaderno, il tuo futuro. Ma in qualche modo, che ancora non so definire, intuisco la sottile connessione che esiste tra questi fiori, lo spirito dell’aldilà e la lettura dei chakra. E riconosco quindi, nelle parole che la medium mi rivolge dopo aver terminato questa diversa lettura, l’ultima parte della risposta alla mia domanda.
Quando ci salutiamo sulla porta, a stento riesco a reggermi sulle gambe. Le porgo la busta con i soldi, le stringo la mano e scendo barcollando le scale.
Fuori dal portone, lui già mi attende, ha l’espressione preoccupata, il viso tirato dall’ansia. Mi viene incontro e trattiene evidentemente l’impulso di abbracciarmi stringendomi un braccio.
“Cosa ti ha detto?”
“È finita, Marco, è finita.”


***


ADESSO TOCCA A VOI: VIA AI SUGGERIMENTI PER LA TERZA PUNTATA!

Potete inviare i vostri spunti a Francesco su come continuare il suo racconto entro le ore 18 del 2 novembre 2018, commentando questo post, su www.strastorie.it o via mail a strastorie@gmail.com. Scrivete con noi!

Audible Academy presenta
▬ StraStorie Audio Edition ▬
Una storia tutta da ascoltare
Un racconto scritto con i lettori

Con Francesco Gungui
Conduce Oliviero Ponte Di Pino
Un format di narrazione condivisa di Valeria Ravera
Versione audio a cura di Oliviero Ponte Di Pino e Valeria Ravera
Illustrazioni di Guendalina Ravazzoni
In collaborazione con Fonderia Mercury
nell'ambito di BookCity Milano
Ospiti: Alessandro Beretta, Piero Colaprico, Carmen Covito

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6 commenti:

  1. Ieri, nell'incontro dal vivo alla Fonderia Mercury, Piero Colaprico ha dato alcuni spunti a Francesco Gungui per il prosieguo del suo racconto. Il primo è rispondere a una domanda: chi è Marco, l'uomo che compare sul finale della seconda puntata? Piero suggerisce che Marco possa essere Don Marco, un prete, e che quindi la sua presenza nella vita di Valeria, la protagonista, complichi ulteriormente il quadro e apra nuovi scenari. Secondo Piero, inoltre, è importante che a questo punto della storia il personaggio di Valeria si riveli di più e che ciò che la tormenta venga esplicitato.

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  2. Sempre nell'incontro dal vivo, è arrivato un altro spunto per Francesco. Giulia suggerisce di approfondire la personalità di Valeria capendo il perché sia andata da una medium. Si sente sola o è sola, come è emerso ieri? O ha origini birmane, luogo dove si consultano i saggi per capire il da farsi della propria vita? Andare da una medium non è pratica comune, quindi forse capire il suo background o il suo mondo, farebbe immedesimare di più.

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  3. Ecco lo spunto postato da Miriam su Facebook:
    Valeria va dalla medium perché la terapia di coppia che ha sperimentato per tentare di salvare il rapporto con il marito non ha avuto un esito positivo e perché Marco, suo vecchio amico e da poco amante, è da sempre interessato all'esoterismo e gliel'ha proposto come ultima speranza di chiarire la confusione che la opprime. Valeria ha un paio di buone amiche, a cui non ha parlato di questo tentativo, perché sicura della loro reazione diffidente. È turbata da quanto le ha detto la medium, ma, al di là della correttezza dell'analisi fatta, percepisce una forzatura, come se qualcuno volesse obbligarla a prendere la decisione di lasciare Marco, cosa di cui non è del tutto convinta. Così dice "è finita" più per convincere se stessa che per lasciare davvero Marco, che si sente frustrato per averle consigliato qualcosa che si è ritorta contro di lui. Valeria è Marco ne parlano a lungo e si lasciano ripromettendosi di pensarci ancora. La visita dalla medium rischia di avere un impatto sulla vita di Valeria superiore a quanto lei aveva immaginato e le mette in moto anche molte riflessioni (e paure) riguardanti suo figlio.

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  4. Ecco lo spunto ricevuto via mail da Graziella:

    Il responso.

    È finita, Marco. È proprio finita. Sai cosa devo dirti? Sei un cialtrone, un medium improvvisato... Come psicologo poi! Mi hai preso in giro, mi hai fatto credere in un futuro che volevi fosse il tuo futuro. Mi hai predetto cose che tu volevi avvenissero... Questa signora che ho incontrato è una medium. Ha subito catturato la mia fiducia, ho capito che valeva la pena provare...E lo spirito che le guidava la mano sai cosa ha visto nel mio futuro? Ha visto che con Fabio non è tutto finito....
    Tornata a casa, si prepara una tisana e davanti alla tazza fumante e profumatissima medita.
    Devo prendermi un periodo per riflettere. Non voglio rimanere qui, voglio cambiare aria, voglio andare lontano, vivere a contatto con la natura. Se non ricordo male ho un amica in Scandinavia. Ci siamo un po' perse, ma più volte mi ha chiesto di andare a trovarla. È giunto il momento. Porterò con me anche Nicolò. Chissà nei boschi della Scandinavia, tra echi di antiche leggende....
    Le telefonerò.

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  5. Ciao, sono Paola, ecco come continuerei:

    Le parole dello spirito, il dono di Nicolò, la natura, l'Hanakotoba, i fiori, il loro messaggio... È come se nella mia memoria all'improvviso si fosse aperto un cassettino, con fatica, con un cigolio e da quel cassettino esco io bambina, forse a sette o otto anni, che cammino da sola fra gli alberi. Non so dove sono, ma non ho paura. Gli alberi mi parlano, mi dicono che non devo temere il mio dono, la capacità di comunicare con i fili d'erba, i fiori di campo e le querce secolari. Mi raccontano di vite passate e future, di quello che è accaduto e accadrà, di cose che non comprendo eppure mi risuonano dentro come se facessero parte di me. Mi avvicino a un albero, non lo so riconoscere ma ne accarezzo il tronco e lo abbraccio. È ruvido e caldo. Vivo. Poi sento delle urla, mi volto, papà e mamma mi corrono incontro, hanno paura, lo capisco dalle loro facce. La mamma mi abbraccia, mi stringe forte, mormora "Ti avevamo persa..." E, all'improvviso, sul suo volto lo spavento è rimpiazzato dalla rabbia e si mette a gridare: "Non devi farlo mai più, mai più!" Guardo l'albero, l'erba, i fiori e penso che devo smettere di ascoltarli. La mamma non vuole. E io non posso farla soffrire. Devo smetterla.
    È questo il dono di Nicolò. Un dono che non ha un nome. E sono stata io a trasmetterglielo.

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  6. Ecco lo spunto postato da Laura su Facebook:
    “Mamma, mamma... sei tornata!! Perché ci hai messo così tanto...”
    “Si amore, mamma è tornata” disse cercando di trattenere le lacrime.
    “Ma tu come mai sei a casa, dovresti essere a scuola!”
    “Lui è tornato mamma... e questa volta dice che non se ne vuole andare. Ho tanta paura mamma.”

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